Calenda accusa la Sicilia: “Mai parlato con il suo Presidente”

11 dicembre 2017

Il ministro per lo Sviluppo economico parlando di questione meridionale, tira in ballo la  Regione siciliana accusandola, praticamente, di ‘strafottenza’. Poi si allarga un pochino: “Detesto la retorica meridionalista”. A cosa si riferisce? A chi gli ricorda che la questione meridionale non esiste nell’agenda della politica nazionale?

Di buono c’è che, seppur en passant, ammette le carenza delle politiche nazionali. Di brutto c’è che lancia un’accusa pesante alla Regione siciliana (anche da lui chiamata Regione Sicilia, ahinoi) e al Sud in generale su cui non ha tutti i torti.  Parliamo del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che stamattina, nel corso di un suo intervento ad un incontro organizzato dal quotidiano Il Mattino al teatro Mercadante di Napoli (“Avere 20 anni al Sud”), parlando di questione meridionale, tira in ballo la Sicilia accusandola, praticamente, di ‘strafottenza’ sui temi dello sviluppo:

“Le Regioni non sono tutte uguali. Con la Regione Campania – ha detto Calenda – abbiamo lavorato benissimo a costruire nuovi investimenti per rimettere in moto un pezzo di base industriale. Poi ci sono Regioni che non sono mai apparse al ministero dello Sviluppo economico. Io il presidente delle Regione Calabria l’ho visto una volta per sbaglio. Oppure il presidente della Regione Sicilia, non c’ho mai parlato, neanche per telefono. Allora qui non c’e’ solo un problema di mancanza della politica nazionale, ma c’e’ una grossa mancanza di meridionali efficienti nella politica locale”.

Pare abbastanza scontato che il suo riferimento sia da legare al precedente Presidente e non a quello appena insediato e, conoscendo i nostri polli, la sua dichiarazione non ci meraviglia più di tanto: abbiamo avuto modo di toccare con mano l’efficienza della politica del Governo Crocetta. In generale, poi, che al Sud troppo spesso la classe politica locale sia stata al servizio delle segreterie nazionali e non del territorio, è innegabile: Salvemini definiva questi politici “ascari” e abbondano ancora oggi.

Certamente Calenda è pur sempre espressione di un sistema politico che della questione meridionale se ne è sempre infischiato e di certo non possiamo accontentarci del suo vago riferimento alle mancanze della politica nazionale per inquadrare in maniera corretta e veritiera l’intera faccenda. L’argomento gli è così poco caro che, ancora una volta senza approfondire, dichiara di detestare “la retorica meridionalista”.

Di grazia, signor ministro, a cosa si riferisce? A chi ricorda che la questione meridionale è stata cancellata dall’agenda della politica nazionale?

Vogliamo sperare che non consideri tale l’affermazione di Luigi De Magistris, sempre stamattina al Mercadante di Napoli:

“Se vogliamo creare le condizioni di sviluppo – attacca de Magistris – dobbiamo evitare che gli enti locali vivano una perenne situazione di dissesto o predissesto. Così è impossibile creare qualità della vita e garantire i servizi. In questo senso è necessario rivedere alcune misure nazionali, perché c’è ancora troppa disparità tra Nord e Sud rispetto ai fabbisogni. Prendo atto che il premier Gentiloni ha detto che il Sud avrebbe bisogno di leggi speciali, ma finora abbiamo registrato leggi speciali per Roma e per Milano e un emendamento speciale per i trasporti di Torino”

Insomma, caro ministro, se è per lei è retorica meridionalista quella che le ricorda che gli investimenti pubblici vanno principalmente al Nord, non ci siamo proprio. Lei continuerà a parlare la sua lingua, noi la nostra. E se questo contribuirà, come teme lei, “a frammentare il Paese”, si ricordi che nulla può essere fondato sulle bugie. Nemmeno l’Unità.

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