Intervista al protagonista dell’associazione ‘Gli Irriducibili della Formazione professionale’, Gianfranco Bono. Che si chiede e chiede: “Nel caso dell’Isfordd, sono venute fuori queste notizie, mentre di altre vicende, non meno gravi dell’ente che vede coinvolto il neo parlamentare Tony Rizzotto, ancora non si sa nulla?”
Il ‘caso’ dell’Isfordd, l’ente di Formazione professionale finito nell’occhio del ciclone, fa discutere e riflettere. Soprattutto perché ad essere coinvolto è il parlamentare regionale appena eletto, Tony Rizzotto. Eletto, per la precisione, in una lista di centrodestra che vede assieme Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e la Lega di Salvini in versione siciliana.
Sta passando quasi sotto silenzio che Rizzotto, dirigente del Comune di Palermo, è stato anche presidente dell’Isfordd, sigla che sta per Istituto formativo per disabili e disadattati sociali. Si possono ricoprire entrambi i ruoli? Non ce lo siamo chiesti in un articolo (CHE POTETE LEGGERE QUI).
Ma c’è anche chi, osservando le polemiche esplose per il ‘caso’ Isfordd, pone altre questioni: è il caso di Gianfranco Bono, protagonista dell’associazione Gli irriducibili della formazione professionale.
Noi gli abbiamo posto alcune domande.
Allora Gianfranco Bono, ci racconta cosa pensa di questa storia?
“In queste ore mi sto ponendo una domanda: perché, nel caso dell’Isfordd, sono venute fuori queste notizie, mentre di altre vicende, non meno gravi dell’ente che vede coinvolto il neo parlamentare Tony Rizzotto, ancora non si sa nulla?”.
Ovvero?
“Allora, nel caso dell’Isfordd, alla fine, si tratta di mancati pagamenti di emolumenti a cinque dipendenti che, correttamente, si sono rivolti alla Giustizia. La stessa cosa è avvenuta in altri enti formativi molto più grandi: penso al CEFOP e allo IAL. Ebbene, delle cose strane avvenute in questi due enti, fino ad oggi, si sa poco o nulla. Ripeto: si tratta di enti formativi storici che, insieme, davano lavoro a oltre due mila dipendenti”.
Ci sono denunce che riguardano il CEFOP e lo IAL?
“Certo. Siamo a conoscenza di denunce non certo recenti. Insomma, di tempo ormai ne è trascorso ed è inspiegabile come mai, ad oggi, le indagini non abbiano prodotto risultati: quei risultati che, ad esempio, vediamo nel caso dell’Isfordd”.
Qual è la situazione dello IAL?
“Per quello che si conosce, lo IAL ha un debito, nei confronti dei propri ex dipendenti, di circa dodici mensilità”.
Quanti erano i dipendenti dello IAL?
“Se non ricordo male, più di settecento”.
Quindi oltre settecento persone non solo hanno perso il lavoro, ma sono stati lasciate senza le retribuzioni di un anno?
“Se è per questo ai dipendenti non è stato liquidato nemmeno il Trattamento di fine rapporto (Tfr)”.
I soldi per pagare i dipendenti ci sono? Glielo chiediamo perché sappiamo che lo IAL – caso particolare per un ente no profit – è stato dichiarato fallito.
“Mi auguro che i soldi per pagare il personale dell’ormai ex IAL ci siano. Ad ogni modo, noi ci auguriamo che emerga la verità. Ci auguriamo che anche per i casi CEFOP, IAL e per gli altri enti si proceda con celerità. Da quello che ci risulta, infatti, per l’Isfordd le indagini sono scattate nel febbraio di quest’anno e dopo nove mesi si sono visti i primi risultati”.
Lei cosa pensa del caso Isfordd?
“Beh, sulle mancate retribuzioni ci potrebbero essere stati ritardi nell’erogazione dei fondi da parte della Regione siciliana. L’amministrazione regionale – parlo del dipartimento della Formazione – dice di aver chiesto chiarimenti, con particolare riferimento alle procedure di rendicontazione. Non avendo ricevuto risposta, così dicono, la Regione ha avviato le procedure per il ritiro dell’accreditamento”.
Che idea si è fatta lei di tutto quello che sta avvenendo nel mondo della Formazione professionale siciliana?
“Mi sembra che ci sia stato un comune denominatore: il mancato pagamento degli emolumenti al personale dipendente: elemento, questo, costante e continuo. Lo ribadisco: ci auguriamo che l’attenzione che la Giustizia ha riservato all’Isfordd venga riservato anche agli altri casi aperti, a cominciare dallo IAL e dal CEFOP. In queste ore sono in tanti chiedersi come mai, proprio per lo IAL e per il CEFOP, non si sia ancora riusciti a capire chi ha sbagliato, come, quando e perché. E’ una questione di giustizia nei confronti dei lavoratori di questo settore che, in questa storia della Formazione professionale siciliana messa in crisi, hanno pagato il prezzo più elevato”.
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