Oggi, a Ragusa, Simenza tiene la sua giornata annuale per riflettere sul futuro dell’agricoltura siciliana. Pubblichiamo alcune ‘Tracce’ della relazione di uno dei suoi leader più rappresentativi e più spumeggianti: Mario Di Mauro. Che ci racconta misteri e segreti dell’agricoltura siciliana che le multinazionali (e chi gli va dietro: ci sono anche in Sicilia…) ci nascondono. ‘Buon viaggio’ ai nostri lettori
di Mario Di Mauro
Il grande poeta siculo-americano ALEX CALDIERO – sonosofo all’Università di Salt Lake City (Utah) – salutò la nascita del movimento contadino SIMENZA: “La TERRA NOSTRA ‘un nni vò peni, e li cancia a simenza di sciuri!”.
Il mio amico Caldiero, originario di Licodia Eubea, è un vate della beat generation e un celebre ricercatore in scienze linguistiche. Nel suo saluto floreale non si riferiva però ai crisantemi!. Oggi, invece, abbiamo l’onore di celebrare – proprio a casa nostra, alla Jurnata di Simenza – un piccolo “funerale di stato”: un ente pubblico che ci onora del suo patrocinio, l’ESA, verrà a breve tumulato dal governo regionale che è qui rappresentato dal neoassessore dott. Bandiera, che ringraziamo.
Nella Regione “autonomisticamente italienata” ci mancava un tabbutu per l’ESA!. L’ENTE SVILUPPO AGRICOLO (istituito nel 1965 e via via ridotto a carrozzone) va invece rifondato – Qua svuotano tutto e centralizzano “a Bruxelles” anche l’aria. E fanno pure i “sicilianisti”!
Il prossimo obiettivo di questi rottamatori qual è? La Stazione di Granicoltura di Caltagirone? Mettiamo le mani avanti: se volete le barricate le faremo!
Sia chiaro: non per difendere un carrozzone, l’ESA, che ha cooperato di recente con ENI-VERSALIS al “progetto GUAYULE”, ma per rifondare una Idea sovranista di governo del Paesaggio agro-energetico siciliano. Sfidando apertamente la BANALITA’ del MALE.
Dicembre 2016. Alla prima Jurnata di Simenza, a Nuara, sui Nebrodi… ci siamo detti:
“Simenza è lievito profetico di una RiEvoluzione siciliana radicata in un PAESAGGIO MILLENARIO. Simenza non ha – né vuole avere – alcun “codice a barra”, non è all’asta “sul mercato”…Non è facile ma Caminamu ADDHITTA. La nostra stessa biodiversità umana e tecno-civile è già un MODO di ESSERE “CIVILTA’ SICILIANA”, ma anche FORZA operativa, lievito di trasformazione di una crisi storica in una possibilità di liberazione materiale e spirituale. Ci proviamo. Il gruppo TERRAELIBERAZIONE ha profetizzato per 30 anni l’urgenza di movimenti come SIMENZA. Ne serviranno altri – ma la via è questa.
Decolonizzare anche le FORME dell’AGIRE nello SPAZIO PUBBLICO siciliano…Se ci cercano da tutta Europa e dall’intera America latina – perfino dalla Patagonia – non è un caso. E’ la Via campesina che avanza originale nell’Arcipelago di Trinakria… E’ una alternativa radicale, pragmatica e r/esistente al Tempo convulso della “post-verità” – ultima sofisticheria dello spettacolo imperialista. Un modo biodiverso di concepire la Vita nella Vita. Ca Semu…Simenza”.
Vaticano, 4 gennaio 2017. L’editoriale dell’Osservatore Romano propone il nostro “modello siciliano SIMENZA” per la ricostruzione del paesaggio agrario e UMANO in Siria:
“In Sicilia provano a recuperare il patrimonio genetico della biodiversità frumentaria. I contadini dell’associazione Simenza mescolano e seminano le varietà con il metodo Ceccarelli, coltivano biologico e biodinamico. Pur compiendo il gesto più sacro dell’agricoltura, con quella semina rischiano di essere multati, perché non c’è ancora una normativa che preveda di mescolare e scambiare le sementi contadine. Eppure abbiamo imparato che la separazione genetica non ha mai portato buoni frutti, sia nelle relazioni biologiche, sia in quelle umane…”.
