Chi pensava di aver trovato posto in una formazione politica alternativa al PD di Renzi è stato servito. I siciliani, ad esempio, si dovranno ‘sciroppare’ Gugliemo Epifani, che con la Sicilia non ha nulla a che spartire. Ma è così in quasi tutta l’Italia. Seggi sicuri solo ai ‘paracadutati’ di D’Alema e Bersani. E i territori? Umiliati!
E’ normale che la ‘sinistra’ post comunista debba trattare la Sicilia come una terra priva di una classe dirigente in grado di decidere da sé? La storia non è nuova: nel vecchio Pci c’era il ‘Centralismo democratico’: si poteva discutere, ma poi decideva la maggioranza (romana). Tutto sommato, nell’Isola, ai tempi del Partito comunista, al momento delle elezioni, in lista andavano sempre i siciliani, tranne poche eccezioni. Dalla Bolognina in poi la situazione è andata deteriorandosi e tra Ds e PD i ‘paracadutati’ non si contano più! La cosa incredibile è che, tale vezzo, è stato mutuato da Liberi e Uguali che, nella lista proporzionale per la Camera della Sicilia orientale, tra le proteste della base, si accinge a candidare Guglielmo Epifani!
Domanda: cosa c’entra con la Sicilia l’ex segretario nazionale della CGIL? Nulla! Ma è un sodale di Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani: e i siciliani – quei siciliani che voteranno Liberi e Uguali, ammesso che siano tanti – si dovranno adeguare!
Insomma, più passano le ore e più il partito di D’Alema e Bersani mostra il suo vero volto: quello di una corrente del PD contraria a Renzi che ha, come missione, quella di recuperare i voti dell’elettorato che non ne vuole più sapere di votare per il PD renziano.
L’obiettivo finale potrebbe essere quello – voti permettendo – di un Governo PD, Forza Italia Liberi e Uguali più altre ‘frattaglie’ raccolte qua e là con D’Alema ago della bilancia, pronto a chiedere la testa di Renzi.
E se mancheranno i voti? Intanto ci provano. Ma questo significa che, in tutti i collegi i posti disponibili debbono andare ai fedelissimi di D’Alema e Bersani.
Così, le polemiche che in queste ore stanno esplodendo in Sicilia, con la base di Liberi e Uguali che si ribella ai ‘capi’, in realtà vanno in scena in tutta l’Italia.
In Sicilia gli illusi che si sono raggruppati attorno a Piero Grasso – che contrariamente a quello che ha lasciato intendere (“Comando io”) non ha alcuna voce in capitolo – si sono riuniti a Enna e hanno stilato un documento diffuso dall’ANSA:
”Nel ribadire il pieno e totale sostegno alla proposta di Liberi e Uguali Con Grasso Presidente come unico progetto in grado di ridare slancio, spazio e voce ai temi del lavoro, dei diritti, della legalità il Coordinamento Regionale di Art1-Mdp-LeU della Sicilia, riunito a Enna, ritiene, altresì, di formalizzare il radicale dissenso sui criteri e sui metodi utilizzati dalla commissione elettorale nazionale per la definizione delle liste in Sicilia”.
”Non ci si riconosce – si legge sempre nel documento – in criteri e metodi che negano i principi fondanti di trasparenza e di rappresentatività di LeU, mortificano larga parte dei territori e deprimono le importanti energie positive presenti in tutte le provincie siciliane. In questi mesi, in tutto il territorio siciliano, pur tra oggettive difficoltà organizzative è stato prodotto uno straordinario lavoro di costruzione di un movimento, riavvicinando e rimotivando militanti e attivisti; di ricostruzione di una forte identità politica e valoriale: con le scelte assunte tutto questo rischia di essere devastato e umiliato”.
”Di questo rischio – conclude la nota – il gruppo dirigente nazionale di LeU riteniamo non possa assumersi questa pesante responsabilità e da subito chiediamo spiegazioni alle strutture e ai responsabili nazionali di Art1 Mdp. Chiediamo, quindi, un autorevole intervento del Presidente Grasso e, data la gravità della situazione, un urgentissimo incontro con il gruppo dirigente nazionale di Mdp con il coordinamento regionale e i 9 coordinatori provinciali. Altrimenti decideremo immediate iniziative”.
