Ragazzi, da non crederci: l’Istituto tecnico ambientale-professionale ‘Ernesto Ascione’ di Borgo Nuovo, a Palermo, è il primo in Italia per aver realizzato un progetto che spinge gli studenti a vigilare su come vengono spesi i soldi nelle opere pubbliche. Un risultato eccezionale in una città dove gli appalti pubblici alimentano spesso malapolitica e mafia
L’Istituto tecnico ambientale-professionale ‘Ernesto Ascione’ di Borgo Nuovo, a Palermo, ha vinto il premio nazionale Ascuoladiopencoesione con uno studio sul potenziamento del depuratore di Acqua dei Corsari. Si tratta di un riconoscimento importante per la città e, in generale, per tutta la Sicilia. A differenza della cosiddetta renziana Alternanza scuola-lavoro – che è solo un modo volgare, tutto italiano, di regalare il lavoro dei ragazzi alle imprese – il progetto Ascuoladiopencoesione punta invece a spingere gli studenti dei licei e, in generale, delle scuole superiori a vigilare sulle opere pubbliche, o meglio, su come vengono spesi i fondi per le opere pubbliche.
Il risultato raggiunto dall’Istituto ambientale-professionale ‘Ernesto Ascione’ è eccezionale per tanti punti di vista. Intanto perché questa è una scuola dislocata in un quartiere difficile di Palermo, perché a Borgo Nuovo non manca certo il degrado non degli abitanti, ma delle autorità – a cominciare dal Comune – che soprattutto negli ultimi anni hanno abbandonato le periferie.
Il lavoro svolto dai ragazzi è importante anche perché ha messo a nudo l’incapacità del Comune di Palermo a gestire il depuratore di Acqua dei Corsari. Può sembrare incredibile, ma i ragazzi di questo Istituto ambientale-professionale hanno praticamente indicato agli attuali amministratori comunali di Palermo come deve essere gestita l’acqua depurata!
Fino ad ora – cosa che questo blog scrive da quando è in rete – l’acqua depurata di ben due depuratori di Palermo viene gettata in mare, alla faccia dell’acqua che manca in città. Succede con il depuratore di Acqua dei Corsari e con il depuratore di Fondo Verde (COME POTETE LEGGERE QUI e COME POTETE LEGGERE ANCHE QUI).
Bene, i ragazzi dell’Istituto ‘Ernesto Ascione’ si sono occupati del potenziamento de depuratore di Acqua dei Corsari, il cui progetto risale agli anni ’80 del secolo passato.
Fino ad oggi, come già ricordato, l’acqua depurata di questo impianto – circa 500 litri al secondo – finisce in mare. Potrebbe essere utilizzata per l’agricoltura e anche per alimentare la falda idrica. Ma questo presuppone una politica lungimirante e una burocrazia efficiente.
Ma – com’è noto – il Comune di Palermo e la Regione siciliana – non hanno né l’una, né l’altra.
In questa storia, infatti, non c’entra solo il ‘delirio’ dell’amministrazione comunale del capoluogo dell’Isola, ma anche lo sfascio dell’amministrazione regionale e, in particolare, del dipartimento Acqua e Rifiuti che è stato un esempio di pessima amministrazione (da qualche mese c’è un nuovo dirigente generale, Salvo Cocina: prima di esprimere un giudizio nei suoi riguardi bisogna dargli in tempo di operare).
Va detto che i ragazzi di questa scuola – coordinati dalla validissima professoressa Virna Chessari – sono stati aiutati dal professore Silvano Riggio, docente universitario di Ecologia a Palermo, e da Eugenio Cottone, un chimico che conosce molto bene le ‘follie’ dell’amministrazione pubblica siciliana per essere stato dirigente regionale.
“Ascuoladiopencoesione – ha scritto su Scuola e amministrazione la stessa professoressa Chessari – è un progetto nazionale che ha l’intento di avvicinare lo studente, ovvero cittadino in formazione, al territorio, alle politiche pubbliche, alle amministrazioni locali e ai tanti progetti cittadini e regionali finanziati ma non portati a termine o neppure avviati. Si tratta quindi di una sfida di riqualificazione civica, che combina le regole e le strategie di una partita a scacchi con la ricerca di indizi e piste da seguire di una caccia al tesoro” (QUI POTETE LEGGERE PER INTERSO L’INTERVENTO DELLA PROFESSORESSA CHESSARI).
Non solo. I ragazzi hanno anche avuto l’opportunità di conoscere e studiare il territorio nel quale si trova il depuratore di Acqua dei Corsari: è la parte orientale di Palermo, altra area della città abbandonata da tutte le amministrazioni pubbliche, Comune e Regione in testa: basti pensare che, dopo anni di lotte da parte dei comitati di quartiere, non si è riusciti a venire a capo dell’istituzione del Parco intitolato a Libero Grassi. Una storia kafkiana tipica di una città dove, spesso, l’assurdo è la regola (basti pensare all’acqua che finisce in mare mentre Comune e Regione ‘affrontano’ l’emergenza idrica…).
Così, questi studenti, oltre che seguire i lavori del potenziamento del depuratore di Acqua dei Corsari, hanno studiato anche il territorio, raccordandosi con i comitati che si battono per la nascita del Parco ‘Libero Grassi’: a cominciare da Aldo Penna, oggi parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle eletto proprio a Palermo.
I ragazzi – questo è un altro fatto importante – sono riusciti ad acciuffare il progetto per il potenziamento del depuratore. Hanno coperto, per esempio, che il progetto prevede anche la produzione di acqua ultrafiltrata.
A questo punto il Comune di Palermo e l’amministrazione regionale hanno dovuto giocare a carte scoperte: già è assurdo gettare in mare l’acqua depurata (che, lo ribadiamo, si può utilizzare in agricoltura e per rimpinguare le falde), figuriamoci l’acqua ultrafiltrata!
Riusciranno i ragazzi di questo Istituto tecnico a far fare al Comune di Palermo e alla Regione una cosa utile per la collettività, ovvero non gettare in mare l’acqua dei depuratori?
La partita non è semplice. Perché l’acqua, in Sicilia, è fonte di affari. Come faranno gli amministratori pubblici della Sicilia a ‘spiegare’ a questi ragazzi che, dalle nostre parti, l’acqua delle dighe e dei depuratori si getta in mare per creare “l’emergenza idrica” e gestire lucrosi appalti senza evidenza pubblica per ‘produrre voti’?
Che facciamo, spieghiamo ai ragazzi dei licei e, in generale, delle scuole superiori come funziona la malapolitica siciliana che, tra qualche anno, con molta probabilità, li lascerà disoccupati o li costringerà a emigrare?
Il tema è complicato…
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