SIMENZA per RICOSTRUIRE. E che si parli del nostro condiviso e plurale movimento contadino SIMENZA sull’Osservatore Romano, organo della Santa Sede…ma chi ce lo doveva dire?.
Sulla Via di Damasco L’Espresso contro ci mancava!. “Per far pace in Siria? Corni di vacca e vesciche di cervo!”- L’Espresso, il “più influente settimanale italiano”, fa una caricatura strampalata dell’editoriale “steineriano” di Carlo Triarico:
“SEMI per ALEPPO”. Il suo vaticanista, Sandro Magister, si lancia in un attacco delirante – maturato negli abissi caotici di uno scientismo cieco e livoroso – passando sopra di noi e puntando al PAPA! Ne siamo onorati e per nulla sorpresi: i giganti di AgriFarma “comprano” da decenni l’intero circo massmediale e controllano governi e burocrazie pubbliche e “di categoria”. Non possiamo avere amici da quelle parti!.
Il “gioco” si sta facendo duro, più del nostro grano contadino di naturale evoluzione, boicottato dall’IMPERIALISMO e dai suoi STATI.
L’IMPERIALISMO E’ UN ESTINTORE di BIODIVERSITA’ sia in tempo di “Pace” che in tempo di Guerra. Dalla repressione sofisticata che ha colpito per decenni i GRANI SICILIANI ANTICHI – allo STERMINIO delle VACCHE MODICANE… la BIODIVERSITA’ SICILIANA è stata disintegrata da mezzo secolo di SPETTACOLO COLONIALE TOTALITARIO, un PENSIERO UNICO sponsorizzato dall’ENI e imposto dalle Università della Sicilia italienata, al costo di un fiume di miliardi europei della PAC erogati dall’AIMA prima, dall’AGEA poi. E’ stato però un SUICIDIO ASSISTITO -realizzato a “A KILOMETROZERO”.
E una sintesi plastica di questo “complotto” lungo 60 anni è nella MISURA 10.1.c del PSR.
E’ urgente svuotare almeno questa misura del Piano di Sviluppo Rurale (fondi europei per l’agricoltura: soldi nostri, riciclati dalla nostra IRPEF ecc, tanto per saperlo).
Ecco cosa propone la MISURA 10.1.c del PSR: se abbandoni il tuo terreno per sette anni a pascolo permanente ti diamo un premio…
Cioè:
288 euro ad ettaro se il tuo terreno si trova in montagna;
365 euro per ettaro se il tuo terreno si trova in collina;
370 euro per ettaro se si trova in pianura.
A questi 370 euro all’anno, per ettaro, si aggiunge poi il contributo AGEA – 230 – 290 euro per ettaro all’anno, e fa 600 euro per ettaro. Pensa tu: 600 euro all’anno per ogni ettaro di seminativo per restare in casa: col grano (sterile) a 20 cent al kilo, è un affare: una “proposta che non si può rifiutare”.
In appena un secolo, almeno un centinaio di “grani antichi” sono spariti dal PAESAGGIO siciliano. La GUERRA COLONIALISTA che ha desertificato la plurimillenaria biodiversità granicola siciliana è stata condotta dall’inizio degli anni Settanta, di concerto con le Università, attraverso la corruzione sofisticata che ha dopato di euro-contributi e “integrazioni” l’intero mondo dei produttori, impaludandoli nella dipendenza dai grani sterili.
(Per saperlo: nel 1981 c’erano 21.000 centri sementieri: oggi il 75% della produzione globale di sementi è concentrata in tre colossi: BAYER-MONSANTO, CHEM CHINA-SYNGENTA, DOW CHEMICAL).
Torniamo a noi. La superficie attualmente seminata a GRANI SICILIANI ANTICHI – profetici, semiclandestini e boicottati per decenni dalla LEGALITA’ COLONIALE – è di soli 3000 ettari su 280.000 ettari. Noi consideriamo SICILIANO AUTENTICO solo ed esclusivamente questo 1% del RACCOLTO 2016.
