Rispondere a questa domanda non è facile. Un fatto comunque appare certo: a giudicare dalle “coincidenze”, si può fondatamente affermare che, dietro le intese, i protocolli di legalità e simili orpelli in cui compaiono imprenditori c’è quasi sempre un trucco
Leggendo le ultime notizie sull’imprenditoria siciliana che finisce in galera sorge spontanea una domanda: è la mafia che cerca gli imprenditori o sono gli imprenditori che cercano la mafia? Forse è una domanda oziosa, come quelle sul se sia nato prima l’uovo o sia nata prima la gallina.
E’ un intreccio indissolubile. Una ‘transustanzazione’ corriva e feroce. A parte qualche eccezione che viene subito zittita, spesso col piombo, in Sicilia tanta, troppa, imprenditoria è mafia e la mafia è imprenditoria. Si potrebbe essere benevoli ed affermare che nel contesto isolano chi vuole essere imprenditore non può non fare i conti con la mafia e che quindi tanto vale esserci dentro.
Ma non è così. Se questa categoria, nel suo complesso, volesse veramente lavorare e trovasse un ostacolo al libero dispiegarsi della sua attività, non avrebbe che da rivolgersi compattamente alle forze dell’ordine e alla magistratura. Se non lo fa possono esservi più motivi. Quali?
Il primo motivo potrebbe essere il convincimento che la corruzione, la collusione mafiosa e la paura della mafia arrivino fino alle forze dell’ordine e alla magistratura e quindi è una strada che non porta da nessuna parte.
Il secondo motivo potrebbe essere che nel DNA dei cosiddetti imprenditori siciliani si è ormai incistato il concetto di scorciatoia verso il profitto; una scorciatoia che si articola nell’attivazione di processi corruttivi che trovano facile sponda nella politica e in certi settori della pubblica amministrazione servi della politica; poi nell’eliminazione di ogni forma di rischio d’impresa, con l’ottenimento rapido di una serie di facilitazioni da parte della stessa politica, come i prestiti “a babbo morto”, gli sgravi e le esenzioni fiscali, lo scarico dal cuneo fiscale sull’Erario.
Altro elemento, il ritardo mirato e scientifico di certe risposte da parte della pubblica amministrazione che, padrona dei tempi di risposta, e senza alcuna responsabilità, “seleziona” le pratiche, favorendo Tizio e danneggiando Caio.
Infine, nell’assenza di controlli, anche questa provocata ad arte con la corruzione e la paura, la possibilità di organizzare truffe milionarie ai danni della stessa pubblica amministrazione con la creazione di vere e proprie “filiere del crimine”, ovvero di soggetti e compagnie di produzione di fatture false e di attività inesistenti.
Il “manto protettivo” di siffatto sistema è la professione, questa sì senza paura e senza titubanze, di una antimafia gridata, pubblicizzata, protocollata.
A giudicare dalle “coincidenze”, si può fondatamente affermare che, sotto ogni intesa, protocollo di legalità, e simili orpelli, di cui uno dei sottoscrittori sia un imprenditore, c’è il trucco.
Foto tratta da leggilanotizia.it
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal