Noi Siciliani: “Una Commissione d’inchiesta sulla morte di Doddore Meloni”. Vergogna di Stato?

14 luglio 2017

Lo hanno lasciato morire? Questo il sospetto che grava sulla morte del Braveheart sardo che il 4 luglio scorso si è spento dopo uno sciopero della fame in carcere.  Indaga la Procura. Anche Amnesty chiede che si faccia luce. E dalla Sicilia un appello ai parlamentari perché cerchino la verità. La provocazione de Il Foglio: “Società italiana classista, perché una cosa è difendere la libertà di parola di un professore universitario o un romanziere, e tutt’altro è schierarsi con un uomo comune, un lavoratore che appartiene a universo estraneo a ogni salotto romano o milanese”

La Procura di Cagliari ha aperto una inchiesta. E già questo la dice lunga sui dubbi che pesano come un macigno sulla morte di Doddore Meloni, storico indipendentista sardo. Una persona tutta d’un pezzo, come si suol dire. Un duro e puro, una sorta di William Wallace della Sardegna. Era finito in cella lo scorso aprile per scontare due condanne per reati fiscali. Una protesta politica la sua: non riconosceva l’autorità dello Stato italiano nella sua isola.

Non parliamo di grosse somme, né di alcun atto violento. Eppure, nonostante la sua età, 74 anni, è stato portato in carcere e la richiesta dei domiciliari avanzata dai suoi legali è stata respinta. Una severità di difficile comprensione. Ecco perché si sentiva un perseguitato ed ecco perché dal primo giorno di prigione  aveva deciso di rifiutare il cibo e l’acqua.  Dopo due mesi, le sue condizioni si sono aggravate  e, lo scorso 5 luglio, la situazione è precipitata. Il braveheart  di Sassari è stato accompagnato d’urgenza in ospedale ma è morto per un arresto cardiaco.
Il sospetto che la morte si potesse evitare ce l’ha, come detto, anche la Procura di Cagliari. Tra le voci che chiedono “verità e giustizia” c’è quella di Amnesty International: “Si chiariscano i punti interrogativi su questa dolorosa vicenda, in particolare la questione della compatibilità della detenzione di Meloni con l’età e con le condizioni di salute a seguito di un prolungato sciopero della fame”.

Un appello arriva anche dalla Sicilia. Per bocca di Erasmo Vecchio, leader di Noi Siciliani: “Dopo 66 giorni di sciopero della fame e della sete è morto l’indipendentista sardo, leader del movimento Malu Entu, Doddore Meloni Il tribunale di sorveglianza aveva respinto la richiesta di scontare la pena ai domiciliari per gravi motivi di salute. La nostra deve essere una REAZIONE INDIGNATA. Una “vergogna di Stato” che mi auguro veda qualche parlamentari porre una interrogazione al Presidente del Consiglio e istituire una commissione di inchiesta”.

Vecchio ricorda anche che un caso meno grave ma simile lo abbiamo avuto in Sicilia: “Vito Vinci, storico indipendentista catanese era stato arrestato per una protesta all’Agenzia dell’Entrate. Io stesso, insieme con il deputato Pettinato abbiamo seguito la vicenda da vicino, ma per fortuna a lui è andata meglio. Ha scontato la sua pena ai domiciliari”.

L’autopsia sul corpo dell’indipendentista sardo Doddore Meloni  ha confermato la morte per il cedimento del cuore, ma non ha fornito, almeno al momento, alcuna spiegazione su cosa lo abbia provocato. Bisognerà aspettare le analisi istologiche e gli altri approfondimenti

Ieri i magistrati della Procura cagliaritana hanno interrogato il medico che lo aveva in cura. Ovviamente ha assicurato che è stato fatto il possibile.

Ma il punto è un altro: era davvero un criminale talmente pericoloso da non potere scontare la pena a casa sua?

Non è che ha ragione il Foglio quando scrive che il fatto che fosse indipendentista già lo squalificava agli occhi della classe dirigente italiana?

“Per giunta – scrive Carlo Lottieri- era una persona semplice, dato che di professione era un autotrasportatore. Qui come in altre circostanze simili è stato facile percepire quanto la società italiana sia intimamente classista: perché una cosa è difendere la libertà di parola di un professore universitario o un romanziere, e tutt’altro è schierarsi con un uomo comune, un lavoratore che appartiene a universo estraneo a ogni salotto romano o milanese”.

“Dove ha sbagliato quest’uomo? – scrive sempre il Foglio– Se è stato in galera, questo si deve a due condanne: per evasione fiscale e false attestazioni. In realtà, la questione sta altrove, perché va subito ricordato che Meloni, presidente del movimento separatista Maris, semplicemente non ha mai riconosciuta alcuna legittimità alla presenza dello Stato italiano in Sardegna. Si tratta di tesi discutibili? Certamente: come lo sono quelle marxiste, liberal, sovraniste, libertarie o di altra natura. Eppure il suo essere stato chiuso entro quattro mura a causa di opinioni, benché egli non abbia mai torto un capello a nessuno, non ha suscitato campagne a suo favore, sottoscrizioni a difesa della sua libertà di espressione, appelli perché fosse restaurato lo Stato di diritto. E questo nonostante l’età avanzata”.

 

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