Le Regole dell’AGRObusiness IMPERIALISTA taroccano la QUALITA’ dei GRANI, trattano GRANO-MERCE, escludono i PRODUTTORI piccoli e medi. E’ urgente diffondere e difendere i GRANI SICILIANI ANTICHI nel respiro di una sovrana CULTURA AgroINDUSTRIALE e vaccinando il Cammino dalle ROBINSONATE bucoliche che vagheggiano reazionarie “economie di villaggio”. A kilometrozero c’è solo la FAME!
Intanto, tra “corni di vacca e vesciche di cervo”, DIPENDIAMO da Roma e Bruxelles, dalla Borsa di Chicago e da tre colossi globali dell’Agro-Farmaceutica.
Dipendiamo, appunto: anche per poter dire che la nostra millenaria SIMENZA è SIMENZA nostra millenaria. E che i GRANI SICILIANI ANTICHI sono ANTICHI, e perfino GRANI e addirittura SICILIANI. E Demeter e Kore, ovvio, erano tedesche!
E produciamo appena l’1% dei GRANI …Il 99% del grano prodotto in Sicilia è BAYER-MONSANTO & CHEM CINA-SYNGENTA, con le loro sementi sterili tricolorate da Coldiretti, che non ha ancora deciso cosa voglia fare veramente! In attesa di BARILLA – colosso dell’imperialismo alimentare italiano – che, dopo averli osteggiati, “scoprirà” anche i nostri grani antichi?
La focaccina Mulino Bianco-Barilla è venduta a 10,5 EURO AL KILO. Ed è “premiata” in Europa come “prodotto tradizionale dell’anno” (addirittura!). L’abbiamo testata, è “plastica”: de gustibus, ma se per imporla investono milionate in esoterica pubblicità alla famiglia felice… Quanto a Banderas, venderebbe anche “corni di vacca e vesciche di cervo”!. Il NEMICO E’ A CASA NOSTRA!.
E non ci facciamo illusioni: il 9 marzo 2018, per esempio, li abbiamo visti schierati a un convegno promosso dal Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A), Università degli Studi Catania. In collaborazione con: Newpharm srl, Crisma Grano Duro di Sicilia. Sponsor: Bayer-Monsanto, Arysta, Chem Cina-Syngenta.
Sia chiaro: non la museificazione della biodiversità, né la sua trasformazione in commodity per buyer “alternativi” – ma solo il suo ragionevole sviluppo di filiera agroindustriale – rievolverà il paesaggio umano ed economico delle campagne sovraniste, assicurando in primo luogo CIBO di QUALITA’ a prezzo ragionevole ai SICILIANI e agli ospiti del nostro Arcipelago.
Se il MERCATO E’ MONDIALE da secoli e a KILOMETROZERO c’è solo la FAME, va anche rilevato che l’EXPORT di MATERIA PRIMA è una dissipazione storica dell’Economia siciliana, non meno della cattiva importazione: un esempio, la SICILIA IMPORTA il 95% delle CARNI&MORTADELLE CHE CONSUMA. E’ l’ennesimo “MILIARDO PADANO” imposto e occultato nelle NEBBIE dello SPETTACOLO COLONIALE della SICILIAFRICA ITALIANA e delle sue 4 “VACCHE MAFIOSE”, al TEMPO del PROTETTORATO COLONIALE di BRUXELLES.
Non esiste una autentica zootecnia siciliana: il paesaggio produttivo siciliano è tutto da ripensare. La realtà produttiva siciliana è polverizzata all’inverosimile: 10.000 allevamenti di bovini e produce un 24% teorico di carni siciliane (già di per sé sarebbe un disastro).
Ma si tratta in larga misura di capi francesi importati vivi e macellati in Sicilia. Spesso un pascolo neanche lo vedono! Non costituiscono un “presidio del paesaggio”, non si nutrono di vegetazione autoctona, non si riproducono nel Terramare siciliano. Non sono dettagli. La Qualità è specificità.
Se solo un bovino su quattro – al consumo – è censito come “siciliano”; in realtà solo poche centinaia di capi – come la Modicana e la Cinisara – sono da considerare patrimonio zootecnico siciliano.
Ancora nel 1960 si contavano 125.000 di questi capi autoctoni. Dagli anni Sessanta se ne registra un calo drastico: fino ai 2000 di oggi, che diventano 650 se si prendono in considerazione soltanto gli animali allevati nella culla di origine.
