Carnevale è passato: quindi non è uno scherzo. Non, non è uno scherzo: è la Finanziaria 2018 della Regione siciliana, che stabilizza un bel numero di precari, chiude i contenziosi con la SAS e si cimenta in un’infornata di promozioni negli uffici dell’assessorato ai Beni culturali. Ancora una volta in campo la vecchia e intramontabile politica siciliana delle clientele
Tre notizie che riguardano la Finanziaria 2018 in queste ore in discussione all’Assemblea regionale siciliana meritano un commento.
La prima la leggiamo in un comunicato della parlamentare di centrodestra, Marianna Caronia.
“La Regione siciliana – scrive la parlamentare – decide di chiudere il contenzioso con i lavoratori SAS, che l’ha vista sempre soccombere in giudizio e si avvia alla fase di conciliazione”.
“Per colpa di scelte operate dai Governi precedenti – aggiunge Marianna Caronia – la Regione aveva deciso di resistere contro i lavoratori ex SAS (Servizi Ausiliari Sicilia), nelle numerose cause intentate da questi per la propria stabilizzazione. La Regione siciliana è sempre risultata soccombente, con un danno di decine di milioni. Con l’emendamento appena approvato si chiude questa vicenda una volta per tutte, dando mandato all’amministrazione regionale di predisporre gli atti di conciliazione dei contenziosi che, se da un lato garantiscono i servizi alle strutture in cui questi lavoratori sono impiegati, dall’altro garantiscono, senza più alcun dubbio, i livelli occupazionali”.
“Credo sia una scelta di buon senso – conclude la parlamentare – la cui alternativa sarebbe stata il prosieguo di un contenzioso che, come prima, avrebbe visto la Regione soccombente con un gravissimo danno economico per le casse regionali”.
Sembra una storia a lieto. Invece è un disastro per la sanità siciliana.
Quello che l’onorevole Marianna Caronia non dice è che i dipendenti della SAS – oltre 2 mila in continuo aumento, perché le assunzioni a umma umma vanno in scena in prossimità di ogni campagna elettorale – non hanno mai vinto un concorso e, di conseguenza, non si capisce perché debbono essere stabilizzati.
Come avvenuto in altre società regionali – tutte spa partecipate dalla Regione – anche alla SAS sono state pilotate nuove assunzioni a umma umma (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
Anche se dal capitolo della Sanità non viene fuori, i dipendenti della SAS vengono pagati con i fondi tolti agli ospedali pubblici. Per la precisione, a pagare sono le Aziende Sanitarie Provinciali e le Aziende ospedaliere.
La seconda notizia è la stabilizzazione di circa 2 mila e 800 ex PIP, altri precari. Passano tutti alla RESAIS.
La RESAIS – per la cronaca – è una società di ‘parcheggio’ inventata dalla Regione negli anni ’80 del secolo passato dove venivano ‘parcheggiati’ i dipendenti delle società che facevano capo agli enti regionali storici: EMS, ESPI e AZASI.
Nel 1999 EMS, ESPI e AZASI sono stati posti in liquidazione (liquidazione che, da allora, è ancora in corso e, fino allo scorso anno, costava 500 mila euro: non escludiamo che questa ‘mammella’ sia stata tenuta in vita: in Sicilia non ci sono i soldi per i medici e gli infermieri dei Pronto Soccorso, ma 500 mila euro per le liquidazioni che non finiscono mai si trovano sempre!).
A rigor di logica, una volta posti in liquidazione EMS, ESPI e AZASI, anche la RESAIS avrebbe dovuto essere sbaraccata. Invece la politica l’ha tenuta in vita e ora la utilizza per ‘parcheggiare’ i PIP. Paga sempre la Regione, ovviamente.
La terza notizia la leggiamo in un comunicato della CISL siciliana, che denuncia un’incredibile ‘infornata’ di promozioni negli uffici dell’assessorato dei Beni culturali.
E’ l’assessorato che non ha i soldi per pagare lo straordinario ai custodi dei dei monumenti della Sicilia le domeniche e nei giorni festivi. Però i soldi per le promozioni – leggere aumenti di stipendi – si trovano.
“Inammissibile quello che è accaduto ieri in Aula all’Assemblea regionale siciliana”, si legge nel comunicato della CISL funzione pubblica della Sicilia.
I sindacalisti contestano l’approvazione dell’articolo 28 della Finanziaria, “Norme per il personale regionale e degli enti”.
“La norma – leggiamo nel comunicato – contiene un comma su alcuni dipendenti del Dipartimento Beni Culturali, per i quali è stato previsto un adeguamento economico alla posizione economica D6”.
Questo adeguamento, spiegano i sindacalisti della CISL, riguarda “79 dipendenti e non 400 (come riportato da una notizia d’agenzia). Ed è stato emendato “dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao, che così estende il beneficio a tutti i lavoratori di categoria D5″.
“Una cosa – dicono Paolo Montera, segretario generale della CISL Fp Sicilia, e Fabrizio Lercara, segretario regionale per i dipendenti regionali – è ridare un minimo di giustizia a dei dipendenti i cui diritti sono stati riconosciuti anche dalla Cassazione, un’altra è distrarre dalle giuste sedi, e quindi da quelle negoziali, il rinnovo del contratto e predisporre una progressione economica erga omnes, vietata dalla legislazione vigente e che deve invece rispondere a dei criteri concordati con le rappresentanze sindacali”.
“Pur comprendendo le legittime aspettative del personale che si rivede nell’aggiunta proposta dall’assessore Armao – aggiungono i due sindacalisti – e considerando però che tali legittime aspettative riguardano la stragrande maggioranza del personale della Regione, bisogna riportare nella sede legittima, quindi nel rinnovo del contratto, la riclassificazione e riqualificazione del personale tutto. Rinnovo che deve necessariamente subire un’accelerazione, visto che parte delle risorse necessarie sono pure state appostate nel Bilancio della Regione”.
“È assurdo – concludono Montera e Lercara – che in Sicilia ci sia l’unico contratto della Pubblica Amministrazione ancora non rinnovato, sebbene sul tema si sia espressa anche la Corte costituzionale”.
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