Ovviamente è solo un sondaggio sulla rete. Ma il fatto che il candidato degli Indipendentisti siciliani (Lomonte) abbia superato il candidato grillino (Forello) – che sulla rete dovrebbe ‘volare’ – non è un segnale di poco conto. Per il resto, facciamo il punto della situazione tra le risse interne al centrodestra e al centrosinistra. Per scoprire che, alla fine, l’unica candidata di sinistra non ‘inciuciata’ con ex democristiani o con Forza Italia è Nadia Spallitta. Il paradosso dell’ex anti-orlandiano Carmelo Miceli, segretario del PD di Palermo, che caccia dal partito chi oggi pensa quello che qualche settimana fa pensava lui…
A che punto è la campagna elettorale a Palermo? L’11 giugno si voterà per eleggere il nuovo sindaco e il nuovo Consiglio comunale. Noi, ogni tanto, torniamo sull’argomento, giusto per fare il punto della situazione. E se proprio dobbiamo essere sinceri, il dato che emerge è una grande confusione. E tante divisioni.
I grillini – che vengono dati in crescita – non sembrano molto uniti. Non parliamo del PD, dove le spaccature e le divisioni sono sotto gli occhi di tutti. Divisioni anche tra gli alfaniani, che si sono divisi: una parte – parliamo delle elezioni per il sindaco – dovrebbe votare per Leoluca Orlando, mentre un’altra parte vota per Fabrizio Ferrandelli.
Sulla rete circola un sondaggio – fatto proprio sulla stessa rete dal giornale on line Il Gazzettino della Sicilia – che ieri mattina dava in netto vantaggio il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, Ugo Forello. Al secondo posto, a sorpresa, c’era il candidato degli Indipendentisti siciliani, Ciro Lomonte. Il pomeriggio le parti si sono invertite e in testa è passato Lomonte. Possibile, si sono chiesti in tanti?
Architetto, una passione per la storia di Palermo, Lomonte è il candidato di Siciliani Liberi, il Movimento degli Indipendentisti siciliani guidato dal professore Massimo Costa. Noi abbiamo più volte detto che Lomonte potrebbe essere la sorpresa di questa campagna elettorale.
Certo, si tratta di un sondaggio sulla rete. Ma il fatto di essere davanti a Forello, che in quanto grillino sulla rete dovrebbe volare, è un segnale da non trascurare. Vedremo che succederà nella realtà, soprattutto dopo che l’ala storica dei seguaci di Grillo di Palermo si è chiamata fuori dalla competizione elettorale, dicendo a chiare lettere che Forello non è il candidato del Movimento 5 Stelle. Bisognerà capire se questa spaccatura avrà effetti elettorali e in che misura.
E gli altri candidati, come dire?, ‘classici’? Le cronache di queste ultime ore registrano una dichiarazione del ri-candidato a sindaco di Palermo, Leoluca Orlando:
“Palermo ha vissuto 5 anni di un percorso di liberazione e rinascita, che ha avuto i suoi pilastri nella internazionalizzazione, nell’accoglienza, nella promozione culturale, nella legalità e nella estromissione di interessi clientelari e mafiosi da appalti privati in settori delicatissimi come acqua e rifiuti e nelle aziende partecipate del Comune. Un percorso di liberazione da logiche di palude testimoniato dalla nuova attrattività per turisti e imprese, anche culturali e del High Tech. Considero altamente rischioso per la città di Palermo e grave per le stesse tradizioni culturali popolari e di destra, la formazione di una coalizione che appare chiaramente identificata e guidata da chi quei valori ha negato, finendo con il presentarsi come una alleanza di potere del tutto alternativa al percorso di solidarietà e di legalità di Palermo”.
Sembra un mezzo attacco a Ferrandelli, che cinque anni fa era il candidato sindaco del centrosinistra (vincitore delle primarie del centrosinistra contro Rita Borsellino e poi battuto dallo stesso Orlando, al quale il risultato delle primarie non era andato proprio giù) e che, adesso, è un candidato appoggiato anche dal centrodestra e, segnatamente, da Forza Italia e Cantiere Popolare (anche se, come vedremo, si è portato dietro un po’ di dirigenti ed elettori di centrosinistra).
Su questa dichiarazione di Orlando chiediamo ‘lumi’ agli altri esponenti politici. Cominciando proprio da Ciro Lomonte.
