Rifiuti: ecco come i ‘capi’ del centrodestra hanno provato a ‘incaprettare’ politicamente Figuccia

31 dicembre 2017

Avrebbe dovuto essere la ‘vendetta’ di Gianfranco Miccichè nei confronti dell’ormai ex assessore Figuccia. Ma quest’ultimo, fiutata la trappola, ha dato scacco a Miccichè e a Musumeci. Ora il presidente della Regione, che ha perso un mese di tempo prezioso, corre ai ripari nominando Cocina. Ma ormai è tardi. La crisi dei rifiuti esploderà. A partire da Palermo. Nei prossimi mesi ci saranno i ‘botti’. Le responsabilità (e gli affari) del centrosinistra

Rifiuti in Sicilia: il Governo regionale di Nello Musumeci batte un colpo e nomina Salvo Cocina – dirigente regionale, ingegnere, alle spalle una grande esperienza nella Protezione civile, grande esperto in raccolta differenziata – al vertice del dipartimento regionale che si occupa di rifiuti. Cocina prende il posto di Gaetano Velastro, che qualche tempo fa aveva sostituito Maurizio Pirillo.

La nomina di Cocina è la mossa disperata di un Governo regionale già nel pallone. Questo cambio avrebbe dovuto essere attuato subito. Arriva così in ritardo perché, con molta probabilità, i ‘capi’ del centrodestra siciliano avrebbero voluto ‘bruciare’ l’ex assessore con delega ai Rifiuti, Vincenzo Figuccia, magari addebitandogli la responsabilità della crisi dei rifiuti che sta per esplodere in Sicilia, se è vero che quali tutte le discariche sono sature.

L’ormai ex assessore Figuccia avrebbe dovuto diventare il capro espiatorio di quel disastro ecologico che si chiama Bellolampo, la discarica di Palermo in ‘emergenza’ dal 1986. Una discarica che è ormai alla sesta vasca satura, in attesa di una settima vasca che non vedrà la luce prima di un anno.

Per la cronaca, Bellolampo non riceverà più i rifiuti dei Comuni del circondario: rifiuti che non avrebbe mai dovuto abbancare proprio perché era già ai limiti.

Nelle polemiche che stanno accompagnando e che accompagneranno nelle prossime settimane la discarica di Bellolampo avrebbe dovuto restare invischiato l’ex assessore Figuccia. Ma la ‘vendetta’ di Forza Italia – partito che Figuccia ha abbandonato, sbattendo la porta in faccia al coordinatore-commissario di questo partito in Sicilia, Gianfranco Miccichè – non è riuscita, perché lo stesso Figuccia ha capito l’antifona e ha lasciato il fuoco nelle mani del presidente della Regione, Nello Musumeci, e dei capi del centrodestra, che adesso dovranno fronteggiare uno scenario di emergenza che andrà aggravandosi nelle prossime settimane con un crescendo rossiniano.

Quello sui rifiuti è il più insidioso fra i ‘trappoloni’ che il passato Governo di centrosinistra ha lasciato al nuovo Governo regionale.

Proviamo a riassumere, per grandi linee, quello che è successo in questo settore dal 2008 ad oggi.

Nel 2008 – l’infelice anno del ribaltone di Raffaele Lombardo, diventato presidente della Regione con i voti del centrodestra per poi governare con il centrosinistra – la raccolta differenziata, in Sicilia, era in grande crescita.

I Governi regionali di Totò Cuffaro, pur avendo puntato sui termovalorizzatori (grande pentolone chi vugghia pi tutti…), non ostacolarono la crescita della raccolta differenziata.

I Governi di centrosinistra, arrivati subito dopo Cuffaro, hanno invece puntato tutto sulle discariche. Ricordiamo che i ‘filosofi’ di Confindustria Sicilia hanno accompagnato – abbagnannuci ‘u pani – sia il Governo Lombardo, sia il Governo di Rosario Crocetta.

Crocetta,in realtà, appena nominato, aveva cercato di mitigare il peso dei ‘Signori delle discariche’, nominando assessore con delega ai Rifiuti il magistrato Nicolò Marino. E Marino, in effetti, ha provato a ridurre il peso delle discariche, o meglio, di chi faceva e fa ancora affari con le discariche.

