Diciamola tutta: Nello Musumeci, in Sicilia, non sta portando proprio nulla di nuovo. Con ‘Diventerà bellissima’ sta riciclando tutto e il contrario di tutto: ex democristiani, ex lombardiani, ex Forza Italia e, adesso anche Raffaele Stancanelli già pronto per le elezioni politiche nazionali
Il tocco finale ci mancava, in effetti. Ignazio la Russa, ‘Gnazio per gli intimi, quello di Muos di Niscemi (COME POTETE LEGGERE QUI), non poteva bastare. Per completare il quadro della destra siciliana che ritorna – e che, dall’Isola, punta a risalire per lo Stivale – non poteva mancare il secondo ‘Raffaele’ di Catania. Il ‘primo Raffaele’ dell’Etna, è noto, è l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo; il ‘secondo Raffaele’ etneo è Raffaele Stancanelli, che Nello Musumeci in persona ha voluto coordinatore regionale di Diventerà bellissima.
Gli ex democristiani si stanno riorganizzando per condizionare Berlusconi, tra Clemente Mastella in Campania, Raffaele Fitto in Puglia e Saverio Romano in Sicilia? E gli ex di Alleanza nazionale, nella nostra Isola, non vogliono essere di meno.
Tra l’altro, hanno anche il potere: la Regione siciliana. Ed è da qui che ripartiranno. E precisamente da Catania, città dove la destra ha una lunga storia. Della quale Musumeci, La Russa e Stancanelli sono stati, tra alti e bassi, protagonisti.
Fatti quattro conti e viste le facce, beh, possiamo affermare che in Diventerà bellissima, di nuovo, c’è veramente poco. Passi Musumeci: un po’ postdatato anche lui, certo: ma tutto sommato mai provato alla Regione. Stancanelli, però, è un già visto, provato e digerito.
Vuoi o non vuoi sono tornati. Se Berlusconi ha imposto Gianfranco Miccichè – prima alla guida di Forza Italia in Sicilia e poi alla presidenza del Parlamento siciliano con i voti del PD renziano – Musumeci e La Russa si presentano con Stancanelli. In entrambi i casi, l’eterno ritorno delle stesse facce.
Certo, Musumeci, La Russa e Stancanelli non hanno lo stile e la capacità oratoria dell’avvocato Gaetano La Terza. E nemmeno la fantasia di Vito Cusimano e di Enzo Trantino. Ma oggi la ruota della politica siciliana li ha premiati. Sono riusciti a ‘soffiare’ a Forza Italia la presidenza della Regione siciliana e hanno tutta l’intenzione di giocare una partita a tutto campo.
Nel centrodestra, certo. Ma pronti a contendere seggi agli azzurri e agli ex democristiani.
E’ questo, alla fine, il senso dell’incarico conferito a Stancanelli, personaggio buono per tutte le stagioni politiche, soprattutto per le peggiori.
Per essendo espressione della destra catanese, Stancanelli ha sempre tenuto uno stretto rapporto politico con il ‘primo Raffaele’ di Catania, il già citato Lombardo. Del quale la regione siciliana ricorda ancora i disastro amministrativi e finanziari provocati dal suo Governo.
Stancanelli è tra i protagonisti della prima vittoria delle destre siciliane alle elezioni regionali del 1996. E’ lui che, nel 2001, va ad occupare la poltrona di assessore regionale al Lavoro e alla Formazione professionale (branca dell’amministrazione che, con la vecchia legge regionale, veniva razionalmente e intelligentemente associata alle politiche del lavoro).
Raffaele Stancanelli – questo è un ‘merito’ che gli va riconosciuto – è il politico siciliano che mette la prima pietra per sfasciare la Formazione professionale dell’Isola. E’ con lui che prende corpo il lento e inarrestabile processo di decadimento di questo settore (che, in verità, era iniziato proprio con gli scandali della seconda metà degli anni ’90 dimenticati, protagonista l’allora Governo regionale di centrodestra).
Dopo di lui, alla Formazione, arriveranno altri assessori: e, tra questi, gli assessori del Governo di Raffaele Lombardo. E, negli ultimi cinque anni, gli assessori del Governo di Rosario Crocetta.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la Formazione professionale, in Sicilia, è scomparsa.
Nella sua carriera c’è anche, a partire dal 2004, la guida dell’assessorato regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali. Poi la rielezione all’Ars nel 2006 (il candidato di AN più votato nel collegio di Catania: oltre 16 mila voti).
Quindi, due anni dopo, l’elezione al Senato della Repubblica. Nello stesso anno viene eletto sindaco di Catania, ereditando un Comune finanziariamente disastrato (il suo predecessore, Umberto Scapagnini, Forza Italia, largheggiava un po’ nei conti).
Di quegli anni si ricorda uno Stancanelli uno e trino: sindaco di Catania e senatore della Repubblica: con il Nostro che non poteva mollare la prima poltrona e non voleva mollare la seconda. Sarà la Corte Costituzionale ad obbligare Stancanelli a lasciare lo scranno di Palazzo Madama.
Tra i fondatori di Diventerà Bellissima, Musumeci oggi sembra pronto per tornare al Parlamento nazionale. In un’intervista a Live Sicilia dice:
“Vogliamo essere anche nel Parlamento nazionale. Il sistema elettorale ci aiuta per quanto riguarda l’uninominale, che è un sistema che a noi piace. Noi vogliamo partecipare e dialogheremo con le forze del centrodestra. Siamo pronti a confrontarci con chi vuole un rapporto serio e programmatico con degli accordi nel plurinominale. Faremo una trattativa alta sulla politica, sui programmi, sulla visibilità del nostro movimento”.
Insomma, Musumeci, Stancanelli e ‘Gnazio sono pronti per le elezioni politiche nazionali. Il Rosatellum prevede un terzo di candidati nell’uninominale e i restanti due terzi nel proporzionale? E loro hanno pronti i candidati in entrambi i collegi.
Qui si apre una bella partita. Perché con Stancanelli in campo non è detto che Raffaele Lombardo – di nuovo in campo più pimpante che mai – mantenga la sua alleanza con la quarta gamba del centrodestra di Saverio Romano.
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