La Corte dei Conti ha legittimamente manifestato i propri dubbi circa i conti della Regione siciliana. Ma non possono essere sottaciute né le speculazioni politiche da parte del centrosinistra, né gli effetti negativi che questa vicenda potrebbe sortire sul rating della Regione siciliana. Rischio di un conflitto istituzionale?
Che dire di questa presa di posizione irrituale della Corte dei Conti per la Sicilia? Non parificare il Bilancio consuntivo 2016, chiedere altre ‘carte’ che il Governo della Regione dovrebbe consegnare entro il 10 luglio (ma quali altre ‘carte’?), e riservarsi il giudizio definitivo il 19 luglio è, a dir poco, un po’ strano. Molto strano.
Ovviamente, la magistratura contabile fa bene a chiedere chiarezza sui conti. Ma noi, sommessamente, con tutto il rispetto verso la Corte dei Conti, non possiamo non manifestare i nostri dubbi. Seguiamo da anni le vicissitudini del Bilancio della Regione e – sempre con rispetto parlando – non troviamo un peggioramento dei conti regionali rispetto al 2014 e al 2015.
Anche l’assessore-commissario all’Economia della regione siciliana, Alessandro Baccei, non sembra molto d’accordo con l’operato della Corte dei Conti. Leggiamo insieme cosa dichiara Baccei sul quotidiano La Repubblica edizione di Palermo:
“Hanno approvato qualsiasi bilancio negli ultimi trent’anni – dice Baccei – ho già segnalato, ma lo rifaremo nelle prossime udienze a questo punto, che i conti sono in regola. Spiace che questo imponente lavoro non venga riconosciuto da un’immediata parifica, normalmente assicurata anche in presenza di rilevanti criticità sempre evidenziate dalla stessa Corte dei Conti. Gli aspetti di cui siamo a conoscenza sono relativi a fatti meramente tecnici, comunque di impatto non sostanzialmente rilevante rispetto al Bilancio complessivo e che riteniamo verranno chiariti nel successivo contraddittorio”.
Rispetto ai rilievi mossi dalla Corte dei Conti lo stesso Baccei precisa:
“Le modalità di contabilizzazione seguite in attuazione delle disposizioni del dl 35/2013 sono in linea con le previsioni normative dello Stato (legge di stabilità 2016) e concordate con la Ragioneria Generale dello Stato, tant’è che nessuna delle disposizioni legislative regionali in materia è stata impugnata dal Governo Nazionale; · riguardo agli accantonamenti contabilizzati, ove si consideri che il differenziale fra l’insieme delle coperture finanziarie del disavanzo (pari a circa 7 miliardi) e il risultato complessivo dell’anno 2016 (pari a circa 5,9 miliardi) è pari a circa 1,1 miliardi, risulta chiaro che gli accantonamenti previsti possono facilmente trovare copertura in questo differenziale positivo”.
I nostri lettori sanno che noi siamo spesso polemici con l’assessore-commissario della Regione siciliana, Baccei. Ma questa volta non possiamo dargli torto.
E allora che cosa c’è dietro questa storia? E’ evidente che, anche se legittima, la presa di posizione della magistratura contabile potrebbe sortire l’effetto di accelerare le dimissioni di Rosario Crocetta.
Il 28 giugno abbiamo scritto a chiare lettere che Crocetta potrebbe dimettersi (qui l’articolo). In realtà, l’attuale presidente della Regione non ha alcuna voglia di dimettersi.
Sono i ‘capi’ dei partiti di centrosinistra che lo sostengono – PD in testa – che vogliono che lui si dimetta. Perché se Crocetta non si dimette, qualche sindaco e altre figure istituzionali non potrebbero candidarsi alla presidenza della Regione.
Un sindaco – citiamo come esempi i casi del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e del sindaco di catania, Enzo Bianco – in assenza di dimissioni anticipate di Crocetta (o comunque di interruzione anticipata della legislatura), non potrebbero candidarsi alla presidenza della Regione. Perché la norma, in condizioni ordinarie, impone loro, per potersi candidare alla guida della Regione siciliana, di dimettersi 180 giorni prima delle elezioni regionali.
Con le dimissioni di Crocetta – o con l’interruzione anticipata della legislatura – Orlando e Bianco si potrebbero invece candidare.
E allora? Non può esse esclusa l’ipotesi che Crocetta non ne voglia proprio sentire di dimettersi. Dal suo punto di vista ha ragione: il PD, in questi anni, l’ha ‘spremuto’ come un limone, gli ha fatto firmare ben due ‘Patti scellerati’ che hanno ‘incaprettato’ 5 milioni di Siciliani e, adesso, si dovrebbe dimettere per la bella faccia del Partito Democratico e di chi si dovrebbe candidare alla presidenza della Regione proprio grazie alle sue dimissioni anticipate!
Non sappiamo che tipo di ‘giochi’ siano in corso. Ma se incrociamo le dichiarazioni di Baccei con l’uso spregiudicato delle istituzioni da parte dei partiti di centrosinistra, non possiamo non rilevare le gravi conseguenze che potrebbero abbattersi sulla Regione nel suo complesso e, quindi, sugli ignari cittadini Siciliani.
Dobbiamo ricordare che la mancata parifica del Bilancio consuntivo 2016 – per ora solo ventilata – renderebbe nulli tutti gli atti compiuti dal Governo della Regione dall’1 maggio ad oggi, ad eccezione delle cosiddette spese obbligatorie.
Non sfugge agli osservatori che, in ogni caso, quanto sta succedendo rischia di peggiorare il rating della stessa Regione siciliana: cosa che, ormai, potrebbe avvenire a prescindere dal giudizio definitivo sulla parifica del 19 luglio.
Oggi la Regione presenta 8 miliardi circa di euro di deficit patrimoniale a cui corrispondono circa 8 miliardi di euro di indebitamento. Per fronteggiare questi debiti la Regione paga mutui già esosi.
Ebbene, con la mancata parifica del Bilancio non è improbabile un aumento dei tassi d’interesse e, di conseguenza, un maggiore esborso da parte della Regione, cioè da parte di cinque milioni di Siciliani.
A nostro avviso, si potrebbe aprire un conflitto istituzionale. Il presidente Crocetta, ad esempio, potrebbe rispolverare la mai chiarita questione dell’articolo 23 dello Statuto siciliano, terzo comma:
“I magistrati della Corte dei conti sono nominati, di accordo, dai Governi dello Stato e della Regione”.
Sulla vicenda potrebbe avere un ruolo anche l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana, le cui funzioni sono state ridotte, ma non abolite del tutto. Potrebbe intervenire, in assenza di un Bilancio parificato, con la scusa della “persistente violazione dello Statuto”?
Tutto è possibile. Ma Crocetta, se vuole, ha ancora ‘cartucce da sparare’ per fare ballare chi, adesso, si vuole sbarazzare di lui.
I nomi di coloro i quali, oggi, si vorrebbero sbarazzare di Crocetta – che non sono meglio di Crocetta, ma come lui, se non peggio di lui – li trovate nel seguente articolo:
Alfano, Lagalla, Musumeci, Cracolici, La Via, Miccichè: Franza o Spagna purché se magna!
Ve li raccomandiamo tutti, a uno ad uno…
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