Il 28 gennaio Piero Grasso sarà a Palermo. Ci sarà un chiarimento politico? Ma cosa c’è ancora da chiarire se è già tutto chiaro? Si sa che lo stesso Grasso sarà candidato a Palermo, mentre il parlamentare nazionale uscente, Erasmo Palazzotto, sarà candidato nell’uninominale di Palermo e Capaci (San Lorenzo).
Che dire? Che Claudio Fava e Ottavio Navarra, con la lista Cento Passi hanno fatto veramente un ‘ottimo’ lavoro: coloro i quali hanno creduto in un progetto alternativo al PD sono stati riportati nel PD 2 di D’Alema e Bersani! Ennesima testimonianza del fallimento della sinistra in Sicilia!
Abbiamo parlato dei malumori che si registrano in tutta Italia. Perché la linea scelta da D’Alema e Bersani di mettere in lista solo proprio sodali, ‘paracadutandoli’ là dove ci sono posti e voti disponibili (ma davvero D’Alema e Bersani pensano che chi era stufo dei metodi di Renzi accetterà gli ‘ordini’ di D’Alema, alla faccia della valorizzazione dei territori?).
Huffpost, in un lungo articolo, racconta quello che sta succedendo dentro Liberi e Uguali in tutta Italia, non senza un po’ di ironia:
“Liberi, forse. Ma Uguali no – scrive Huffpos -. Perché qualcuno, come nel romanzo di Orwell, è più uguale degli altri, in queste liste che certificano, complessivamente, un progetto sul punto di implodere. Pietro Grasso, leader calato dall’alto, planerà su due proporzionali sicuri, in Sicilia e nel Lazio. E al momento non risulta candidato, unico leader nel panorama nazionale, in nessun collegio uninominale”.
Nell’articolo si legge di “un clima pesante, carico di tensione”, con la “rivolta dei territori”. D’Alema e Bersani hanno ricevuto “lettere e documenti di dissenso dalle regioni, dove sono paracadutati diversi big da garantire”.
Altro che alternativa ai metodi di Renzi che decide senza ascoltare nessuno! Insomma, anche D’Alema e Bersani decidono, proprio come Renzi, ignorando le istanze locali.
“In Sardegna, in queste ore – scrive Huffpost – c’è il rischio che la lista non sia presentata: il casus belli è stata l’esclusione di due uscenti, Yuri Marcialis e Michele Piras, e l’imposizione dall’alto di Claudio Grassi, il responsabile organizzazione di Sinistra Italiana, nato a Reggio Emilia”.
Quello della sardegna non è un caso isolato. “Dall’Abruzzo – prosegue l’articolo – è partito un documento per esprimere ‘indignazione e rabbia’ di fronte a ‘due capolista imposti con inaccettabili forzature da parte del gruppo dirigente’. Il primo è Celeste Costantino, nata a Reggio Calabria e residente a Roma. L’altro è Danilo Leva, molisano. Mentre non compare nelle liste il deputato uscente, alla prima legislatura, Gianni Melilla. Stesso andazzo in Sicilia e Calabria, dove Nico Stumpo si è candidato, per sicurezza, capolista in entrambi i proporzionali”.
Così apprendiamo che gli elettori siciliani di Liberi e Uguali, oltre a votare il signor Epifani, dovrebbero votare anche Nico Stumpo!
L’articolo di Huffpost racconta:
“Qualcuno, al termine dell’ennesimo tavolo, ha urlato: “Io me ne vado alla lista di Potere Al Popolo”.
La lista di Potere Al Popolo è, invece, una lista di sinistra realmente alternativa al PD.
Sardegna, Abruzzo, Calabria, Sicilia e Campania sono le Regioni che dovrebbero adeguarsi ai ‘paracadutati’. Sarà così?
