I tagli alle attività sociali della Sicilia, da parte del Governo nazionale, ci sono. Ma il Governo regionale ha a disposizione oltre 20 milioni di Euro del 2016. Lo racconta il vice presidente dell’ANCi Sicilia, Paolo Amenta, che si occupa proprio di questioni finanziarie. Da qui una domanda: questi signori del Governo regionale dicono vero o scherzano? Il caso dei disabili psichici. Oggi torna a riunirsi l’Ars per discutere e approvare (così si spera) la Finanziaria 2017. Incontro ANCI Sicilia-Ardizzone
Nel giorno in cui riapre l’Assemblea regionale siciliana per discutere e approvare – così almeno si spera – la manovra economica e finanziaria 2017 – scopriamo alcune cose che ci lasciano di stucco. La prima cosa è che i soldi per assicurare l’assistenza ai disabili gravi della Sicilia per quest’anno ci sono sempre stati ma non sono stati utilizzati. La seconda è che, a partire dal prossimo anno, lo Stato non si occuperà più di questa categoria, la cui assistenza passerà a carico della sanità siciliana. proviamo a raccontare come stanno le cose.
I tagli dello Stato alle attività sociali ci sono. Basti pensare che la legge nazionale che si occupa di tutte le attività sociali – la legge nazionale n. 328 del 2000 – è stata ridotta, come scriviamo spesso, di due terzi. Nel caso della Sicilia, prima dei tagli operati dal Governo Gentiloni, per ogni triennio c’era una disponibilità finanziaria pari a 150 milioni di Euro, ovvero 50 milioni di Euro all’anno. Ora la disponibilità triennale è pari a 50 milioni di Euro, ovvero meno di 17 milioni di Euro all’anno.
Di fatto, al di là delle chiacchiere, il Governo Gentiloni (e, in generale, il centrosinistra che governa l’Italia, la maggior parte delle Regione e la maggior parte dei Comuni) ha deciso di risparmiare sulle attività sociali: cioè sull’assistenza agli anziani malati, all’infanzia, ai disabili.
Per la parte più problematica dei disabili – cioè per i disabili gravi – il taglio delle risorse da parte del Governo nazionale è ancora più pesante. Questa categoria, oltre ad essere in parte aiutata con i fondi della legge nazionale n. 328, gode delle risorse del Fondo nazionale per non autosufficienza.
Fino a qualche anno fa il Fondo nazionale per la non autosufficienza veniva finanziato con un miliardo di Euro circa all’anno. Poi sono cominciati i tagli. L’ultimo finanziamento è stato pari a 400 milioni di Euro, con un taglio secco di circa 600 milioni di Euro.
Per quest’anno, addirittura!, Roma – almeno fino a questo momento – ha azzerato il Fondo nazionale per la non autosufficienza. Ma, a questo punto – e qui la scoperta che ci lascia di stucco – scopriamo una cosa. Un particolare che ci è stato spiegato dal vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, che si occupa proprio di questioni finanziarie.
Scopriamo che la Regione siciliana, per abitudine inveterata, spende le risorse del Fondo nazionale per la non autosufficienza con, in media, uno o due anni di ritardo. Perché?
“La risposta alla vostra domanda non la conosco – ci dice Amenta – ma so che gli uffici della Regione, per quest’anno, cioè per il 2017, hanno ancora a disposizione oltre 20 milioni di Euro del 2016”.
Riassumiamo: i soldi per i disabili gravi arrivano da Roma. Il Governo nazionale ha deciso di ‘risparmiare’ anche sui disabili gravi, caricandoli sui costi delle Regioni. Solo che, per quest’anno, la Regione siciliana ha ancora a disposizione oltre 20 milioni di Euro.
Quindi quando Le Iene prima e poi PIF e Ficarra e Picone hanno puntato i riflettori su questo scandalo – perché è uno scandalo lasciare senza assistenza i disabili gravi (soprattutto se ci sono le risorse finanziarie!) – i soldi c’erano, ma l’Amministrazione regionale tergiversava.
A questo punto bisogna capire perché gli uffici dell’assessorato regionale al Lavoro e alla Famiglia – questa dovrebbe essere la branca dell’Amministrazione che si occupa di tali questioni – ha perso tutto questo tempo. E, soprattutto, perché, nella spesa delle risorse del Fondo nazionale per la non autosufficienza ‘viaggia’ con uno due anni di ritardo.
Tutto questo è normale? A nostro modesto avviso, no.