“Leoluca Orlando sembra sempre più nervoso in questa campagna elettorale – ci dice Lomonte -. Si attacca a questioni di apertura e accoglienza che sono una bella presa in giro. A me pare che l’ennesima corsa a sindaco di Palermo per lui sia solo un ripiego. Con le sue doti avrebbe potuto da sempre aspirare a molto di più. Ci deve essere una sorta di maledizione per cui non riesce a spiccare il volo verso responsabilità prestigiose di governo, in Italia e all’estero. Pare una condanna per lui fare il sindaco. Ma se dovesse vincere sarebbe una condanna per la città, più che per lui. Perché sarebbe condannata all’immobilismo”.
“Girando negli uffici e per le strade – aggiunge il candidato sindaco degli Indipendentisti siciliani – si percepisce un malumore notevole nei suoi confronti. Sono in tanti a chiedersi: ‘Perché tutte le cose di ordinaria amministrazione che sta facendo ora non le ha fatte prima, in cinque anni?’. Lui è un grande istrione, in tutte le lingue che conosce, ma forse la recita non convince più. Del resto, l’ha detto lo stesso Orlando che questa città ha bisogno di uno stronzo come lui. Io penso invece che i palermitani abbiano bisogno di un sindaco che li rispetti e si metta davvero al loro servizio”.
Un commento sull’Orlando- pensiero lo strappiamo anche ad Angelo Figuccia, esponente storico di Forza Italia a Palermo, consigliere comunale di lunga data che ha deciso di ritirarsi da Sala delle Lapidi – la sede dell’assemblea cittadina del capoluogo siciliano – provando a lanciare nell’agone della politica comunale la figlia Sabrina:
“Orlando – ci dice Angelo Figuccia – ormai, a quasi settant’anni, ha fatto il suo tempo. Forse è un po’ nervoso. Forse perché ha ‘annusato’ quello che ho ‘annusato’ io girando per la città: e cioè che la sua presenza, nelle periferie, non è più quella di un tempo. Mi permetto di dargli un consiglio: prenda esempio da me, si ritiri”.
Chiediamo un parere anche Nadia Spallitta, vice presidente vicaria uscente del Consiglio comunale, anche lei candidata a sindaco con una propria lista.
“Non vado dietro a retro-pensieri, a simboli e a coalizioni – ci dice Nadia Spallitta -. Quello che segnalo, quello che le tante persone che incontro a Palermo ogni giorno mi fanno notare è che gli esponenti dei partiti politici classici, più che parlare dei problemi reali della città, non fanno altro che parlare e litigare su alleanze, liste, poltrone. Della povertà che aumenta giorno dopo giorno non sento parlare. Come non sento parlare dei servizi che lasciano molto a desiderare”.
Nadia Spallitta è stata coraggiosa. Avvocato amministrativista, alle spalle una storia di sinistra, negli ultimi anni ha ripetutamente denunciato le magagne dell’Amministrazione Orlando, tra varianti urbanistiche ‘condite’ di cemento, nuovi centri commerciali (come se in città ce ne fossero pochi!) e altro ancora. Per non parlare delle società che fanno capo allo stesso Comune, che in buona parte sono in grande affanno economico.
A differenza di altri suoi colleghi consiglieri comunali – molto critici anche loro sull’Amministrazione Orlando, che alla fine hanno trovato posto, paradossalmente, in liste che appoggiano lo stesso sindaco uscente (mettiamola così: a differenza di Nadia Spallitta, non se la sono sentita di rischiare e sperano di rientrare in Consiglio comunale da Candidati della lista Sinistra Comune (Filippo Occhipinti), o della lista Democratici e Popolari (Luisa La Colla), Nadia Spallitta ha scelto di andare da sola con una vera lista civica.
Di fatto, quella di Nadia Spallitta è l’unica candidatura di sinistra di questa competizione elettorale. Infatti, Ferrandelli – che è stato eletto al Parlamento siciliano nel PD, dal quale si è dimesso, se senza una buona dose di coraggio, oggi, come già ricordato, è appoggiato anche dal centrodestra, Totò Cuffaro compreso; mentre Orlando è appoggiato sì da Rifondazione comunista e SEL, ma anche da Angelino Alfano (per la precisione, dai parlamentari nazionali alfaniani, Dore Misuraca e Simona Vicari), dall’UDC di Giampiero D’Alia e Giovanni Ardizzone e da Sicilia Futura di Salvatore ‘Totò’ Cardinale (che si porta dietro altri ex cuffariani, ben divisi, in questa campagna elettorale, tra Orlando e Ferrandelli).
