Santo Trovato, indipendentista di lungo corso, chiarisce i termini della questione: “Dire che l’indipendentismo siciliano non ha alcuna connotazione politica equivale ad affermare che tale indipendentismo non ha alcuna progettualità politica e sociale”. Il difetto sta nella sinistra italiana…
Santo Trovato è punto di riferimento per il mondo indipendentista siciliano. Per la sua conoscenza della questione siciliana, che è sinonimo di “questione sociale siciliana”, per la sua libertà intellettuale, per la sua intelligenza critica che non ha mai fatto sconti a nessuno. Per il suo essere gentile, allergico ad ogni forma di ipocrisia, e al tempo stesso, ruvido dinnanzi ad ogni lettura superficiale dei fatti che riguardano la Sicilia (e le persone). Attualmente è un esponente di primo piano del circolo catanese di Siciliani Liberi. In questo post che ha pubblicato su Facebook, una riflessione che risponde ad una tema che continua a suscitare interesse: l’indipendentismo siciliano è di destra o di sinistra?
La “Questione Siciliana” è convergente alla “Questione Sociale Siciliana”: rimanendo quest’ultima irrisolta, lascia la prima perennemente insoluta.
Anzi, la Questione Siciliana è la Questione Sociale Siciliana!
Chi intendesse risolvere l’una a prescindere dall’altra, snaturerebbe la Questione Siciliana e strumentalizzerebbe la Questione Sociale Siciliana al fine di “cambiare tutto per non cambiare niente” !
Dire che l’indipendentismo siciliano non ha alcuna connotazione politica, non essendo di destra, ne di centro e ne di sinistra, equivale ad affermare che tale indipendentismo non ha alcuna progettualità politica e sociale.
Eppure tutte le istanze separatiste/autonomiste che hanno attraversato la Sicilia dall’unità d’Italia sino ai nostri giorni, furono dettate dallo stato di malessere in cui versava la popolazione siciliana.
Ridotti in estrema miseria, spogliati di ogni loro diritto, della loro storia e della stessa cultura, derisi in ogni loro legittima aspettativa di libertà, di giustizia sociale , di lavoro e di pace, i Siciliani, lottarono e morirono per riconquistare in primo luogo la giustizia sociale ed il diritto ad una vita dignitosa, ma, dopo aver subito quattro stati d’assedio da parte dei Governi italiani (1862, 1863, 1866 e 1894) trovarono sfogo soltanto nella emigrazione forzata oltre oceano di quasi la metà dell’intera popolazione dell’Isola.
L’ultimo stato d’assedio, il quarto atto di guerra che infierirà sulle inermi popolazioni dell’Isola con gli arresti di massa e gli eccidi consumati a Caltavuturo, a Giardinello, a Monreale, a Lercara, a Pietraperzia, a Belmonte Mezzagno, a Marineo, a Santa Caterina Villarmosa, a Siculiana, a Modica, ad Alcamo, a Casal Floresta, ad Agirgento, a Milocca, a Sutera, ad Acquaviva, a Vallelunga, a Piana dei Greci, ad Aragona, e in tanti altri paesi, fu portato avanti con l’evidente scopo di fermare e distruggere l’avanzata impetuosa del Socialismo siciliano e della organizzazione contadina e operaia dei Fasci.
E’ d’uopo però ricordare che le legittime rivendicazioni dei contadini, dei minatori e degli operai dell’Isola vennero tradite proprio dal Partito italiano dei lavoratori il quale aveva da poco assunto la denominazione di Partito socialista italiano, sempre contrario a qualsiasi forma di autonomia politica e amministrativa dei Siciliani (immaginiamo qual’era e qual’è la posizione nei confronti dell’Indipendentismo).
Il Socialismo però, inteso come “corrente di pensiero universale“, e non l’interpretazione e la personalizzazione alla nordica italica maniera, – sul piano internazionale, nasce come un movimento favorevole all’autodeterminazione dei popoli, contrapponendosi al nazionalismo e all’imperialismo occidentale; è una corrente di pensiero che si batte per modificare la vita sociale ed economica delle classi meno abbienti e in particolare del proletariato.
Il difetto, pertanto, non sta nel pensiero della sinistra, in quanto “corrente di pensiero universale“, ma della sinistra italiana, così come in ogni e qualsiasi manifestazione della politica e del pensiero italiano nei confronti dei meridione e della Sicilia in particolare.
Qualsiasi indirizzo politico/ideologico si sia dato l’Italia, esso ha sempre lavorato in favore di una determinata area del Paese, sfavorendo il Sud e la Sicilia.
Da tali esperienze pagate sulla nostra pelle, si comprende perché oggi molti indipendentisti siciliani ripudiano la destra, il centro e la sinistra; ed anche io le ripudio, ma QUELLE ITALIANE!!
Come si fa a parlare di POPOLO Siciliano senza parlare della Questione Sociale del POPOLO Siciliano? Chi è questo Popolo in nome del quale noi indipendentisti aneliamo all’autodeterminazione?
Questo Popolo Siciliano non è quel Popolo che appena a Gennaio del 2012 si riversò nelle strade della Sicilia pronto a dare il via al 3° Vespro Siciliano?
Era lo stesso Popolo dei Fasci Siciliani, era quello che aveva aderito in massa nel 1943 al M.I.S., era quello che in via Maqueda, a Palermo, chiedeva pane e libertà.
Ma il 3° Vespro Siciliano, come tutti sappiamo, abortì già alla fine di Gennaio dello stesso 2012 perché privo di progettualità politica e sociale.
Senza alcuna progettualità non si costruisce nessun futuro!
Può la borghesia siciliana, connivente e complice della colonizzazione politica, economica e culturale dell’Isola, e possono le lobby siciliane, che hanno fatto fortuna e vanno a braccetto con il sistema liberale/capitalista italiano, avere convenienza ed interesse ad una Sicilia indipendente?
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