Da Giovanni Maduli riceviamo e volentieri pubblichiamo una interessante riflessione sul progetto di una macroregione del Sud caldeggiato in questi giorni da alcuni esponenti di Forza Italia e di altri partiti tradizionali. Un progetto che, a ben vedere, potrebbe rispondere ai desiderata dei poteri forti dell’Unione europea e non solo: il ruolo della massoneria e tanto altro ancora…
di Giovanni Maduli
Con il referendum del dicembre 2016 sulle proposte riforme costituzionali e ancor di più con le consultazioni elettorali del marzo 2018 può ritenersi che, finalmente, una coscienza del popolo delle ex Due Sicilie stia risvegliandosi. Una coscienza che, sopita per oltre cento cinquanta anni, ha potuto rinnovarsi e nutrirsi anche grazie al contributo di tanti storici, studiosi e semplici amatori della nostra storia che hanno contribuito a divulgare quella storia e il peso determinante che essa ha avuto sulle conseguenti, pessime condizioni, nelle quali i nostri territori versano; pessime condizioni non solamente in relazione agli aspetti occupazionali ed economici, ma anche in relazione a quelli sociali, culturali ed umani in genere. Per la verità già con Carlo Alianello nell’ormai lontano 1972 e con “L’unità d’Italia, nascita di una colonia” del 1971 di Nicola Zitara e con altre sue autorevoli pubblicazioni, il nostro popolo ha avuto la possibilità di riscoprire, seppure lentamente, quelle amare verità che furono e sono causa prima delle nostre condizioni. Ancora, non va dimenticato l’ancor più antico contributo di Antonio Gramsci sulla questione con i suoi “Quaderni dal carcere” pubblicati fra il 1948/1951. Successivamente numerosissimi altri studi e pubblicazioni hanno preso vita, fra i quali il celebre “Terroni” di Pino Aprile, ponendo le premesse per i risultati del referendum e delle consultazioni che ho richiamato all’inizio che, quindi, possono riguardarsi anche come lo specchio di un naturale epilogo di una evoluzione, una presa di coscienza ed una consapevolezza che hanno ormai raggiunto buona parte del Popolo del Sud.
E’ evidente che, a seguito dell’acquisizione di quelle conoscenze e di quella consapevolezza, al di là dei risultati di quelle consultazioni sopra richiamate e ancor prima, sia andato crescendo anche un naturale, specifico e legittimo desiderio di civile rivalsa; un desiderio che molti attendono di vedere realizzato attraverso la nascita di una compagine politica o di una risoluzione organizzativa e programmatica in grado di far valere le nostre ragioni, oltre che storiche, soprattutto occupazionali, economiche, culturali e di riscatto nel senso più ampio del termine. Ed, infatti, abbiamo assistito in questi anni alla nascita di numerosi gruppi e partiti che, in vario modo, hanno tentato di raccogliere e convogliare simpatie e consensi e questo, si badi bene, sia nei nostri territori insulari che peninsulari. Purtroppo i risultati, fino ad oggi, non appaiono lusinghieri e tutti i vari tentativi messi in campo non hanno ottenuto i risultati nei quali si sperava.
Al contempo, da alcuni decenni, ed in particolare con i successi della Lega Nord, si è cominciato a sentir parlare di macroregioni o macro aree e di soluzioni che in qualche modo miravano a “suddividere” il territorio italico appunto in “settori” ben precisi ed identificabili, e segnatamente in una macro area settentrionale ed una meridionale. Il tutto sotto l’appellativo di federalismo. Non è il caso in questa sede di esaminare nei dettagli cosa quel federalismo propugnava ed ha poi, seppure in parte, messo in atto; mi limiterò a ricordare come e soprattutto in funzione di quali parametri, siano stati suddivisi, ad esempio, i finanziamenti degli asili nido fra il Nord, il Centro ed il Sud. Chi vuole approfondire potrà farlo autonomamente; ma gli esempi sarebbero moltissimi.