Le cronache politiche di oggi – oltre a queste incredibili notizia sui disabili gravi e oltre alla ripresa dei lavori d’Aula – registra anche un incontro tra i vertici dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone: Tema, l’ultima follia (non abbiamo ancora capito bene se questa ‘genialata’ può essere ascritta al Governo o alla maggioranza di centrosinistra che appoggia il Governo): lasciare i Comuni senza soldi per approvare i bilanci di previsione e poi, con una norma, mandare a casa gli amministratori dei Comuni che non hanno approvato i Bilanci…
La norma – che prevede la decadenza dei sindaci e delle Giunte comunali in caso di mancata approvazione dei bilanci da parte dei Consigli comunali – è stata inserita nella legge regionale sull’esercizio provvisorio per il mese di aprile (art. 2 della legge regionale n. 6 approvata dall’Ars il 29 marzo scorso). Norma contro la quale si oppone l’ANCI Sicilia.
Per la cronaca, la norma ‘intelligente’ è già stata applicata in sette Comuni: Casteldaccia, Monforte San Giorgio, San Piero Patti, Castiglione di Sicilia, Valdina, Monterosso Almo e Calatafimi Segesta. Il sindaco di San Piero Patti ha presentato ricorso al TAR Sicilia che gli ha dato ragione.
Insomma, questa norma è sbagliata. Non soltanto perché è irragionevole (la Regione non può lasciare senza soldi i Comuni e poi mandare a casa gli amministratori perché non hanno approvato i bilanci di previsione!), ma perché l’approvazione di un bilancio di previsione, da parte di un Comune, senza la certezza delle poste in entrata costituisce una violazione della legge nazionale sulla contabilità pubblica (come vi abbiamo raccontato qui).
Per dirla in breve, Governo e Parlamento della Sicilia, invece – ad esempio – di risolvere il caso dei disabili gravi, visto che le risorse finanziarie ci sono – hanno solo perso tempo inserendo una norma illegittima nella legge sull’esercizio provvisorio per il mese di aprile di quest’anno.
Non possiamo non fare notare che l’assurdità di questa norma – assurdità stigmatizzata dai giudici del TAR Sicilia – sarebbe stata senz’altro bloccata se la politica non avesse sostanzialmente eliminato la figura del Commissario dello Stato per la Regione siciliana.
Avendo eliminato la figura del Commissario dello Stato, a decidere sulla costituzionalità (e sulla logicità) delle leggi approvate dall’Ars è adesso il Governo nazionale. Se i due Governi – ed è il caso in questione – sono dello stesso ‘colore’ politico, ecco che si approvano leggi in danno dei cittadini (in questo caso in danno degli amministratori comunali), grazie all’assenza di un soggetto ‘terzo’ (la figura del Commissario dello Stato) chiamato a pronunciarsi su tali leggi.
Così anche in questo caso la magistratura – in questo caso la magistratura amministrativa – viene chiamata a supplire alle incongruenze e agli errori della politica.
Un’altra vicenda che accenniamo – e che proveremo a chiarire con un approfondimento che pubblicheremo tra oggi e domani – è legata ai disabili psichici. Dove si registrano ritardi nei pagamenti alle comunità che si occupano di questi soggetti deboli.
Per la cronaca, la retta di un disabile psichico è pari a 2 mila e 300 Euro circa al mese. Fino a qualche anno fa il 70% di questa somma veniva pagata dalla Regione. Lo Stato, come già ricordato, ha tagliato i fondi per l’assistenza alle Regioni. Nel caso della Sicilia, la Regione ha deciso, unilateralmente, di trasferire quasi tutto il costo mensile dei disabili psichici a carico dei Comuni (la Regione, che prima pagava il 70% di 2 mila e 300 Euro al mese, adesso paga solo il 10%: il resto è a carico dei Comuni).
Ma noi sappiamo che i Comuni siciliani sono tutti senza soldi. Da qui i ritardi nei pagamenti delle rette ai titolari delle comunità che si occupano dei disabili, che possono essere pubbliche o private.
Ultima ‘chicca’, sempre a proposito della disabilità, o meglio del pressappochismo con il quale la politica siciliana si occupa di questa categoria debole.
Ci sono dei disabili che hanno bisogno di fare fisioterapia o, in generale, attività fisica. A sostenere questa spesa era la Regione. L’assessorato alla Salute ha deciso che il 50% di queste spese deve essere sostenuto dai Comuni (sempre dai Comuni siciliani a corto di soldi). Un modo elegante per scaricare su altri la responsabilità.
Sempre per la cronaca, questa decisione – che si è materializzata in un decreto – è stata presa, come ci ha raccontato Amenta, dal precedente assessore regionale alla salute, Lucia Borsellino.
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