“Mi chiedo e chiedo – insiste puntuta Nadia Spallitta -: qual è il progetto politico di Orlando? Qual è il progetto politico di Rifondazione comunista e di SEL che si ritrovano insieme con Alfano e Cardinale? Questi, lo ripeto, parlano solo di poltrone. In città non ci sono. Sono stata alla Vucciria per un comizio. La gente mi guardava un po’ stranita: ‘Comizio? – mi dicevano – ma lo sa che i comizi, a Palermo, non si fanno da decenni?’. Io però insisto: e dico che a Palermo va affrontata la questione sociale”.
“Ho visitato una scuola abbandonata in viale Michelangelo. Ci vivono persone in mezzo all’immondizia. Ci sono anche bambini. Ma nessuno ne parla – conclude Nadia Spallitta -. Mentre la gente muore di fame questi signori si sono accapigliati se presentare o no il simbolo del proprio partito. Che ipocrisia!”.
Uno di quelli che ha giocato a ‘nascondi il simbolo’ è il già citato Ferrandelli. Non voleva il simbolo di Forza Italia tra i partiti che l’appoggiano. Ma ha toccato duro. E alla fine ha ceduto: i berlusconiani l’appoggeranno con il proprio simbolo.
Ferrandelli, forse, aveva qualche buon motivo per far prevalere quella che Nadia Spallitta chiama ipocrisia. Con lui l’hanno seguito un bel gruppo di persone legate al PD, partito, l’abbiamo già ricordato, nel quale Ferrandelli ha militato. Contro di loro si è scagliato il segretario provincia del PD di Palermo, Carmelo Miceli. Che vorrebbe buttare fuori dal partito chi ha seguito Ferrandelli.
Peccato che lo stesso Miceli, renziano della prima ora, fedelissimo del sottosegretario Davide Faraone, è stato anche lui molto critico con Orlando e la sua Giunta. Ora, a quanto pare su ordine di Faraone, si è convertito all’orlandismo e spara a zero su chi fino a qualche settimana addietro su orlando e la sua Amministrazione la pensava come lui.
Tra quelli che la pensavano come Carmelo Miceli in versione anti-orlandiana c’è Isabella Cacciatore, candidata con Ferrandelli che, su facebook, scrive:
“Mortificante è la mancanza di democrazia all’interno di un partito che si professa democratico. Mortificante è avere l’imposizione da parte dei dirigenti per un candidato a sindaco per anni contestato dal partito stesso. Mortificante è credere ad ideali di partito e vedersi ‘scomunicare’ perché non vi è reale confronto con i tesserati o semplicemente si è in disaccordo su una scelta. Non vi è una lista unica, il PD non si presenta col suo simbolo”.
A differenza di Forza Italia – che alla fine ha fatto ‘inghiottire’ a Ferrandelli la sua richiesta di togliere il simbolo dei berlusconiani, Orlando ha invece fatto ‘inghiottire’ ai dirigenti del PD (a tutti i dirigenti del PD, da quelli di Palermo ai romani, passando per i dirigenti siciliani del partito) il simbolo dello stesso PD. Di fatto, come da tradizione (iniziata alle elezioni comunali di Palermo del 1990), ancora una volta Orlando ha ‘cannibalizzato’ la sinistra del capoluogo dell’Isola.
da qui la stoccata di Isabella Cacciatore al PD di Palermo:
“Noi non abbiamo tessere in altri partiti o movimenti. State ‘voi’ mortificando il Partito”.
In questa battaglia Isabella cacciatore non è sola. Ci sono 21 iscritti al PD che hanno scritto una lettera ai candidati alla segreteria nazionale del PD, Michele Emiliano, Andrea Orlando e Matteo Renzi, e ai componenti della Commissione del Congresso Nazionale.
“In riferimento alle prossime elezioni amministrative del Comune di Palermo del prossimo 11 giugno, i sottoscritti, tutti, ad oggi, consiglieri comunali, di circoscrizione e semplici tesserati al PD, con la presente tengono a manifestare tutto il proprio dissenso verso la possibilità d’essere espulsi dal proprio partito. Il PD palermitano, infatti, ha scelto di sostenere il sindaco uscente Leoluca Orlando a seguito di diverse intercessioni e di accordi raggiunti tra un’area del PD nazionale e lo stesso candidato. Oggi questo appoggio trova sintesi grazie ad una lista civica in cui è avvenuta una spartizione di posti tra il nostro Partito ed il neo Partito Alternanza Popolare (leggere gli alfaniani ndr)j. In opposizione a questa decisione, abbiamo deciso di candidarci all’interno di una lista civica a sostegno del programma di governo della città promosso da un altro candidato sindaco, già deputato regionale del PD, dimessosi in data 22 luglio 2015, in contrapposizione al Governo Crocetta, Fabrizio Ferrandelli”.
