Cani randagi a Palermo: ricorso degli animalisti contro il Comune che punta di nuovo sugli affidamenti a pagamento

19 aprile 2017

Si potrebbe dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Insomma, dopo la bagarre delle scorse settimane il Comune di Palermo sta riprovando ad affidare i cani a pagamento. Pronta la gara, che dovrebbe essere celebrata l’8 maggio. Ma gli animalisti – questa volta contro il Comune di Leoluca Orlando scendono in campo le organizzazioni nazionali che tutelano gli animali – hanno già presentato un ricorso straordinario al presidente della Regione siciliana  

Sembrava una vicenda conclusa. Invece il Comune di Palermo, a proposito dei cani randagi, ha riaperto i giochi. Ricordate? A metà marzo gli animalisti della città sono riusciti a bloccare la ‘deportazione’ degli animali in parte in Sicilia, in parte chissà dove (in calce trovate allegati gli articoli di quei giorni). Ma adesso l’Amministrazione comunale ci sta riprovando.

La storia è sempre la stessa. Si parte dalla delibera della Giunta comunale dell’1 dicembre 2016. Poi il bando del marzo di quest’anno, modificato in corso d’opera.

L’8 maggio è prevista la gara al ribasso.

Il Comune, per sbarazzarsi dei cani randagi, offre una base d’asta di 4 Euro e mezzo al giorno per ogni cane per il primo anno e di 2 Euro e mezzo per ogni cane per il secondo anno. Trascorso tale tempi gli animali verranno intestati a chi li ha presi.

Una mossa, quella dell’Amministrazione comunale di Palermo guidata da Leoluca Orlando, che non è piaciuta agli animalisti. Da qui il ricorso straordinario al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Obiettivo: bloccare la ‘deportazione’ dei cani.

A firmare il ricorso straordinario non sono gli animalisti di Palermo, ma quattro organizzazioni nazionali: la Lega nazionale del cane (Lndc), l’Organizzazione internazionale per la protezione degli animali (Oipa), l’Ente nazionale per la protezione degli animali (Enpa) e Lega antivivisezione (Lav).

Insomma, il sindaco Orlando e il dirigente del canile municipale, Gabriele Marchese, sono riusciti a richiamare lì’attenzione dei vertici nazionali degni animalisti.

Perché sta succedendo tutto questo? Se ricordare, circa un mese fa la questione sembrava legata alla svuotamento del canile municipale di corso dei Mille-via Tiro a Segno (che poi non è un canile, ma un rifugio sanitario). In quei giorni si diceva: bisogna mandare via gli oltre cento cani dal rifugio per dare il via ai lavori di sistemazione della strutture (appalto da 2 milioni di Euro).

Il Comune avrebbe voluto affidare, a pagamento, i cani a un’organizzazione della Sicilia orientale contestata dagli animalisti della città. Ci sono state contestazioni e manifestazioni di protesta. Dopo di che il Comune è stato dalla Regione siciliana a sospendere la ‘deportazione’ degli animali.

La vicenda è ancora aperta. Con Marchese che dichiara che la contestata convenzione con l’associazione Aivac (l’associazione che avrebbe dovuto prendersi i cani con un provvedimento bloccato dalla Regione) è ancora valida. E che i cani verranno, a suo giudizio, affidati a tale associazione. Ipotesi contro la quale si battono gli animalisti di Palermo.

“Noi – dicono gli animalisti della città – contestiamo i provvedimenti amministrativi del Comune che mercificano gli animali. Per noi questa convenzione non è valida”.

Il canile di corso dei Mille-via Tito a Segno è stato quasi svuotato grazie al lavoro degli animalisti di Palermo, che hanno fatto adottare i cani gratuitamente. Rimangono solo 14 cani randagi.

Ora, però, come già ricordato, il Comune di Palermo è tornato a proporre la ‘deportazione’ dei cani a pagamento. Cosa, questa, che ha fatto andare su tutte le furie gli animalisti di tutta Italia, con la conseguente discesa in campo delle principali organizzazioni animaliste nazionali.

Il problema – questo è il dubbio – potrebbe non risiedere nei 14 cani ancora da fare adottare che risiedono del rifugio sanitario di corso dei Mille-via Tiro a Segno. Il problema potrebbe risiedere nella gestione degli oltre 300 cani randagi del canile ricavato nell’ex mattatoio di via dei Picciotti. O forse nel fatto che i randagi, a Palermo, sono tanti e il Comune vorrebbe trovare il modo di ‘sbolognarli’ fuori dalla città a ritmo continuo, anche se con costi non indifferenti per le ‘casse’ comunali.

