Oggi, 18 febbraio, ricorre l’anniversario della nascita – avvenuta a Sant’Agata di Militello, nel 1933 – di Vincenzo Consolo, uno degli scrittori siciliani più originali del ‘900 e dei primi anni del 2000. Lo ricordiamo avvalendoci delle informazioni riportate da Wikipedia
Oggi ricordiamo Vincenzo Consolo, nato a Sant’Agata di Militello, 18 febbraio 1933 e morto Milano il 21 gennaio 2012, un grande siciliano, uno tra i maggiori narratori italiani contemporanei.
Dopo le scuole superiori, Consolo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano, ma si laurea, con una tesi in filosofia del diritto, all’Università di Messina.
Nel 1963 esordisce con il suo primo romanzo, La ferita dell’aprile, squarcio sulla vita di un paese siciliano movimentato dalle lotte politiche dei primi anni del dopoguerra.
I suoi riferimenti umani e letterari, in quella stagione, sono lo scrittore Leonardo Sciascia e il poeta Lucio Piccolo.
Nel 1968, avendo vinto un concorso alla RAI, si trasferisce a Milano, dove ha vissuto e lavorato fino alla sua morte, svolgendo un’intensa attività giornalistica, con lunghi soggiorni nel paese d’origine.
Nel 1975 segue, come inviato a Trapani del quotidiano L’Ora (con cui collabora dal 1964) il processo al “mostro di Marsala”.
La vera rivelazione arriva nel 1976, con Il sorriso dell’ignoto marinaio, singolare ricostruzione di alcuni eventi svoltisi nel nord della Sicilia al passaggio dal regime borbonico a quello unitario e culminati nella sanguinosa rivolta contadina di Alcara Li Fusi nel maggio 1860.
Un anno dopo, nel 1977, Consolo diviene consulente editoriale della Einaudi per la narrativa italiana, insieme, tra gli altri, a Italo Calvino e Natalia Ginzburg.
Tra le altre sue opere principali: Retablo (1987), Nottetempo, casa per casa (1992). Tra i racconti: Le pietre di Pantalica (1988).
Nel 2007 ha ricevuto la laurea honoris causa in Filologia moderna dall’Università di Palermo (nella stessa giornata, insieme a Luigi Meneghello). La sua ultima opera è Il corteo di Dioniso (2009).
Insieme a vari premi ricevuti nel corso degli anni, ha vinto nel 1992, con Nottetempo, casa per casa, il prestigioso Premio Strega e nel 1994 il Premio Internazionale Unione Latina per l’insieme della sua opera.
I suoi libri sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, olandese, rumeno, catalano. Muore il 21 gennaio 2012 a Milano all’età di 78 anni, dopo una lunga malattia.
Il rapporto con la Sicilia – Consolo, come tanti scrittori siciliani moderni, scrive costantemente della sua terra d’origine, traendo spunto dal materiale autobiografico relativo alla sua infanzia e giovinezza “isolana”. Ciò gli ha permesso di ricostruire nelle sue opere momenti e vissuti personali attraverso il “filtro” di un particolare tipo di memoria che si tinge di nostalgia.
Questa posizione di distanza materiale e vicinanza affettiva sembra provenire insieme da un rapporto di amore e odio con la Sicilia, e da una doppia esigenza artistica e conoscitiva.
Da una parte la distanza consente una messa a fuoco migliore e più oggettiva della realtà siciliana, che può essere giudicata più chiaramente anche perché posta in relazione con quanto accade nel “continente”. Da un’altra parte però, la terra dell’infanzia e di un passato ancora più remoto, ricostruita sul filo della memoria personale, diviene un luogo forse idealizzato dal ricordo e dalla nostalgia, ma anche per questo capace di diventare un termine di paragone per rilevare la violenza del tempo e le trasformazioni che devastano un mondo ingiusto, ma comunque carico di valori positivi, per sostituirlo con un mondo non meno ingiusto e per di più impoverito sul piano umano.
Foto tratta da lavocedinewyork
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