La battaglia per liberare l’Italia dal grano duro estero che finisce sulle nostre tavole sotto forma di pasta, pane, pizze, farine, dolci e via continuando è ancora lunga. Noi proviamo a monitorare Puglia e Sicilia, dove è in corso una vera e propria ‘invasione’ di grano duro. Nessuno controlla l’origine e l’eventuale presenza di contaminanti. Che fare?
Mentre fino ad oggi risulta praticamente impossibile sapere con esattezza quante navi cariche di grano estero arrivano in Sicilia, qualche notizia precisa arriva, invece, dalla Puglia, dove GranoSalus – l’associazione che raccoglie consumatori e produttori di grano duro – è riuscita a monitorare gli arrivi delle navi cariche di grano. Definire la situazione inquietante è poco. Vediamo di che si tratta.
“Gli industriali – leggiamo in un articolo pubblicato dal sito di GranoSalus – dicono che valorizzeranno il grano duro italiano. Casillo sottoscrive ogni giorno accordi di filiera con Coldiretti. Ma se è così che fine fa tutto il grano duro che arriva in ogni porto della Puglia? In questa ultima settimana, ad esempio, abbiamo contato ben cinque navi cariche di grano! Navi arrivate dalla Moldavia, dalla Francia, dall’Ucraina e dall’Australia”.
Il gruppo Casillo, per la cronaca, è il più grande importatore di grano d’Italia. I contratti di filiera favoriscono solo i produttori di pasta, violano la concorrenza e sono un rischio per la salute, come abbiamo più volte illustrato (QUI UN ARTICOLO SUI CONTRATTI DI FILIERA).
L’aspetto inquietante si condensa in due domande.
La prima domanda la pone GranoSalus:
“Che fine fa tutto il grano duro che arriva in ogni porto della Puglia?”.
E’ evidente che, se arriva in Italia, nella Regione con la più alta concentrazione di molini (cioè in Puglia), finisce sulle nostre tavole sotto forma di pasta, pane, pizze, dolci e via continuando. E finisce su tutte le tavole italiane, perché il grano duro molito in Puglia arriva in tutto il nostro Paese.
Alla luce di un fatto ovvio la seconda domanda è altrettanto ovvia: che grano duro arriva in Italia con le navi? Di questo sappiamo poco o nulla, perché non è detto che una nave che arriva, ad esempio, dalla Francia trasporti grano duro francese.
Sarebbero necessarie le analisi: intanto per valutarne la salubrità; e poi anche l’esame del DNA, per conoscere la varietà di grano duro trasportata e, se è possibile, verificare dove è stata coltivata.
Vediamo quanto grano duro è arrivato in Puglia nell’ultima settimana:
“Nel porto di Bari – leggiamo nel sito di GranoSalus – sono arrivate tre navi. Il nome della prima nave è Able, una General Cargo battente bandiera panamense proveniente dalla Moldavia, IMO 9001136. Questa nave è arrivata a Bari il 25 maggio alle ore 11.05 ed ha un carico di quasi 5 mila tonnellate di grano duro destinato al gruppo Casillo. L’agenzia è la Spamat”.
“La seconda nave – prosegue l’articolo – batte bandiera delle isole Bahamas, si chiama Roztocze – (IMO 9346835) trasporta 24 mila tonnellate di grano duro e proviene da Rouen, cittadina francese della Normandia. E’ arrivata a Bari il 29 maggio alle 13,34. L’agenzia, anche in questo caso, è la Spamat. Il carico è destinato al gruppo Casillo”.
“Il nome della terza nave in arrivo nei prossimi giorni al porto di Bari – si legge ancora nell’articolo – chiama Senorita, è una Bulk Carrier IMO 9384540 e presenta il carico di grano duro più consistente: 32 mila e 379 tonnellate. Proviene dal porto australiano di Newcastle da cui è partita il 2 maggio 2018 alle ore 2:15. Anche in questo caso è destinato al gruppo Casillo”.
“Nel porto di Barletta – scrive sempre GranoSalus – è arrivata una nave. Proviene dal porto ucraino di Azov (Agenzia Internavi) e batte bandiera maltese. Si chiama Sioux ed è una General Cargo IMO 9119373, trasporta quasi 5 mila tonnellate di grano duro destinato sempre al gruppo Casillo”.