“Sta per partire un documento – dice più di un parlamentare all’Uffpost – indirizzato a Roma anche sul tema dell’esclusione di Antonio Bassolino. Accolto trionfalmente alla festa nazionale di Mdp a Napoli, l’ex sindaco al momento è bloccato da un veto di Sinistra Italiana. E non troppo difeso neanche da Grasso, il quale ha impostato la sua discesa in campo un po’ alla Renzi, come ha scritto il direttore della rivista ItalianiEuropei, Peppino Caldarola: ci sono io, gli altri facciano un passo indietro”.
Più passano le ore, più Liberi e Uguali mostra il suo vero volto, uguale, nei metodi, al PD di Renzi.
“È qualcosa di più di una fisiologica fibrillazione questa rivolta dei territori – scrive l’Huffpost -. Pippo Civati, tra i più arrabbiati, è sbottato al termine di una riunione: ‘Queste liste sono una schifezza. Avevamo detto: rispettiamo il criterio di territorialità per essere diversi dagli altri; no a pluricandidature; no a eccessive deroghe”.
Tutte chiacchiere. “A scorrere le liste – leggiamo sempre nell’articolo – l’unico ad aver rispettato questa impostazione è Massimo D’Alema. Il quale sarà candidato all’uninominale di Gallipoli e al proporzionale della stessa zona, il Salento, entrambi insicuri secondo gli ultimi sondaggi. Senza paracaduti in altre regioni più sicure, come fanno i capi politici che si rispettano, perché un leader non ce la fa significa, semplicemente, che non è un leader. Ad un collega di partito ha consegnato una battuta fulminate, a proposito di apertura e rinnovamento delle liste: ‘Qua l’unico della società civile sono io, diciamo, visto che non sono uscente…”.
Piccolo particolare: D’Alema è pugliese e quindi corre nel suo collegio.
Anche Bersani ed Vasco Errani correranno nei propri territori, il primo a Bologna alla Camera, il secondo al Senato e nel proporzionale in Emilia Romagna.
“Il resto – leggiamo sempre su Huffpost – è una girandola di paracaduti. Laura Boldrini è candidata alla Camera in ben quattro listini proporzionali in Lombardia, tra cui quello super-sicuro di Milano e, con molta probabilità all’uninominale, a Pesaro. Al Senato, in due listini, compare invece Francesco Laforgia, il capogruppo uscente, ma alla Camera. In due listini lombardi dietro il nome della Boldrini compare quello di Alessio Pasquini, fidato collaboratore-portavoce di Pietro Grasso, secondo la più classica delle abitudini, in voga in tutti i partiti, di garantire il proprio staff. Nomina garantita che ha prodotto più di qualche malumore interno: abbiamo trasformato – dicono i maligni – il Rosatellum in Porcellum, con il leader che nomina i suoi”.
“Gli altri iper-garantiti in quota Grasso – prosegue l’articolo – sono l’ex presidente di Legambiente Rossella Muroni, in ben tre listini proporzionali (sicuri) in Puglia, l’avvocato Anna Falcone, uno dei volti della campagna per il no al referendum, garantita in Friuli e a Sondrio in Lombardia, e non in Calabria regione di cui è originaria”.
E il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo? Dovrebbe essere candidato in Sicilia, no? Invece è finito in Lombardia!
Un posto garantito anche per Claudio Riccio, che lavora nella comunicazione di Sinistra Italiana (ed è anche nella segreteria nazionale). Meno garantito Piero Martino, parlamentare uscente, già portavoce del PD di Franceschini e ora capo della comunicazione di Liberi e Uguali.
Così monta la rivolta di chi ha aderito a Liberi e Ugiali e oggi si sente usato e preso in giro:
“Con questa legge elettorale – scrive Huffpost – di sicuri ci sono solo alcuni capilista nel proporzionale, perché non sai dove scattano i secondi. È chiaro che i leader si candidano in più parti, ma c’è un pezzo della nomenklatura, al netto dei leader, che si è iper-garantita in modo eccessivo, mettendosi ovunque, perché i posti sono pochi, una quarantina tra Camera e Senato. E gli altri rischiano”.
Resta da capire, adesso, se chi aveva creduto in Liberi e Uguali è ancora disposto a garantire gli amici di D’Alema, di Bersani e qualche amico di Piero Grasso.
La risposta dopo il voto…
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