Il ‘caso’ Ragusa è emblematico di una sofferenza che riguarda la gestione dell’acqua per irrigazione in tutta la Sicilia. La vecchia politica siciliana ha fatto promesse elettorali. Ma ora non ha i soldi per mantenerle. Così dovrebbero pagare gli agricoltori con canoni idrici alle stelle. E se fosse anche una manovra per far fallire tante aziende agricole in difficoltà?
Da quanto si capisce, supponiamo dopo le elezioni amministrative del 10 giugno, in Sicilia dovrebbe scoppiare il ‘bubbone’ dei Consorzi di bonifica.
Noi ci siamo occupati di tale argomento nelle settimane precedenti le elezioni regionali siciliane (QUI TROVATE I NOSTRI ARTICOLI DELLO SCORSO ANNO). Precisamente nei primi giorni di ottobre, quando è stata varata – almeno sulla carta – la ‘riforma’ dei Consorzi di bonifica che, da undici, sono diventati due: uno per la Sicilia orientale e uno per la Sicilia occidentale.
Che cosa sia successo da allora ad oggi non lo sappiamo. Ma sappiamo che la Regione siciliana, in condizioni finanziarie critiche, vorrebbe scaricare il costo del personale dei Consorzi di bonifica sugli agricoltori, aumentando a dismisura i canoni idrici, ovvero il costo per l’acqua utilizzata per irrigare i campi.
Un anno fa si parlava di aumenti del 400% dei canoni idrici a spese degli agricoltori siciliani. Ora – lo ribadiamo – a parte le polemiche sui dipendenti del Consorzio di bonifica di Ragusa, senza stipendio da un anno, a noi sembra che il caos, in questo settore, sia dietro l’angolo. (ma c’è ancora il Consorzio di bonifica di Ragusa? la riforma è partita o no? gli 11 Consorzi di bonifica siciliani sono ancora commissariati e operano?).
Quello che abbiamo capito è che, prima delle elezioni regionali e prima delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo sono state fatte delle promesse. La cosa non ci stupisce, perché la vecchia politica siciliana i voti li raccoglie con le promesse.
Il problema è che nel passato c’erano i soldi e le promesse di natura clientelare, bene o male, venivano mantenute. Oggi, la Regione siciliana, dopo i nove anni di Governi regionali di centrosinistra – prima con Raffaele Lombardo e poi con Rosario Crocetta, si trova in una condizione di default non dichiarato.
Il dissesto non viene dichiarato perché viene nascosto. E viene nascosto iscrivendo in Bilancio entrate che non ci sono e riducendo i pagamenti “a chi piglio piglio”.
I Consorzi di bonifica sono uno dei tanti esempi di soggetti che dipendono dalla spesa pubblica regionale che sono stati ‘definanziati’ (parola elegante, ricercata e ‘colta’ per non scrivere che sono stati lasciati senza soldi!).
Nelle stesse condizioni dei Consorzi di bonifica si trovano le Province e gli enti provinciali, tantissimi Comuni e gli enti comunali, gli enti regionali e quasi tutte le società partecipate da Regione, Comuni e Province e tanti altri soggetti ancora.
La particolarità dei Consorzi di bonifica sta nel fatto che dovrebbero essere enti al servizio degli agricoltori con poco personale.
Invece la politica regionale, negli anni passati, ha riempito i Consorzi di bonifica di personale che, oggi, serve a poco o nulla.
Per carità, quando la Regione aveva risorse, occuparsi delle strade interpoderali era giusto. Ma in una Sicilia dove le autostrade e le strade a scorrimento veloce cadono a pezzi e dove i lavori per realizzarle e per aggiustarle durano decenni perché le imprese debbono lucrarci e dove le strade provinciali sono abbandonate dove sarebbero i soldi per le strade interpoderali?
I Consorzi di bonifica si dovrebbero occupare di bonifiche. Per ‘bonificare’ che cosa se ci troviamo nella ‘bolla sahariana’, in piena siccità? Certo, si potrebbero occupare della siccità, ma i soldi dove sono?