(Ma il Comune di Palermo non sconta difficoltà finanziarie? Non ha chiesto un’apertura di credito alle banche? Non sarebbe più logico evitare esborsi, aprendo un dialogo con le associazioni animaliste, che potrebbero coadiuvare l’Amministrazione comunale nell’individuazione dei soggetti che dovrebbero adottare gli animali senza oneri per il Comune?).

Dobbiamo ricordare che il Comune di Palermo ha già ‘deportato’ cani sia in altri centri della Sicilia, sia nel Nord Italia. Non bisogna dimenticare che, attualmente, per circa 200 cani, il Comune paga 2 mila Euro all’anno a vita per ogni animale ‘deportato’. Una follia della quale non è responsabile l’attuale dirigenza del canile municipale. 

In tutto questo non mancano le polemiche. Spiega Dario Galvano, ingegnere, appassionato di animali e delegato dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa):

“Non riusciamo a capire perché il dirigente del canile municipale, dottore Marchese, continui a strumentalizzare una vicenda, peraltro voluta dallo stesso Comune, facendo credere chissà che cosa. E’ un tentativo di gettare discredito sugli animalisti che noi respingiamo”.

“Il dottore Marchese – prosegue Galvano – non fa altro che agitare la storia di una convenzione tra il Comune di Palermo e l’ADA (Associazione Degli Animali), durata quattro anni, costata al Comune di Palermo circa 800 mila Euro. Questa è, pressappoco, la somma che è stata erogata a tale Associazione. Agita questa vicenda lasciando credere chissà che. Come se gli animalisti fossero interessati ai soldi”.

“Il dottore Marchese – aggiunge l’esponente dell’Ente nazionale per la protezione degli animali – omette di dire che è stato il Comune a proporre questa soluzione all’ADA, perché i lavoratori di una delle tante società dello stesso Comune non si potevano occupare degli animali. Ebbene, per quattro anni, per 365 giorni all’anno, circa 25 persone si sono occupate di quasi 500 cani e dei gatti. Sì, dei gatti. Nessuno ricorda che ci sono anche i gatti, forse perché noi animalisti riusciamo a farli adottare con celerità”.

“Non riesco a capire quale sia il problema del dottore Marchese – prosegue Galvano – dal momento che la società comunale RESET, che oggi si occupa del canile, costa molto di più di 200 mila Euro all’anno. Ricordo che 200 mila Euro all’anno per 25 persone che lavorano ogni giorno per 356 giorni non sono una cifra colossale, come cerca di far credere il dottore Marchese. Diciamo che sono meno del costo di due dirigenti comunali”.

“Poiché in questa storia non mancano le maldicenze – precisa Galvano – è bene raccontare anche un particolare. C’è chi mette in giro la voce che alcuni dei ragazzi che hanno lavorato in canile nei quattro anni non sono stati pagati. Questo è successo solo perché dall’9 settembre all’8 ottobre 2012 il Comune non ha corrisposto 22 mila Euro. Soldi che, per la precisione, il Comune non ha tutt’oggi erogato. Per quel mese i 25 ragazzi non sono stati pagati proprio perché il Comune non ha erogato i fondi”.

“La verità – conclude Galvano – è che il Comune dovrebbe smetterla di utilizzare queste maldicenze per mettere in cattiva luce gli animalisti. Perché se qui ci sono persone che hanno aiutato il Comune, eb bene, siamo noi animalisti, che veniamo spesso chiamati a togliere le castagne dal fuoco all’Amministrazione comunale “.

P.S.

Ma il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, nella conferenza stampa tenuta a palazzo delle Aquile, non aveva detto che non si sarebbero stati più affidamenti di cani con oneri finanziari a carico del Comune?

Da leggere:

Cani randagi di Palermo, accordo raggiunto tra Comune di Associazioni animaliste

 

Orlando accusa: sui cani ‘business’ da 920 mila Euro all’anno. Ma il ‘business’ l’ha creato la sua Amministrazione!

 

Scandalo del canile di Palermo 2/ Ore 4 di mattina: comincia la battaglia per difendere i cani

 

Lo scandalo del canile municipale di Palermo: cosa si nasconde dietro le adozioni?

   

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