E’ inutile che i dirigenti del PD siciliano facciano finta che l’appoggio a Miccichè presidente dell’Ars sia solo un caso. Dopo otto anni di Governo della Regione i dirigenti di questo partito – che non rappresentano la base di sinistra, ma solo se stessi – non possono sopravvivere senza il potere. Il resto sono chiacchiere
Ipocrisia, ipocrisia e ancora ipocrisia. La recita, nel PD siciliano, dopo l’elezione di Gianfranco Miccichè presidente dell’Assemblea regionale siciliana, continua. Adesso anche i renziani prendono le distanze dall’appoggio fornito da quattro deputati di questo partito al candidato di Berlusconi e Renzi alla guida del Parlamento dell’Isola.
Adesso anche il parlamentare Luca Sammartino, esponente di una potente famiglia imprenditoriale di Catania, entrato nel PD dalla porta renziana tenuta aperta dal passato Governo regionale di Rosario Crocetta, si esibisce in un assolo pregoldoniano:
“L’area renziana del PD – dice Sammartino – era, fin dall’inizio e in linea con ciò che ha sempre fatto, favorevole ad un accordo istituzionale di alto profilo e contraria a qualsiasi accordo con i 5 Stelle proposto, invece, da altri esponenti del partito. Certificata l’impossibilità di un accordo che uscisse dalle logiche spartitorie, e fosse frutto solo dell’interesse della Sicilia, siamo confluiti su un candidato presidente espressione proprio dell’area renziana come Nello Dipasquale. Chi ha scelto diversamente nel segreto dell’urna si assume la responsabilità, personale e politica, delle sue scelte e dei suoi, eventuali, accordi sotterranei”.
“Non vogliamo, tuttavia, inscenare una caccia alle streghe che si concluderebbe facilmente con un risultato ovvio per chiunque sappia fare ‘due più due’ – aggiunge il rampollo dell’alta borghesia catanese esponente della ‘sinistra’ renziana in salsa sicula -. Non ci stiamo al gioco dei sospetti e ricordiamo, ancora una volta, che il candidato ‘tradito’ era il nostro. Continuare su questa polemica sarebbe sterile. E’ opportuno, invece, che si recuperi subito uno spirito di unità in Aula per la gestione delle Legislatura, nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione che sono profondamente diversi, ma entrambi importanti”.
Ora Sammartino vuole fare credere ai suoi elettori, che non sono pochi (a Catania è stato super-votato: mai, all’ombra dell’Etna, il PD aveva preso tanti voti), che il suo partito fa opposizione.
Ora il rampollo di una delle più importanti famiglie imprenditoriali catanesi ci vorrebbe fare credere che, nella sua provincia, lui tirerebbe la carretta dall’opposizione. E gli interessi che rappresenta?
Ma davvero c’è qualcuno che pensa che i ‘capi’ del PD siciliano, cresciuti dal 2008 ad oggi a pane & potere, sarebbero rimasti a ‘digiuno’?
La verità è che, in queste ore, tutti dimenticano che, tra il 2006 e il 2008, un ‘pezzo’ del centrosinistra ‘trescava’ con Gianfranco Miccichè, anche allora presidente dell’Ars.
Ancora: in tanti dimenticano che le elezioni regionali del 2008 furono un grande imbroglio politico ed elettorale: con il PD che, sottobanco, era d’accordo con il candidato presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che avrebbe vinto le elezioni con i voti del centrodestra per poi fare il Governo del ribaltone con il centrosinistra.
Di più: in tanti dimenticano che, poche ore dopo l’elezione di Lombardo alla presidenza della Regione, lo stesso Lombardo tenne una mezza conferenza stampa insieme con Gianfranco Miccichè, in fuga da Forza Italia, con la ‘benedizione’ di Berlusconi, dove, in tanti – Angelino Alfano in testa – chiedevano, per l’appunto, la sua testa.
In tanti dimenticano che Lombardo e il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia hanno governato quasi tre anni con in Giunta assessori di Gianfranco Miccichè (contro mezzo PD che faceva opposizione interna). Un Miccichè messo fuori dalla Giunta Lombardo quasi a fine legislatura (ma non dal Governo sostanziale della Sicilia), perché il PD aveva troppa fame di assessorati.
Il PD siciliano, dal 2008 ad oggi, ha sempre governato la Regione siciliana con il peggio della politica siciliana. Diventando, a propria volta, il peggio della politica siciliana. Trasformazione che non è stata né difficile, né faticosa, dal momento che, dal 2008 ad oggi, il PD dell’Isola ha selezionato, ‘rigorosamente’, una classe dirigente trasformista e legata al potere.
La scelta del PD di oggi è in perfetta coerenza con la storia di questo partito dal 2008 ai nostri giorni.
Nel 2008 il Partito Democratico della Sicilia – con la ‘benedizione’ di Berlusconi, che allora era Presidente del Consiglio – governava la Regione siciliana con Lombardo e Miccichè. E con l’avvocato Gaetano Armao assessore all’Economia.
Oggi il PD siciliano resta al Governo della Regione – anche se in modo trasversale – con Lombardo e Miccichè. E ancora con Armao assessore all’Economia.
In più c’è solo Nello Musumeci, ‘prigioniero politico’ di un’alleanza che non ha respinto, ma che ha cavalcato per farsi eleggere presidente della Regione con i voti degli ‘impresentabili’ targati Lombardo e Miccichè.
Chi legge altro in questa fase politica fa male i conti con il passato.
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