In più – cosa che ha scoperto l’ex assessore regionale-commissario, Alessandro Baccei: e di questo bisogna dargliene atto – i Consorzi di bonifica, a quanto pare per oltre un decennio, non portavano la contabilità al Parlamento siciliano.
A quanto si è scoperto, ogni anno, quando c’era da approvare Bilancio e Finanziaria, presentavano le richieste direttamente all’assessore di turno e alla commissione Bilancio e Finanze dell’Ars.
“Quant’è ‘u dannu?“, si racconta chiedessero ogni anno i politici ai ‘capi’ dei Consorzi di bonifica. Questi ultimi mettevano nero su bianco la cifra, la commissione Bilancio e Finanze acquisiva, il Governo regionale annuiva e l’Assemblea regionale siciliana approvava. E ‘Pantalone’ pagava.
Baccei si è impuntato. Ha impiegato sei mesi per farsi portare le ‘carte’. E ha scoperto non solo assenza di contabilità, ma anche presenza di dirigenti e persino di dirigenti generali!
Che cosa ci fa un dirigente generale in una struttura che deve erogare l’acqua agli agricoltori? Per portarsi a casa, ogni mese, un mega stipendio?
Fino a quando pagava la politica, bene. Poi il Governo Renzi ha ‘definanziato’ la Regione siciliana con l’avallo del Governo Crocetta-PD. E l’ex assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici, poco prima del voto ha varato la ‘riforma’ dei Consorzi di bonifica.
Attenzione: la vecchia politica siciliana ha vinto le elezioni regionali dello scorso anno anche grazie alla finta riforma dei Consorzi di bonifica. In una regiona nella quale il 51% degli elettori non va a votare, 2 mila dipendenti più le famiglie sono voti!
Promesse alle elezioni regionali dello scorso anno, promesse alle recenti elezioni politiche dello scorso marzo. E oggi? Il 10 giugno si vota in oltre 100 Comuni siciliani e, con molta probabilità, le proteste di questi giorni sono un ‘avvertimento’ alla vecchia politica che oggi governa la Sicilia:
“Cam’am’a fari?“.
Insomma, qualcuno il conto dei Consorzi di bonifica lo dovrebbe pagare. E la politica lo vorrebbe fare pagare agli agricoltori siciliani, imponendogli uno spaventoso aumento del costo dell’acqua per irrigare.
Il problema è che l’agricoltura siciliana è in crisi. Proprio ieri abbiamo raccontato dell’arrivo di navi cariche di grano duro estero – peraltro senza alcun controllo – con l’obiettivo di tenere basso il prezzo del grano duro siciliano (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
Semplificando, gli agricoltori siciliani dovrebbero acquistare l’acqua a prezzi elevati per produrre prodotti che vendono con difficoltà a prezzi stracciati, o che non riescono a vendere.
E dovrebbero acquistare l’acqua per l’irrigazione a prezzi stratosferici per pagare gli stipendi ai dipendenti dei Consorzi di bonifica, dirigenti e ‘dirigenti generali’ compresi.
Non più i Consorzi di bonifica a servizio dell’agricoltura, ma i soldi degli agricoltori ‘a servizio’ dei dipendenti dei Consorzi di bonifica. Un po’ troppo, no?
In tutto questo, la ‘regionalizzazione’ dei Consorzi di bonifica è stata voluta dalla politica negli anni in cui alla Regione siciliana non mancavano soldi.
Oggi gli stessi agricoltori si potrebbero organizzare tra loro per l’irrigazione, riducendo del 90% i costi, non certo aumentandoli del 400-500%!
Che dire, infine?
Che, forse, bisognerebbe verificare e capire se tutto quello che sta succedendo abbia un fine: per esempio, la ‘botta’ in testa finale a molte aziende agricole siciliane già in crisi, per costringere gli agricoltori a vendere tutto per quattro soldi.
Siamo visionari? Ce lo auguriamo…
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