Ma Marino ha perso la sua battaglia, che poi era la battaglia della Sicilia che avrebbe voluto ridurre il peso dei ‘Signori delle discariche’. Crocetta e il PD hanno messo fuori dal Governo regionale Marino. Questa è storia. Questa, piaccia o no, è la ‘sinistra di governo’ in Sicilia.

Il paradosso – tutto siciliano – è che, mentre il Governo dell’Isola si sbarazzava dell’assessore Marino, ‘bestia nera’ dei ‘Signori delle discariche’, il dipartimento regionale che si occupa dei rifiuti, utilizzando gli affidamenti diretti (senza evidenza pubblica), finanziava una caterva di impianti di compostaggio quasi tutti lasciati a metà.

Per la cronaca, gli impianti di compostaggio servono per effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti.

Con molta probabilità, per capire quante decine (forse centinaia) di milioni di euro sono stati spesi fino ad oggi in Sicilia per i centri di compostaggio ci vorrebbe un’inchiesta parlamentare.

Su questo argomento è agli atti un’interrogazione presentata al Parlamento nazionale dai deputati del Movimento 5 Stelle (COME POTETE LEGGERE QUI).

Nel 2015 finisce la ‘festa appaltizia’ (leggere affidamenti senza evidenza pubblica), perché un emendamento presentato alla Camera dalla parlamentare nazionale eletta in Sicilia, l’ex grillina Claudia Mannino, ha posto fine alla gestione commissariale dei rifiuti che andava avanti dalla fine degli anni ’90 del secolo passato: proprio quella gestione commissariale che consentiva gli affidamenti diretti per la realizzazione dei centri di compostaggio (lasciati quasi tutti a metà) a colpi di decine, forse centinaia di milioni di euro.

Nel frattempo il Governo regionale di centrosinistra – con l’eccezione di alcuni piccoli Comuni – ha proseguito ‘allegramente’ con le discariche, tra le proteste gli abitanti di Misterbianco, di Motta sant’Anastasia, di Lentini, di Siculiana, di Montallegro e via continuando.

La gente protesta perché non vorrebbe essere avvelenata: ma, come si dice dalle nostre parti, i picciuli su picciuli: e siccome nella TARI (Tassa per l’immondizia) c’è una voce dedicata alle discariche… Insomma, l’arricchimento dei ‘Signori delle discariche’ è stato pagato dagli ignari cittadini siciliani con la TARI. Anche questa è storia.

Chi è che poteva fermare ‘I signori delle discariche’? Agli atti c’è anche un’inchiesta della magistratura, con un po’ di rivuggio dalle parti di Catania e negli uffici dell’assessorato meno ‘illuminato’ della Regione siciliana: l’assessorato al Territorio e Ambiente che, tanto per creare artatamente il caos, divide le competenze in questo settore con l’assessorato che ha la delega ai rifiuti.

Un’inchiesta sulla raccolta dei rifiuti è stata aperta lo scorso anno anche dalla magistratura di Palermo (COME POTETE LEGGERE QUI).

Nessuno, fino ad oggi, ha fermato le discariche, né i personaggi e gli affari che stanno dietro alle stesse discariche.

Il passato Governo di centrosinistra è andato avanti chiudendo e riaprendo le discariche. Del resto, i ‘capi’ di questo schieramento politico sapevano che avrebbero perso le elezioni dello scorso 5 novembre: così, con senza delle istituzioni e di rispetto per i cittadini siciliani hanno lasciato gli ‘augelli senza zucchero’ al Governo successivo, che pensavano dovesse finire ai grillini.

Per completezza d’informazione va detto che l’ingegnere Cocina – gran persona per bene – mentre c’era chi sguazzava con le discariche, ha provato a far decollare, fin dove gliel’hanno consentito, la raccolta differenziata dei rifiuti.

Ma la scorsa estate – chissà perché e chissà chi è stato – una serie di incendi ha distrutto alcuni centri di compostaggio della Sicilia.

