Se nel resto d’Italia la sconfitta è stata netta, in Sicilia due vittorie ritarderanno, paradossalmente, il rinnovamento di questo partito. La vecchia guardia del PD – quella che ha portato la Regione siciliana al collasso finanziario con il Governo Crocetta – ha scoperto con inciuciandosi con il centrodestra può tirare a campare per un altro po’ di tempo. Altro che umiltà come predica Pino Apprendi…
Forse l’analisi più realista sulla stato del PD è di un esponente del vecchio Pci siciliani che ha attraversato tutte le fasi travagliate di questo partito, dalla fine degli anni ’80 del secolo passato fino ad oggi, Pino Apprendi:
“Tardi, ma stiamo cominciando a capire. Le elezioni politiche hanno messo il sigillo al fatto che non siamo più identificati come partito di massa, né dai ceti medi, né dai poveri. Non ci hanno votato perché siamo stati identificati come un ibrido, sia per come abbiamo governato in Italia che per i risultati conseguiti in Sicilia”.
Una critica, nemmeno troppo velata, al Governo Renzi, al Governo Gentiloni e, in Sicilia, al Governo di Rosario Crocetta.
“LeU (Liberi e Uguali di Piero Grasso ndr) – prosegue Apprendi – non è riuscito ad attrarre il malcontento degli elettori del PD , è sembrato come se si stesse combattendo una battaglia per la sopravvivenza di un gruppo dirigente e, purtroppo, così è stato. Aspetteremo Epifani, in Sicilia, per occuparsi dei problemi del territorio”.
Come dargli torto? Il soggetto politico ‘capitanato’ da Piero Grasso si è presentato, all’inizio, come un’alternativa al PD. Ma quando è arrivato il momento della composizione delle liste per le elezioni politiche nazionali dello scorso marzo si è scoperto che Liberi e Uguali era solo un contenitore privo di contenuti politici innovatori che aveva il solo compito di portare o riportare a Roma il vecchio ceto politico di PD e gli esponenti della ‘presunta’ sinistra a sinistra del PD: operazione squallida che ha squalificato questo soggetto politico.
E il futuro della sinistra italiana? “Adesso – scrive Apprendi – si deve ricominciare. Chi può presentarsi che non sia riconducibile alle sonore sconfitte accumulate? Chi potrà elaborare programmi che, nel tempo, facciano riavvicinare chi ha voglia di fare politica di contenuti, con proposte chiare e credibili? Prima o poi il populismo lascerà il posto alla ragione, anche se ciò non avverrà a breve scadenza. Umiltà dovrà essere imperativo per tutti”.
Se nel resto d’Italia la sconfitta del PD è chiarissima, in Sicilia, a creare ulteriore confusione sono i risultati di Trapani e Siracusa.
A Trapani un esponente della vecchia sinistra siciliana, Giacomo Tranchida, è stato eletto sindaco grazie a un inciucio con il centrodestra. la stessa cosa è avvenuta a Siracusa, dove un inciucio con una parte del centrodestra ha ‘incoronato’ sindaco un altro esponente della vecchia sinistra: Francesco Italia.
A Trapani e Siracusa si aggiunge il Comune di Palermo – altra amministrazione comunale di centrosinistra – ormai esempio senza pari di sfascio amministrativo e politico, città nella quale l’affarismo ‘appaltista’ si coniuga con una spaventosa crisi finanziaria.
Paradossalmente, proprio nella Regione italiana dove il PD ha dato il peggio di sé (il riferimento è al disastroso Governo regionale di Rosario Crocetta-PD, protagonista di due ‘Patti scellerati’ che hanno dissanguato le finanze della Regione, determinando la crisi finanziaria che ancora oggi ha effetti gravissimi), lo stesso Partito Democratico conquista due Comuni importanti come Trapani e Siracusa.
Il segnale che viene fuori da queste due vittorie disgraziate è che, là dove il PD siciliano, invece di rigenerarsi mandando a casa l’attuale classe dirigente, si inciucia con il centrodestra vince.
Che bisogno c’è, allora, di rinnovarsi? Perché mandare a casa i vari Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo e tutti i nuovi entrati di selezione renziana (ben nove deputati regionali su undici!)?
Se con gli accordi con il centrodestra si tira a campare perché rinnovarsi? Perché cambiare?
Basta trovare gli inciuci giusti. E i giusti accorgimenti. per esempio, fare sparire il simbolo del PD, perché appena gli elettori lo vedono cambiano strada. Certo, Enzo Bianco, a Catania, ha fatto così. Ma all’ombra dell’Etna, ‘purtroppo’, non c’era la possibilità di un inciucio con il centrodestra che, da solo, per vincere, ne aveva con le coffe.
Volendo, a Palermo ha funzionato: simbolo del PD fatto sparire, lo spoglio delle schede alla ‘palermitana’, come gli anelletti: sì, si può fare.
Via, per altri cinque anni si può tirare a campare alla faccia dei rinnovatori. Chissà, magari si fa anche qualche inciucio per le elezioni europee del prossimo anno…
Foto tratta da formiche.net
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