Il titolare de I Nuovi Vespri, candidato alla presidenza della Regione, risponde al giornalista de la Repubblica, Emanuele Lauria, che che in un suo articolo ha definito “assurde promesse” l’impegno di Franco Busalacchi per ripristinare l’Alta Corte per la Sicilia e la battaglia politica per introdurre nella nostra Isola una moneta complementare
Gentile Emanuele Lauria,
nel suo spiritoso articolo, che certamente non è stato lei a titolare, tra le assurde promesse dei candidati alle prossime regionali, lei ne richiama due contenute nel mio programma, il ripristino dell’Alta Corte e l’introduzione della moneta complementare.
Mi occuperò prima dell’Alta Corte. Lo Statuto della Regione siciliana, nel testo originario uscito dalla penna di Umberto II, configurava, nella sostanza, quasi un’unione federale tra la Sicilia e il resto del Paese. Il cuore pulsante di quel meccanismo era l’Alta Corte “deputata a giudicare sulla costituzionalità delle leggi emanate dal’Assemblea regionale e delle leggi e dei regolamenti emanati dallo Stato rispetto allo Statuto ed ai fini dell’efficacia dei medesimi entro la Regione”.
La Corte era composta da sei membri titolari e due supplenti, oltre il Presidente ed il Procuratore generale, nominati in pari numero dalle Assemblee legislative dello Stato e della Regione e scelti fra persone di speciale competenza in materia giuridica.
Un uomo solo, un vecchio fascista riciclatosi tra i liberali, Luigi Einaudi, che tra l’altro protervamente, votò, lui solo, contro la costituzionalizzazione dello Statuto, capì la portata “eversiva” di questo Istituto e non ebbe pace fino a quando non lo fece abolire. Si rese conto cioè che un giudice delle leggi, paritetico, una suprema carica a metà tra lo Stato e una sua parte (la Regione siciliana) configurava una condizione federativa, che per lui, un proto fascista primordiale, era inaccettabile.
Come primo passo, fece inserire tra le norme transitorie della Costituzione un comma in base al quale, nella sostanza, la Corte Costituzionale, una volta costituita, avrebbe preso il posto di chi prima aveva giudicato sulla legittimità costituzionale delle leggi. Non si ebbe nemmeno il coraggio di dire apertamente che l’Alta Corte sarebbe stata assorbita, ma il senso era esattamente questo.
Le risparmio, ma posso fornirgliele, se lo volesse, tutte le difese di altissimo valore giuridico sulla sopravvivenza dell’Alta Corte,ma ormai i tempi erano cambiati, e lo Stato italiano, gettata la maschera collaborativa, si cominciò a comportare da traditore e miserabile. L’assorbimento, nel 1957, era un fatto compiuto.
Da allora, la Corte, tra alti e bassi, ha proceduto alla sistematica demolizione dello Statuto, con l’aiuto determinante della politica siciliana ascara e collaborazionista.
Caro Lauria, solo qualche mese fa le pagine nazionali del suo bel giornale erano piene di reprimende e di disgusto contro i politici che davano il peggio di sé in occasione dell’elezione in Parlamento di tre giudici laici della Corte costituzionale. Sono importanti i giudici, eccome! E ognuno vuole la sua fetta!
A questo punto io le chiedo e lo chiedo alla politica siciliana e ai siciliani: dove sono finiti i quattro giudici di nomina regionale? Dove sono finiti il Presidente e il Procuratore generale nominati anche dalla Regione? E le chiedo ancora: sarebbe potuto accadere tutto questo in Trentino Alto Adige? Potrebbe oggi accadere qualcosa di simile in Lombardia o in Veneto?
Quello che chiedo non affatto assurdo. Chiedo che, al pari del Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) che è, nella sostanza, una sezione siciliana del Consiglio di Stato, venga istituita una sezione regionale della Corte costituzionale – Alta Corte per la Sicilia, con la composizione e i poteri di cui agli articoli 24 e 25 dello Statuto.
Quanto alla moneta complementare, materia nella quale mi muovo con minore agio, pur comprendendo l’importanza della sua introduzione nel nostro debole tessuto sociale, mi limito a rassegnarle che il nostro Assessore designato all’Economia, il Prof Antonino Galloni, economista e scienziato di chiara fama, ha definito fattibile e auspicabile il disegno di legge sul “grano”, presentato al Parlamento regionale dall’associazione “Progetto Sicilia”, alleata con “NoisicilianiconBusalacchi” alle elezioni di novembre 2017.
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