La notizia circola da stamattina nei ‘Palazzi’ della politica siciliana. Oggi è stata lanciata da un quotidiano on line. Non sappiamo ancora se risponda al vero. Se sarà così ci potrebbero essere conseguenze negative per vari settori della vita pubblica: Comuni, ex Province e operai della Forestale. Per non parlare dell’assessore-commissario, Alessandro Baccei, che su questo accordo romano, la scorsa primavera, ha messo la faccia…
La notizia circola da stamattina nei ‘Palazzi’ della politica siciliana. Ed è stata lanciata – assieme ad altre notizie non esattamente positive per la Sicilia – dal quotidiano on line, Live Sicilia: il Governo nazionale si potrebbe ‘rimangiare’ una parte dell’accordo firmato la scorsa primavera con il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e con l’assessore-commissario della Sicilia, Alessandro Baccei. In pratica, per dirla in soldoni, Roma non erogherebbe 162 milioni di euro alla Regione siciliana, contravvenendo, come già accennato, agli accordi assunti la scorsa primavera.
Questo blog, proprio la scorsa primavera, ha criticato aspramente questo secondo ‘Patto scellerato’ voluto dal PD nazionale e da Baccei, appoggiato dal PD siciliano e firmato da Crocetta.
Riassumendo, Roma impone alla Regione una serie di penalizzazioni già entrate in vigore.
Tra le imposizioni romane c’è anche un riscrittura truffaldina delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto.
Lo Stato impone alla Sicilia balzelli e ristrettezze di ogni tipo; in cambio si impegna – anzi, si impegnava – a versare alla Regione 162 milioni di euro.
Già, lo Stato s’impegna a versare ‘sti soldi: ma quando? Questo non si è mai capito.
Ignorando le prescrizioni del Decreto nazionale n. 118 del 2011 (in pratica, la riforma della contabilità pubblica), l’Assemblea regionale siciliana ha inserito questi 162 milioni di euro che non ci sono fra le entrate.
Questa ‘tecnica’ di inserire nella manovra finanziaria entrate che non ci sono si definisce con due parole ‘magiche’: accantonamenti negativi.
Questi 162 milioni di euro – che ci sono e non ci sono – sono stati divisi tra alcuni capitoli della Finanziaria: se non ricordiamo male, tra i Comuni dell’Isola (che ancora, a valere sul 2017, non hanno ricevuto un euro dall’Amministrazione regionale!), le Province e, forse, a copertura delle risorse per gli operai della Forestale.
Ora il Governo nazionale avrebbe deciso di impugnare questa e altre norme della manovra finanziaria 2017.
Ormai il Governo nazionale, in barba allo Statuto, impugna direttamente le leggi approvate dal Parlamento siciliano.
Fino al 1957 a pronunciarsi sulle controversie tra Stato e Regione c’era l’Alta Corte per la Sicilia, ‘congelata’ (ma mai abrogata) con una sentenza ‘abusiva’ dalla Corte Costituzionale.
Era rimasto l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana che, siccome dava fastidio al Governo siciliano a trazione PD, è stato quasi-eliminato con un provvedimento della solita Corte Costituzionale.
Che succederà se Roma non trasferirà più questi 162 milioni di euro?
Ci saranno conseguenze tecniche e politiche.
Le conseguenze tecniche: ci vorrà una legge regionale di variazioni di bilancio per ‘metabolizzare’ l’ammanco contabile di 162 milioni di euro. In pratica, bisognerà distribuire questi nuovi tagli romani su tanti capitoli della Finanziaria, per non farli pesare solo ad alcune categorie sociali.
Per i Siciliani – soprattutto per Comuni, ex Province e operai della Forestale – potrebbe essere un’altra ‘botta’ in testa micidiale!
Le conseguenze politiche: è evidente – sempre che questo taglio verrà confermato – che Roma sta mollando l’assessore-commissario Baccei, che in questa manovra, la scorsa primavera, ha messo la faccia.
Una pessima figura la fa anche il Parlamento siciliano – con in testa il presidente, Giovanni Ardizzone – che con un voto ha dato ‘dignità’ politica a un accordo ‘ascaro’, tutto a sfavore della Sicilia.
Non dobbiamo dimenticare che la Regione siciliana, ogni anno, per il risanamento dei conti dello Stato – conti che non si risanano mai (e come si potrebbero risanare se l’Italia paga da 80 a 90 miliardi di euro all’anno di interessi sul debito, più 7-8 miliardi di euro all’anno per le spese dei migranti?) – subisce un prelievo forzoso di un miliardo e 300 milioni di euro.
Ma allo Stato, quest’anno, il miliardo e 300 milioni di euro scippati ai Siciliani non basterebbero: da qui il nuovi scippo di 162 milioni di euro.
Ultima domanda: sulla base di quale motivazione Roma si terrebbe anche questi 162 milioni di euro?
Risposta di Roma: perché l’accordo Stato-Regione della scorsa primavera (cioè il già citato secondo ‘Patto scellerato’) non sarebbe ancora operativo.
A noi questa sembra una scusa: molto più semplice dire – come abbiamo già sottolineato – che la trovata degli accantonamenti negativi non è prevista dal Decreto 118.
La verità è che, in Italia, solo certi Comuni si possono permettere di non applicare il Decreto 118: per esempio, quei Comuni che continuano a presentare il proprio Bilancio e i Bilanci delle società partecipate su documenti separati…
Ma questo è un altro discorso.
AGGIORNAMENTO:
Il Cdm non impugna la finanziaria: su Crocetta è tregua armata
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