A contestarli è il Comune di Palermo. Sarebbe interessante capire a quanti altri candidati sono stati contestati. Nel caso di Nadia Spallitta non si tratterebbe di manifesti elettorali abusivi, ma sistemati nei posti sbagliati. La necessità di fare chiarezza per stabilire le responsabilità. I candidati, infatti, potrebbero anche essere vittime di terzi che, magari…
Le hanno recapitato una contravvenzione di 8 mila euro. Motivo: ci sarebbero stati otto manifesti elettorali fuori posto. Non abusivi, ma sistemati in spazi che non erano quelli designati. La protagonista di questa storia è Nadia Spallitta, candidata a sindaco di Palermo nel giugno della scorso anno e candidata alle elezioni politiche nelle file di Liberi e Uguali lo scorso 4 marzo.
La comunicazione le è arrivata nei giorni scorsi da parte del Comune di Palermo.
“Ho chiesto di di essere sentita perché vorrei capire come stanno le cose. Perché in questa storia io dovrei rispondere di qualcosa di cui non sono a conoscenza. Mi dicono che i miei manifesti sarebbero finiti in spazi che erano stati predisposti per altri candidati. C’è un piccolo particolare: io di questa storia non so nulla. Teoricamente, chi non mi vuole bene, può avere preso i miei manifesti per sistemarli in spazi di altri. E in questo caso dovrei pagare io? E perché?”.
Quello dei manifesti in campagna elettorale è un problema vecchio. Di solito, i manifesti finiscono sui muri e, in generale, in spazi nei quali è vietata l’affissione. E in campagna elettorale, di questi casi, se ne vedono tanti.
Quello contestato a Nadia Spallitta, invece, è un caso particolare: i suoi manifesti sarebbero finiti in degli spazi destinati ad altri.
In effetti quando Nadia Spallitta afferma che qualcuno può aver preso i suoi manifesti da una parte per poi piazzarli da un’altra parte, magari negli spazi riservati ad altri candidati, non dice una cosa campata in aria.
Come si fa a stabilire che la responsabilità è di un candidato? Di manifesti, in campagna elettorale, ne circolano a centinaia di migliaia. Se qualcuno, organizzandosi, vuole combinare uno ‘scherzetto’ a un candidato per il quale prova antipatia, beh, non è poi così difficile trovare un bel po’ di manifesti per piazzarli nei posti sbagliati o – meglio – là dove è vietata l’affissione.
Insomma: forse prima di appioppare contravvenzioni bisognerebbe studiare un po’ meglio la situazione. Il Comune – ad esempio – potrebbe, durante la campagna elettorale, avvertire il candidato di eventuali anomalie e dargli qualche giorno di tempo per spostare i manifesti. Facendo scattare la multa solo se il candidato non rimuove i manifesti.
Il candidato – se dovesse accorgersi di qualcosa di strano: per esempio, se il fatto dovesse ripetersi senza che ne abbia responsabilità – potrebbe rivolgersi alle autorità.
Ma appioppare multe ai candidati, dopo la campagna elettorale, senza avere la prova di un eventuale responsabilità, non sembra il massimo.
“Dopo di che – ci dice sempre Nadia Spallitta – vorrei capire quanti siamo i candidati coinvolti in questa storia. Mi piacerebbe capire se sono stati coinvolti consiglieri comunali eletti. E, in questo caso, vorrei sapere se hanno già pagato”.
“Questa storia – conclude Nadia Spallitta – non mi convince proprio. Presenterò una richiesta di accesso agli atti. Per escludere un’eventuale disparità di trattamento”.
Bisognerà vedere quanto le costerà. Eh già, perché oltre all’acqua che manca, oltre alle strade scassate, oltre agli eterni lavori ferroviari che hanno gettato nel caos la città, oltre agli oltre mille alberi tagliati, oltre all’immondizia che non si raccoglie pur pagando – lo stesso Comune – i circa 2 mila dipendenti della RAP, oltre a gestire in modo molto approssimativo la discarica di Bellolampo (semplicemente imbarazzante la puntata che REPORT ha dedicato al disastro dei rifiuti in sicilia e a Palermo, COME POTETE APPROFONDIRE IN QUESTO VIDEO dal trentunesimo minuto in poi) eccetera eccetera eccetera, il Comune di palermo presenta una particolarità: il costo piuttosto salato della ‘trasparenza’ amministrativa.
Eh già, perché gli uffici del Comune di Palermo, dopo aver risposto con notevole ritardo – e solo dopo sollecitazioni – alla richiesta di accesso agli atti relativi alle elezioni comunali del giugno dello scorso anno, hanno chiesto a Nadia Spallitta la ‘modica’ cifra di 6 mila euro! (QUI L’ARTICOLO)
Se ne deduce che chi, a Palermo, non dispone di certe somme, non è nelle condizioni di chiedere una verifica sulla ‘trasparenza’ degli atti amministrativi.
“Giustizia di classe” l’avrebbe chiamata negli anni della contestazione…
O Giustizia solo per i ricchi: fate voi.
P.s.
Una particolarità: Nadia Spallitta, nella scorsa consiliatura al Comune di palermo, è stata una delle poche voci di opposizione. E anche oggi, da esponente della sinistra cittadina non coinvolta negli affari consociativi del Comune di Palermo, continua ad essere una voce critica.
E’ un caso che certe cose capitino sempre a lei?
Foto tratta da lostudionews.it
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