Sulla scia di quei primi “vagiti” di federalismo, anche a seguito della sempre maggior consapevolezza acquisita dal popolo del Sud Italia ed infine sulla scorta delle evidenti risultanze di cui al referendum e votazioni di cui in apertura, si giunge in questi giorni a dover registrare la proposta della creazione di una macroregione per il Sud; proposta avanzata, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, dal Coordinamento Movimento Meridionalisti con l’appoggio di Stefano Caldoro (Forza Italia). Potrebbe apparire, e per molti sembra esserlo, una buona soluzione per iniziare ad affrontare o quanto meno migliorare le spaventevoli condizioni economiche e sociali nelle quali versano i nostri territori da ormai ben 158 anni. E potrebbe anche esserlo se, però, si fissassero bene ed in anticipo alcuni punti sui quali credo valga la pena riflettere.
1) Il federalismo dal quale la proposta macroregione trae la sua ragion d’essere, fa riferimento ad un approccio leghista che, sin dal suo nascere, come l’esempio che ho sopra richiamato dimostra, mette in atto modalità esecutive che sinceramente mi sembrano estremamente lontane dai principi di equità, correttezza e giustizia che dovrebbero sottintendere un simile progetto. Credo non si possa negare che una macroregione che fondi le sue radici su quei principi (e su quelle esperienze) difficilmente potrà portare al Sud i risultati sperati. Ne discende che la creazione di una macroregione che effettivamente possa costituire almeno elemento propedeutico ad un effettivo riscatto del Sud, dovrebbe essere portata avanti non secondo le regole imposte da altri (vedi Lega) ed a loro esclusivo vantaggio, ma secondo regole da noi valutate e determinate; da noi indicate e suggerite. Affidarsi ad un sistema pseudo federalista ideato da altri e sulla scorta di interessi esclusivi di altri che già ha dimostrato in numerose circostanze la sua faziosità ed il suo falso equilibrio, non credo sia il miglior modo di affrontare il problema.
2) Il referendum proposto dovrebbe interessare solamente la parte continentale del Sud Italia con esclusione quindi della Sicilia. Non capisco da cosa possa essere determinata una simile scelta. La Sicilia non abbisogna forse di riscatto e di miglioramenti economici e sociali? Forse si pensa che poiché la Sicilia è dotata di “Statuto”, ancorchè solo sulla carta, Essa non necessiti di alcun provvedimento migliorativo? Ritornerò più avanti sull’argomento.
3) La creazione di una macroregione, qualunque siano le sue regole, resterebbe comunque soggiogata alla moneta truffa che è l’euro nonché agli scellerati trattati europei che limitano qualunque iniziativa finanziaria, monetaria e quindi politica di qualunque entità, sia esso Stato, Regione, macro area o macroregione che dir si voglia. Sarebbe opportuno tenere presente che se ben sei premi Nobel per l’economia, non schierati, Christopher Pissadires, James Mirrlees, Paul Krugman, Milton Fiuredman, Joseph E. Stiglitz e Amartya Sen, hanno consigliato all’Italia l’immediata uscita dall’euro, un motivo dovrà pur esserci. Se i pareri del Prof. Giacinto Auriti, di Alberto Bagnai, di Nando Ioppolo, di Nino Galloni hanno un qualche valore, e credo che ne abbiano tanto, non credo che la soluzione dei nostri problemi, e nemmeno un loro miglioramento, possa individuarsi semplicemente nella creazione di una macro regione. I problemi sono ben altri e di ben più vasta portata.
4) Un aspetto dell’intera questione, a mio avviso assolutamente ignorato, è quello relativo al recente referendum con il quale le Regioni di Lombardia e Veneto, vincendolo, hanno chiesto maggiore autonomia al Governo Italiano. Non è strano che, a fronte di uno Statuto di autonomia mai messo in atto in Sicilia, il Governo Gentiloni, teoricamente “di sinistra”, si sia affrettato a dichiarare la disponibilità del Governo a mettere in atto le risultanze derivanti da quel referendum? E non è ancor più strano che appena cinque mesi dopo quel referendum del “Lombardo-Veneto” “il Sud”, con l’appoggio di Caldoro, presenti una richiesta se non uguale, comunque molto simile con la proposizione di un referendum sull’istituzione di una macroregione? E qualcuno forse pensa che Caldoro possa avventurarsi in una proposta del genere senza aver prima aver avuto l’avallo dei vertici del suo partito? Sarà una coincidenza, ma la quasi contemporaneità dei due “eventi” c’è, ed è evidente a chi vuol vederla. E’ lecito allora chiedersi: è possibile che sia già in atto la suddivisione dell’Italia senza dare troppo nell’occhio? E se sì, quali regole sottintendono una tale scelta?
