Come I Nuovi Vespri hanno anticipato nei giorni scorsi, il sindaco, Leoluca Orlando, propone, per le elezioni regionali di novembre, lo schema trasformista che ha vinto a Palermo. Obiettivo: fare n modo che la Regione siciliana resti nelle mani del PD, di Alfano e dei suoi scagnozzi, di Cardinale, di D’Alia, più sindaci ‘dismessi’ e ‘trombati’. Come insegna Il Gattopardo, bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla…
Come I Nuovi Vespri ha anticipato qualche giorno fa (articolo che potete leggere qui), puntuale, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, propone di trasferire alle elezioni regionali di novembre il ‘modello Palermo’.
In pratica, si tratta dello stesso schieramento politico con il quale Orlando ha vinto le elezioni a Palermo: il PD, Alleanza Popolare del Ministro Angelino Alfano, i centristi di Giampiero D’Alia e di Salvatore ‘Totò Cardinale’ da Mussomeli, ‘pezzi’ della sinistra poltronista che dovrebbe essere alternativa al PD, ma che si presenterebbe con lo stesso PD, più la presenza di alcuni sindaci ed ex sindaci di centrosinistra.
Ovviamente, Orlando è abile e non può presentare la ‘frittata trasformista’ con il proprio vero nome: da qui il ricorso a parole come “civismo” e “territori”.
“E’ dai territori, a partire anche da Palermo – scrive Orlando – che occorre prendere le mosse con quello che viene definito ‘civismo politico’, del tutto alternativo a movimenti tanto ribelli quanto inconcludenti e incapaci di amministrare e del tutto alternativo a logiche di apparato che simulano protagonismo con litigi continui ed inconcludenti”.
Insomma: lui è bravo e i grillini “non sanno amministrare”. Chissà cosa ne pensano i parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle che hanno aiutato Orlando a gestire la discarica di Bellolampo quando la parlamentare nazionale grillina eletta in Sicilia, Claudia Mannino, qualche anno, con un emendamento approvato dal Parlamento nazionale, ha posto fine alla gestione commissariale dei rifiuti.
Logicamente, bisogna trovare un capro espiatorio sul quale gettare tutta la responsabilità del fallimento di cinque anni di Governo regionale di centrosinistra, lo schieramento politico del quale lo stesso Orlando fa parte. Il sindaco di Palermo l’ha già trovato: sarà il presidente della Regione, Rosario Crocetta, a pagare per tutti:
“Chi da oltre due anni considera conclusa la esperienza del Governo Crocetta – scrive Orlando che si accinge ad amministrare Palermo con le stesse forze politiche che hanno fatto parte e fanno ancora parte del Governo Crocetta – ha il diritto e il dovere di immaginare un futuro diverso e migliore per i siciliani e per la Sicilia, a partire non da alchimie politichesi ma a partire dai problemi reali, come ogni giorno sono chiamati nei territori a fare amministratori locali e Sindaci”.
Crocetta non va bene: e non vanno bene gli alleati storici di Crocetta e de senatore Giuseppe Lumia: Confindustria Sicilia.
“Un programma regionale chiaro – prosegue Orlando – deve prevedere pregiudizialmente la fine del soffocante ed improprio ruolo politico di governo da parte di un mondo cosiddetto confindustriale siciliano che si ostina a voler comandare, certamente impropriamente e troppo spesso illegalmente, e che nelle ultime elezioni comunali a Palermo è stato direttamente impegnato con un suo vertice candidato in una delle coalizioni sconfitte dagli elettori”.
A questo punto Orlando deve salvare Renzi e il PD nazionale che hanno svuotato i ‘forzieri’ della Regione siciliana portandola in sostanziale default. A chi dare la colpa se la Regione è fallita, tutelando Renzi e il possibile candidato dello stesso Renzi alla presidenza della Regione, per esempio Piero Grasso?
Semplice: all’Autonomia siciliana, cioè allo Statuto.
“Un programma regionale chiaro di governo – scrive Orlando – deve prevedere la mitigazione della speciale autonomia siciliana, non essendo più tollerabili – in nome della specialità – arbitrii gestionali, inconcludenze amministrative e confusioni legislative, ossessivamente presenti e penalizzanti con riferimento al sistema delle autonomie locali e nei settori di acqua, rifiuti, precariato e formazione professionale”.