Il più grave – e più eclatante – si è verificato nei primi giorni di luglio dalle parti di Grammichele, provincia di Catania: in fiamme è andato il più importante centro di compostaggio della Sicilia: quello di Katatinpianti (COME POTETE LEGGE QUI).

A fine luglio ennesimo incendio nel settore dei rifiuti. L’ingegnere Salvo Cocina annota sulla propria pagina facebook:

“C’e davvero in atto una strategia contro la recente crescita della differenziata in Sicilia? Amministratori, tecnici, Comuni e Regione, associazioni… stiamo dando davvero fastidio mettendo in discussione interessi intoccabili? Oggi incendio impianto di Alcamo, mese scorso incendio impianto compostaggio di Grammichele e piattaforma Pieco a Patti, chiusura impianti di compostaggio di Ramacca e Joppolo, chiusura piattaforma di Messina-Pace, campagna di stampa contro ‘plastica, carta e vetro raccolto separatamente sono mischiate e vanno in discarica’. Per finire coincidenza con sentenza del TAR a favore della discarica di Motta!”. (QUI L’ARTICOLO PER ESTESO).

Siamo arrivati ai giorni nostri. Nel novembre 2016 primo allarme sulla discarica di Bellolampo, a Palermo (COME POTETE LEGGERE QUI).

Un anno dopo si scopre che la discarica di Bellolampo è quasi satura. Andrebbe chiusa, ma di chiuderla non se ne parla, perché le amministrazioni comunali di centrosinistra di Leoluca Orlando (1993-2000), le amministrazioni di centrodestra di Diego Cammarata (2001-2011) e, ancora, l’amministrazione comunale di Orlando (2012-2017) non hanno fatto una mazza per la raccolta differenziata dei rifiuti.

Anzi, l’amministrazione Orlando, nel dicembre del 2015, ha chiuso l’Isola ecologica, indispensabile per attuare la raccolta differenziata: fatto denunciato dall’allora vice presidente del Consiglio comunale, Nadia Spallitta (COME POTETE LEGGERE QUI).

Morale: nuovo allarme per la discarica di Bellolampo (COME POTETE LEGGERE QUI).

Succederà qualcosa? Lo scorso 13 dicembre scriviamo il seguente articolo:

Discarica di Bellolampo: si va verso il disastro, ma non gliene frega niente a nessuno!

Il 13 dicembre Nello Musumeci è già presidente della Regione. Si va verso la formazione del nuovo Governo regionale. Per l’assessorato con la delega ai rifiuti viene indicato Figuccia.

Al ‘trappolone’ preparato dal passato Governo regionale per il nuovo Governo si aggiunge il ‘trappolone’ per provare a ‘bruciare’ Figuccia.

Come già ricordato, Figuccia capisce il gioco e restituisce la ‘cortesia’ al presidente Musumeci, complice anche la scelta di Gianfranco Miccichè, nel frattempo eletto presidente del Parlamento siciliano, di aumentare le indennità agli alti dirigenti di Palazzo Reale: progetto, questo, che non è stato affatto messo da parte, ma che vedrà la luce, zitto tu e zitto io, il prossimo anno.

Il tentativo, fallito, di ‘bruciare’ Figuccia ha fatto perdere al Governo oltre un mese di tempo. Infatti, quando l’ex assessore ha deciso di non farsi ‘incaprettare’ dagli intelligenti ‘capi’ del centrodestra siciliano, il presidente Musumeci ha rotto gli indugi e ha nominato Cocina.

Ma l’ha fatto, per l’appunto, dopo aver soffiato nel vento per un mese.

Che succederà nel futuro nel settore dei rifiuti della Sicilia? Ve lo racconteremo in un prossimo articolo.

Quello che possiamo anticiparvi è che i siciliani – oltre all’aumento di luce e gas, che costerà ad ogni famiglia 900 euro (ringraziate il Governo Gentiloni e votate per il PD alle elezioni politiche di marzo…) – pagheranno, a partire dalla metà del 2018, un aumento della TARI. L’importo non siamo ancora in grado di calcolarlo, ma sappiate che sarà un aumento ‘pesante’.

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