Anche la modesta quota di “mercato delle carni” ufficialmente siciliana è dunque costituita in prevalenza da vitellini importati dal Nord Europa e ingrassati rapidamente – se non del tutto dopati – che vengono presto macellati senza aver mai visto un pascolo in vita loro.
Per ora ci fermiamo qui: ci stiamo lavorando affrontando problemi nuovi sul trentennale Cammino sovranista della nostra SIMENZA SALVATA. Nel permanere di un boicottaggio legislativo meno volgare, ma più sofisticato e pernicioso, la moda salutista e il mercato globale l’hanno “scoperta”: si apre una nuova fase che va compresa e affrontata senza imbucarsi strutturalmente in facili scorciatoie di “capitalizzazione” della MATERIA PRIMA (né di museificazione e folklorizzazione della biodiversità granicola). E’ un nuovo campo minato!.
Va aggirato creando in Sicilia una potente FILIERA AGRO-INDUSTRIALE e una BANCA di SVILUPPO del PAESAGGIO AGRO-ENERGETICO in modelli di socializzazione pianificata di tipo neo-federiciano. Il FUTURO della CIVILTA’ SICILIANA ha un CUORE ANTICO che batte sul CAMMINO del SICILIANU NOVU, che è contadino consapevole e marinaio lungimirante a prescindere dal mestiere che svolge. E “chi si fida delle etichette è perso!” (Lenin).
L’attuale CIVILTA’ UMANA – nella vasta fascia temperata che scorre dal Mediterraneo alla Mezzaluna Fertile – venne fondata dalla INVENZIONE-coltivazione-diffusione del GRANO e dell’ULIVO. L’autoimpollinazione dei grani ne facilitò – già ottomila anni fa – il miglioramento genetico e l’adattabilità a diversi microclimi. La crescita demografica che ne deriva determina lo sviluppo degli STATI e dell’espansionismo territoriale, non meno che delle grandi MIGRAZIONI. Nel TEMPO storico a kilometrozero c’è solo la FAME! Oggi è “fame moderna”: non che cambi granché per chi ce l’ha…
E’ il capitalismo, bellezza! Per questa ragione lo combattiamo sul Cammino internazionalista della SOVRANITA’ SICILIANA nel Mondo del Secolo XXI, che è la nostra PATRIA che abitiamo nel Tempo. Cibo ed Energia costituiscono un campo di battaglia cruciale nella Contesa GLOBALE che caratterizza l’Epoca dell’Imperialismo e delle sue GUERRE: monetarie e militari, energetiche e commerciali. ALIMENTARI e MEDIATICHE. Intanto, quando giungerà il TEMPO della PACE in SIRIA, il “miscuglio dei grani salvati” proveniente da Aleppo, custodito da 7 anni da Noi presso 7 aziende custodi della “Sicilia che R/Esiste”, verrà riconsegnato per riattivare una BUONA AGRICOLTURA nelle TERRE SIRIANE.
U SICILIANU NOVU è Testimone di un Tempo Oscuro che avvolge nelle tenebre coloniali l’ISOLA del SOLE.
U SICILIANU NOVU cammina già nel TEMPO PROFETICO in cui potremo RIEVOLVERE il PAESAGGIO MEDITERRANEO, ABBATTENDO i MURI sull’ACQUA e “MOLTIPLICANDO I PANI E I PESCI”.
A chi ci accusa di “fare filosofia” rispondiamo che ce lo prendiamo come un complimento, noi siamo FILOSOFI della TERRA, e comunque è sempre meglio fare filosofia che fare danno al Pianeta e all’Umanità, anche spacciando le pillole scadute di una scienza agro-farmaceutica dominata da Forza mentali asservite al Profitto, in un mercato che ci vede uscire dal panificio per entrare in farmacia!
Anche la Scienza è un campo di battaglia e – sia chiaro – noi non siamo prevenuti, ma neanche disarmati, anche sul piano dell’analisi dei mercati e dell’ingegneria finanziaria… Simenza è CuSCIENZA siciliana nel Mondo caotico del Secolo XXI. E avrà vita fin quando saprà parlare a tutti sviluppando una sua Filiera produttiva certo, ma soprattutto una sua Filosofia della Terra.
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