5) Indipendentemente da quanto evidenziato al punto precedente non credo poi che sarebbe da sottovalutare quanto si legge nell’intervista rilasciata il 14 ottobre 2017 a Roberto Galullo dal Gran Maestro del GOI (Grande Oriente d’Italia)(1). In tale intervista fra l’altro l’intervistatore domanda: “Veniamo all’indagine, che corre parallela a quella di Reggio Calabria, di Palermo, nella quale, nel processo sulla trattativa tra Stato e Cosa nostra i PM sono tornati a rievocare il ruolo della massoneria deviata, della stessa P2, in quel vero o presunto disegno che voleva portare a un nuovo ordine politico, compresa l’eventuale secessione o frammentazione dell’Italia in macroregioni: cosa sa di quanto avvenne in quel periodo ad opera della massoneria deviata in quel progetto folle e allo stesso tempo ambizioso?”.
Non so se e come si siano conclusi quei processi ma sappiamo per certo, quanto meno, che la Magistratura sospetta o ha sospettato l’interesse della massoneria, o di una parte di essa, nella suddivisione dell’Italia in macroregioni. Né conosco i motivi che avrebbero spinto la massoneria o parte di essa ad interessarsi alle macroregioni. Sarà o sarà stata la Magistratura a dipanare quegli eventuali sospetti.
Ancora, nel volume “L’Italia delle mafie e delle massonerie” di Antonio Giangrande, fra le pagine 77 e 78, che comunque può leggersi interamente in pdf al link sotto riportato (2), fra l’altro si legge: “Dichiarazioni, rese nell’arco di un ventennio che mostrano ancora una volta la joint venture tra ‘ndrangheta e Cosa nostra, ma anche i collegamenti istituzionali e para istituzionali, soprattutto con il mondo della massoneria e dei servizi segreti. E, ancora, la piena adesione della ‘ndrangheta al progetto separatista dell’inizio anni ’90, che sappiamo, condivideva, con Cosa nostra siciliana e, con i Graviano direttamente incaricati di tirare le fila di tali movimenti in ambito palermitano; la finalità ultima del progetto leghista che consisteva nel creare delle macro – regioni, dove, in quella meridionale, le organizzazioni di tipo mafioso potevano controllare il quadro politico di governo e godere, quindi, di una sorta di immunità e salvacondotto permanenti. Il quadro dei rapporti fra ‘ndrangheta e massoneria, veniva, infine, da ultimo compitamente descritto…”.
Non conosco nemmeno le motivazioni che avrebbero potuto portare o meno le organizzazioni criminali ad interessarsi della creazione di macroregioni ma, alla luce di quanto sopra, sappiamo quanto meno che la Magistratura ha indagato queste possibilità. Taccio sulle opinioni che la Lega avrebbe, secondo quanto riportato nel testo citato, sulle caratteristiche della macroregione meridionale.