Peccato che con un “arbitrio gestionale” del Parlamento siciliano lo stesso Orlando – unico caso in Italia – è stato rieletto sindaco di Palermo al primo turno con meno del 50% dei voti. Ma, in questo caso, l’arbitrio gestionale andava bene… La coorenza innanzitutto!
“Un futuro diverso e migliore – scrive Orlando – si costruisce con un programma chiaro che non può essere rinviato prestando prioritaria attenzione a ‘chi non ha’ e a ‘chi produce’. Attenzione a chi non ha lavoro, a chi non ha salute, a chi non ha casa. Attenzione a chi produce lavoro, cultura, arte per se e per gli altri”.
Questo è forse il passaggio più ipocrita di questo scritto: basti pensare che negli ultimi cinque anni, con Orlando sindaco di Palermo il numero dei senza casa è aumentato a dismisura! Per non parlare degli imprenditori (‘chi produce’) penalizzati dalla ZTL (molte attività commerciali hanno chiuso i battenti a causa delle scelte operate dalla Giunta Orlando in materia di mobilità).
Dopo di che Orlando ‘solfeggia’ sull’acqua pubblica, facendo finta di non sapere che lo schieramento politico del quale fa parte – il centrosinistra – a Roma e in Sicilia ha bloccato il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua.
Però c’è un però: considerato che i Comitati per l’acqua pubblica e per i beni comuni, alle elezioni comunali di Palermo, si sono schierati con il PD e, in generale, con i partiti di centrosinistra che in Assemblea regionale siciliana hanno affossato il disegno di legge d’iniziativa popolare per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, perché non continuare con questa presa per i fondelli, visto che in Sicilia c’è ancora un sacco di ente che va dietro a questi?
Sui rifiuti non c’è alcun accenno alla raccolta differenziata. Ed è anche logico: l’Amministrazione Orlando ha affossato la raccolta differenziata dei rifiuti che era iniziata nel 2009, riportando Palermo alla discarica di Bellolampo. Meglio pensare alla settima vasca della discarica di Palermo e proseguire, per altri cinque anni, con la solita solfa…
“Un programma regionale chiaro – scrive sempre – deve essere fortemente caratterizzato da cultura e pratica dell’innovazione, cultura e pratica di rispetto ambientale e cultura e pratica della accoglienza, in una prospettiva di mobilità internazionale come diritto umano e pertanto una prospettiva capace di accogliere senza isterie e paure i flussi migratori e di attrarre al tempo stesso enormi potenzialità turistiche”.
Che nesso ci sia tra il caos provocato dai migranti che ogni giorno, a migliaia, sbarcano in Sicilia e il turismo non riusciamo a capirlo: ma se lo dice lui…
A questo punto arriva la “lista dei territori”. Chi ne farà parte?
“A Palermo, sulla base di una azione amministrativa difficile e ricca di realizzazioni, a partire, attorno ed in coerenza ad un programma chiaro di scelte e di azioni già realizzate e di altre in via di completamento è stato possibile individuare candidati e liste”.
Orlando, ovviamente, non lo dice: ma dei “candidati” e delle “liste” di Palermo ci sono i nomi e i cognomi: il PD ‘nascosto’ dentro una lista civica (PD che a Palermo è sotto il 5%), gli ex democristiani di Totò Cardinale, gli ex democristiani di Giampiero D’Alia, gli uomini del Ministro Angelino Alfano (a Palermo sono Dore Misuraca e l’ex sottosegretario, Simona Vicari, con o senza Rolex… Più sindaci di centrosinistra dei Comuni con meno di 20 mila abitanti (che possono contemporaneamente esercitare il ruolo di sindaco e di deputato regionale), sindaci ‘dismessi’ o ‘trombati’.
Del resto, a cosa serve l’ANCI Sicilia, l’Associazione nazionale dei Comuni Italiani, della quale Orlando è presidente, se non a farla diventare uno strumento di fazione?.
In pratica, il ‘civismo’ di Orlando ci propone di far tornare al Governo della Regione quei partiti politici che, negli ultimi cinque anni, hanno distrutto la stessa Regione!
Cosa diceva Tancredi a Don Fabrizio Salina?
“Zio, se vogliamo che tutto resti come prima, bisogna che tutto cambi…”.
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