Ci poniamo questa domanda commentando quanto avvenuto a Caltanissetta, dove è venuta fuori una storia, legata alla Formazione professionale della Sicilia, che a noi appare paradigmatica. Giusto occuparsi dei lavoratori rimasti senza lavoro. Ma è altrettanto giusto interrogarsi sui giovani allievi ai quali non è stata corrisposta l’indennità di corso
Caltanissetta, in questi giorni, si conferma una cittadina al centro di grandi intrighi. Oltre all’inchiesta sull’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che riserva colpi di scena e sorprese a ritmo continuo, è venuta fuori una storia che sembra essere il paradigma di quanto avvenuto, in questi anni, nel tormentato mondo della Formazione professionale siciliana.
Proprio mentre in queste ore, in Assemblea regionale siciliana, dovrebbe andare in discussione una norma che dovrebbe tutelare il personale licenziato di questo settore a partire dagli anni del Governo regionale di Raffaele Lombardo, la Guardia di Finanza ha scoperto un ‘caso’ che merita grande attenzione.
E’ la vicenda di un’amministratore di un ente di Formazione – che a quanto pare operava in tutta la Sicilia – che è stato denunciato per aver indebitamente percepito erogazioni a danno dello Stato, per truffa e per reati fallimentari.
A suo carico sarebbe stata accertato un presunto danno erariale per quasi ventidue milioni di euro ed una presunta truffa aggravata per oltre un milione e settecentomila euro.
Le indagini sono state coordinate dal Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Caltanissetta dal 2016 ad oggi. E avrebbero evidenziato una gestione disinvolta dell’Ente di formazione con “l’utilizzo arbitrario delle erogazioni pubbliche, la mancata rendicontazione dei progetti finanziati e nell’omessa tenuta della contabilità al fine di rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio dell’impresa”, come leggiamo in un articolo pubblicato dal quotidiano on line La Sicilia.
“Nello specifico – leggiamo sempre nell’articolo de La Sicilia – il rappresentante, attraverso innumerevoli operazioni bancarie annuali, ha costantemente favorito il pagamento degli stipendi del personale dell’Ente (tra cui se stesso ed i suoi familiari) a danno degli allievi disoccupati, ai quali spettava per legge un’indennità di frequenza, e delle spese di gestione dell’Ente. Un’amministrazione dissennata che ha di fatto aumentato annualmente i debiti costringendo il rappresentante legale all’inevitabile fallimento”.
Fermiamoci a un dato: i mancato pagamento delle indennità di frequenza agli allievi disoccupati.
Noi – che seguiamo le vicende di questo settore nel quale registriamo la presenza di circa 8 mila lavoratori disoccupati – abbiamo più volte segnalati il fatto che, tra le tante anomalie di questo settore, ce n’è in particolare una che, forse, non ha ricevuto quell’attenzione che avrebbe meritato.
Alla fine, se ci ragioniamo, la Formazione professionale serve ai giovani: dovrebbe formarli e accompagnarli ad entrare nel mondo del lavoro. Fino alla metà degli anni ’90 del secolo passato – quando operava la legge regionale n. 24 del 1976, le cose, bene o male, funzionavano così.
Con l’avvento, alla Regione, del primo Governo di centrodestra, le cose si sono ‘evolute’ o ‘involute’, a seconda dei punti di vista. Piano piano, nel mondo della Formazione professionale siciliana sono arrivati i privati. Ed è accaduta una cosa che ha cambiato la ‘filosofia’ della Formazione professionale in Sicilia.
E’ accaduto che è cambiato il ‘fine’: se fino alla seconda metà degli anni ’90 il ‘fine’ della Formazione professionale siciliana era quello di formare i giovani e accompagnarli nel mondo del lavoro (per lo più nel terziario, perché in Sicilia l’industria è sempre stata fragile; almeno dagli anni ’50 ad oggi è sempre stato così), da una certa data il ‘fine’ è diventato il ‘mezzo’: cioè i gestori dei corsi di Formazione.
Il ‘fine’ non era più la formazione dei giovani, ma la gestione dei corsi. Inizia alla fine degli anni ’90 una corsa alla compravendita di enti e società del settore che ha travolto gli enti storici.
Non sono mancate le ombre sugli stesso enti formativi storici del settore come, ad esempio, nel caso della IAL CISL, poi trasformato in IAL Sicilia. Con una commistione impropria tra politica ed enti e società di formazione.
Le inchiesta giudiziarie andate in scena a Messina – ma non soltanto a Messina – alla fine denunciano malversazioni che sono state il frutto di gestioni ‘funamboliche’, dove i lavoratori e i discenti, spesso, venivano considerati ‘incidenti di percorso’.
In tutto questo, dal 2011, la Regione siciliana ha cominciato a subire una vera e propria ‘aggressione’ alle proprie finanze da parte di un Stato che ha fatto pagare alla Sicilia le folli politiche di rigore imposte all’Italia da una fallimentare Unione Europea: vicenda della quale si discute in queste ore, se è vero che la UE ha perfino bloccato la nomina di un Ministro dell’Economia italiano.
Così, dal 2012, impropriamente, tutta la Formazione è stata posta a carico dei fondi europei (per la precisione, del Fondo Sociale Europeo).
Quanto avvenuto dal 2012 è noto: riduzione dei corsi, definanziamento del settore, indagini della magistratura e via continuando.
Come già accennato, 8 mia lavoratori del settore circa sono rimasti senza lavoro. Mentre i bandi che la Regione ha provato a far partire sono stati letteralmente sommersi da ricorsi presso la magistratura amministrativa.
A questo punto una domanda è d’obbligo: ma se migliaia di lavoratori di questo settore hanno perso il lavoro, se tanti di loro sono ancora in credito di retribuzioni e Tfr, quanti sono i giovani che hanno seguito i corsi che non sono stati pagati?
Potrebbero essere molti di più dei lavoratori del settore. ma di loro nessuno si è mai curato. Leggendo qua e là cosa avveniva in questo ente a Caltanissetta ci siamo posti la domanda: quanti saranno questi giovani siciliani che, alla fine, non sono stati pagati?
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