“Nel porto di Molfetta – leggiamo sempre nell’articolo – è arrivata una nave battente bandiera del Belize, si chiama CPT Ahmad II IMO 9031430 e arriva da P. Lanouvelle, in Francia. Ci ha portato in ‘dono’ 2 mila e 827 tonnellate di grano duro. L’Agenzia è la Spamat e il grano è destinato al gruppo Casillo”.
“Che dire davanti a questi dati?”, si chiede GranoSalus. La risposta non sembra incoraggiante:
“La battaglia per liberare l’Italia dal grano duro straniero è ancora lunga. Tutto questo grano duro non è arrivato in Puglia per caso. Se è arrivato è perché verrà macinato e consumato in Italia. Tutto questo avviene mentre il prezzo del grano duro pugliese e, in generale, del Sud Italia, è fermo a 18 euro al quintale. Va da sé che, con tutto questo grano duro che arriva dall’estero, la domanda di acquisto non cresce e il prezzo rimane molto basso. E anche se la domanda del nostro grano duro si ‘riscalda’ un po’, c’è chi pensa a nascondere il volume degli scambi, sempre per tenere basso il prezzo”.
Amara la conclusione di GranoSalus:
“Chi è che comunica agli italiani che si mangeranno tutto questo grano duro straniero arrivato in Italia senza alcun controllo?”.
Fin qui la Puglia. E in Sicilia? Il presidente della Regione, Nello Musumeci, aveva annunciato controlli non solo sul grano duro che arriva con le navi, ma anche su tutte le altre derrate alimentati che arrivano ogni giorno nella nostra Isola dall’universo mondo.
Fino ad oggi il Governo regionale siciliano ha bloccato una nave di grano duro proveniente dal Kazakistan: un carico di grano ammuffito rimandato al mittente dopo settimane di polemiche.
Per la prima volta, dopo il breve periodo di Cosimo Gioia al vertice del dipartimento Agricoltura della Regione siciliana (l’unico che ha avviato i controlli sulle navi cariche di grano che arrivano in Sicilia, bloccato dopo pochi mesi dall’allora Governo regionale di Raffaele Lombardo), una nave con un carico di grano duro del valore di un milione e 200 mila euro è stato rimandato nel Paese dov’è stato prodotto (in Kazakistan, come già ricordato).
La nave in questione è stata bloccata nel porto di Pozzallo a metà marzo ed è ripartita per il Kazakistan (almeno così ci è stato riferito…) nella prima decade di maggio (QUI TROVATE ALCUNI ARTICOLI CHE RACCONTANO QUESTA STORIA).
Dopo di che, il buio. A parte, nei giorni scorsi, un controllo nel mercato ortofrutticolo di Palermo, non è stata controllata alcuna nave (peraltro, il controlli al mercato ortofrutticolo di Palermo sono stati pressoché inutili: a che serve, infatti, conoscere la ‘tracciabilità’ dei prodotti ortofrutticoli – ammesso che le etichette raccontino la verità – se non si effettuano i controlli sull’eventuale presenza di sostanze contaminanti, a partire dai pesticidi?).
Quante navi cariche di grano sono arrivate in Sicilia? Da quello che ci risulta, una decina. Ma il nostro è un conto in difetto, perché ci dobbiamo fidare delle notizie raccolte qua e là nei porti di Pozzallo, Catania, Palermo e Mazara del Vallo.
L’unica cosa certa è che gli italiani continuano a mangiare il grano duro estero. Ci dicono, ad esempio, che in Italia non arriva più grano duro canadese. C’è da crederci? No: perché l’unica cosa che ci potrebbe dare questa certezza sono i controlli, non le chiacchiere!
Ma i controlli – a parte quelli sulla pasta e sulle farine (cioè su due prodotti finiti) promossi da GranoSalus e da I Nuovi Vespri – non ci sono. Con rischi non indifferenti per la salute delle persone (si pensi ai problemi che possono creare il glifosato e le micotossine DON).
Dopo di che, una domanda la poniamo noi: che cosa consigliare ai siciliani? Intanto una cosa importante: mangiate siciliano. Provate a portare sulle nostre tavole pane e pasta prodotti in Sicilia (idem per l’ortofrutta, per i legumi e via continuando).
Quanto alle navi, proveremo a sensibilizzare il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Claudio Fava. Chissà, magari si appassiona al tema.
E’ ufficiale: uno studio di un’università americana dice che il glifosato provoca la Sla e il morbo di Alzheimer
“Il grano canadese che arriva in Europa è un rifiuto speciale che finisce sulle nostre tavole”
Foto tratta da it.dreamstime.com
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