Oltre ai sospetti di cui sopra vi è però la certezza che la creazione delle macroregioni è un progetto della UE; nell’articolo del quale si riporta in calce il link(3), intitolato: “Le Macroregioni decise dalle UE, ritorna una sorta di litorale austriaco se l’Europa guarda all’Impero caduto” infatti si legge: ”L’Italia verrà smembrata. Il Friuli Venezia Giulia seguirà il suo naturale destino, quello di essere regione multiculturale, un tempo mitteleuropea, ma dovrà decidere dove voler stare. Vi sono due immense zone delle Macroregioni che includono il FVG. Le Macroregioni di cui praticamente tutti ignorano l’esistenza, sono destinate a ribaltare la geografia politica e non solo politica dell’Europa e dell’Italia. Si tratta di progetti nati, così come nacque la CEE, poi Ce, ed ora UE, in primo luogo per coordinare l’intervento economico su determinate aree. Ma lo scopo finale sarà quello di fare in modo che, rafforzandosi in maniera importante e determinante il ruolo delle Regioni, queste possano negoziare, trattare, direttamente con Bruxelles senza coinvolgere i Paesi nazionali di cui fanno parte. Insomma le Regioni scavalcheranno lo Stato, si coordineranno con le Regioni della Macroregione di cui faranno parte per costituire inevitabilmente un nuovo corpus politico ed autonomo che minerà, ovviamente, il senso degli Stati così come oggi e ieri li abbiamo conosciuti”.
Voglio essere chiaro su di un punto: ho l’assoluta certezza e sincera convinzione che chi oggi domanda la creazione di una macroregione meridionale sia in assoluta buona fede, mosso da sinceri ideali e ovviamente lontanissimo e totalmente al di fuori da collusioni di qualsiasi natura che qui non si vogliono in alcun modo, neanche lontanamente sottintendere. Ma il problema è: è possibile che chi oggi in buona fede vede nella creazione delle macroregioni una possibilità di riscatto del popolo meridionale sia o possa essere vittima inconsapevole di una strategia messa in moto da poteri ben più alti e complessi? E’ possibile che costoro, inconsapevolmente, stiano facendo il gioco di poteri ben più in alto? Il sospetto è quanto meno lecito ove si consideri che tutte le maggiori rivoluzioni della storia, da quella francese a quella bolscevica, alla nascita del nazismo, come la vera storia insegna, sono sempre state progettate e messe in atto da forze rimaste sempre nell’ombra ma ben più potenti e subdole di quanto noi, comuni cittadini, si possa lontanamente immaginare. E, si badi bene, non con imposizioni, violenze o atti intimidatori (semmai sono stati poi i popoli, dopo, a mettere in atto quelle violenze e quegli atti intimidatori), bensì attraverso il “consenso” e il “volere” dei popoli. E quale migliore dimostrazione di democrazia e “volere dei popoli” può essere più “democratico” e “legittimo” di una decisione che scaturisse da un referendum richiesto dal popolo?
Potrei sbagliarmi, ma ho l’impressione che ci potremmo trovare in presenza dell’ennesimo classico esempio di come il vero potere opera: a) Scelta dell’obiettivo da perseguire (obiettivo del vero potere); b) creazione del problema (gravi disagi della popolazione); c) Offerta della soluzione (ovviamente conforme ai desiderata del vero potere). Così, forse al fine di disgregare gli stati, creare un gran numero di macroregioni che inevitabilmente prima o poi avrebbero la necessità di un coordinamento politico ed economico superiore, ed infine pervenire ad una unica realtà statuale europea, si spinge la popolazione a chiedere, a gran voce e con metodi più che “democratici”, quella soluzione che il vero potere ha già pronta e in serbo da tempo. Soluzione che, fra l’altro, vedrebbe un inevitabile indebolimento del Sud laddove si preveda, come l’attuale progetto prevede, la separazione della Sicilia dal suo naturale consesso storico, geografico e culturale che è il Sud.
Ecco perché sono contrario alla creazione di macroregioni al di fuori dei nostri desideri, delle nostre aspirazioni, delle nostre regole. Se e quando saremo capaci di unirci in un unico spontaneo sincero e leale progetto, al di fuori di una moneta a debito impostaci a soli fini speculativi; al di fuori di questa Europa voluta esclusivamente dai poteri finanziari e dalle lobbies industriali, economiche, alimentari, farmaceutiche etc., allora potremo affrontare tutti insieme e senza timori le difficoltà che comunque ci si porranno di fronte per creare quello Stato sovrano che tutti meritiamo e che ci è stato scippato 158 anni fa.
(1)
http://www.iacchite.com/ndrangheta-cosa-nostra…/
(2)
https://books.google.it/books…
3)
http://xcolpevolex.blogspot.it/…/le-macroregioni-decise-dal…
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