Oggi, 25 febbraio, ricorre la nascita di Mario Rapisardi, poeta, traduttote e docente universitario. Nato a Catania nel 1884, è sepolto sepolto nel cimitero monumentale di Catania, nel “viale degli uomini illustri”, dove riposano, tra gli altri, anche Giovanni Verga e Federico De Roberto
Mario Rapisardi nacque Catania il 25 febbraio 1844, dove morì il 4 gennaio 1912. Fu poeta, traduttore e docente universitario.
Lettore di Alfieri, Monti, Foscolo, Leopardi, nel 1863 pubblicò un volumetto di versi, intitolato Canti. Nel 1865 si recò per la prima volta a Firenze, dove in seguito ritornerà spesso, quasi tutti gli anni. Vi conobbe Giovanni Prati, Niccolò Tommaseo, Atto Vannucci, Pietro Fanfani, Andrea Maffei, Giuseppe Regaldi, Erminia ed Arnaldo Fusinato, Francesco Dall’Ongaro, Terenzio Mamiani e altri ‘illustri e buoni’, come li chiamò più tardi.
Nel 1868 pubblicò a Firenze La Palingenesi, poema nel quale auspicava un rinnovamento religioso dell’umanità,
Nel 1872 pubblicò a Pisa la raccolta di liriche Ricordanze, ispirata alla poetica di Giacomo Leopardi.
Nel 1877 pubblicò a Milano Lucifero, poema in cui esaltava il trionfo del razionalismo sulla trascendenza. L’arcivescovo di Catania, scandalizzato dall’accoglienza riservata al poema, ordinò bruciare il libro anticlericale.
Nel 1878 fu nominato ordinario di letteratura italiana all’Università di Catania, essendo Ministro della Pubblica istruzione Francesco De Sanctis.
Nel 1879 pronunciò all’Università di Catania il discorso inaugurale dell’anno accademico, Il nuovo concetto scientifico, che dimostra un particolare coraggio per essere stato letto dal Rapisardi “dinanzi le Autorità, e in questo paese e in quella occasione solenne”.
Nel 1880 pubblicò a Milano la traduzione della Natura di Tito Lucrezio Caro.
Rifiutò la candidatura offertagli dal collegio elettorale di Trapani con ben 6200 suffragi, cifra allora straordinaria, accusando la sua debole salute, l’insufficienza dei suoi studi e l’indole “aliena da negozi politici”.
Nel 1887 pubblicò a Catania Le poesie religiose, nelle quali è vagheggiata una religiosità di stampo panteistico. Nel 1888 fu incriminato dalla magistratura di Venezia per la poesia sociale Duetto.
Nel 1894 pubblicò il poema Atlantide, satira e caricatura dei letterati del tempo e dove canta varie figure della cultura (Darwin, Marx, Newton). Venne attaccato da alcuni socialisti, per aver consigliato la calma durante i famosi moti di Sicilia (I Fasci siciliani) e rispose che quei moti gli sembravano “intempestivi”, mancavano di un “programma comune” e di capi efficienti e che egli si era fatto “moderatore” non “pacificatore”.
Nel 1909 rispose ad un messaggio inviatogli dal futurista Filippo Tommaso Marinetti, sostenendo che “L’obbligo del poeta non è di fondar nuove scuole o di aggregarsi alle antiche; egli ha il dovere di esprimere se stesso e di rappresentare la realtà come egli la vede e la sente, con tutta sincerità, col calore e il colore dell’anima sua”.
Così rifiutò di aderire al movimento futurista, così come aveva rifiutato di aderire alla Scapigliatura.
Morì nel 1912 a Catania: al suo funerale, di fronte al municipio, parteciparono oltre 150.000 persone. Catania tenne il lutto per tre giorni. Nonostante questo, a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche poiché riconosciuto come massone e “irreligioso”, la sua salma – sommariamente imbalsamata – rimase insepolta per quasi dieci anni in un magazzino del cimitero comunale.
Infine, nel 1921, verrà sepolto nel cimitero monumentale di Catania, nel “viale degli uomini illustri”, dove riposano, tra gli altri, anche Giovanni Verga e Federico De Roberto.
Rapisardi pensava che la scuola fosse un istituto di massima importanza nella vita pubblica, che essa dovesse essere fucina di valori morali e palestra di educazione delle giovani generazioni, riteneva che la scuola non potesse essere estranea alla vita, se di essa non si vuol fare un esercizio di espiazione ovvero un museo di fossili.
“Amate la verità più della gloria, più della pace, più della vita. Fate di essa la vostra spada e il vostro scudo”.
Fonte Wikipedia
Foto tratta da vivict.it
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