“Scriviamo, dunque, all’attenzione dei candidati alla Segreteria Nazionale del Partito Democratico, perché desideriamo ricevere le Vostre considerazioni, soprattutto, quando ad essere oggetto di espulsione siano decisioni come quella del nostro mancato sostegno ad una lista che non rappresenta tutte le anime del nostro Partito, perché non nasce da alcuna visione condivisa e partecipativa su come far ripartire la nostra città ferma al palo da 50 anni”.
Le firme sono di Giuseppe Abbruscato, Isabella Cacciatore, Bartolo Corallo, Giovanni Tarantino, Danilo Stagno, Maurizio Castagnetta, Pietro Pellerito, Marco Marceca, Vanni Randisi, Dario Duminuco, Rossella Megna, Cesare Mattaliano, Laura Lumia, Giorgio Mineo, Marco Pasquale Marchese, Carmelo Li Bassi, Filippo Lo Cicero, Francesco Virga, Giuseppe Prestigiacomo, Manuela Playa, Nicola Macaione.
E Carmelo Miceli, segretario del PD di Palermo che prima era anti-orlandiano e che, adesso, per seguire Faraone, si ritrova allineato e coperto con Orlando?
“Quello che è davvero mortificante – scrive Miceli – è che Fabrizio Ferrandelli, pur essendo stato un dirigente nazionale del Partito Democratico, non abbia imparato o dimenticato troppo in fretta la regola di statutaria di base del PD che prevede l’esclusione/cancellazione dall’anagrafe degli iscritti per tutti coloro che si candidano o appartengono a partiti e movimenti contrapposti al Partito democratico”.
“Giusto per rinfrescargli la memoria – aggiunge Miceli – la regola statutaria a cui mi riferisco è l’articolo 2, comma 9: ‘Sono escluse dalla registrazione nell’Anagrafe degli iscritti e nell’Albo degli elettori del PD le persone appartenenti ad altri movimenti politici o iscritte ad altri partiti politici o aderenti, all’interno delle Assemblee elettive, a gruppi consiliari diversi da quello del Partito Democratico’. Coraggio Fabrizio continua così con le gaffe, sei sulla buona strada”.
Ferrandelli, da parte sua, definito “mortificante” il fatto che il PD abbia “impedito agli iscritti che si sono candidati con me di rinnovare la tessera e di votare al congresso”.
Davanti alla confusione che registriamo tra centrodestra e centrosinistra, troviamo una dichiarazione del candidato grillino a sindaco, il già citato Forello, avvocato, già tra i fondatori di Addio Pizzo, che a proposito delle polemiche che imperversano nel centrodestra e nel centrosinistra di Palermo dice:
“Si vergognano, ed a ragione, dei loro alleati, ma non si sognano di rinunciare ai voti di questi, dimostrando, ove ce ne fosse ancora bisogno, che per loro i programmi non contano, conta solo una cosa: vincere e piazzare la propria bandierina a Palazzo delle Aquile. Con Orlando e Ferrandelli, la politica sta dando il peggio di se stessa”.
“Chi vota Orlando – prosegue il candidato grillino – deve sapere che vota Alfano, Vizzini, D’Alia, Cardinale e tutte le rissose correnti e anime del PD. Dall’altro lato, chi dà la preferenza a Ferrandelli, contestualmente, la dà a Micciché, Saverio Romano e perfino a Cuffaro, condannato per favoreggiamento alla mafia, che ha recentemente affermato di sostenere l’ex deputato all’Ars”.
Commenta, sempre su facebook, il collega Accursio Sabella:
“Allora, vediamo se ho capito: il PD non presenta una sua lista, perché Orlando non vuole. Mette insieme una cosa civica con gli uomini di Alfano (e quindi anche con quelli a cui piaceva Cammarata). E poi toglie la tessera a un po’ di militanti perché si sarebbero schierati ‘contro il PD’, in una lista civica a sostegno di un altro candidato che era nel PD. ‘Contro il PD’, dicono però nel PD. Ma quale PD se il PD ufficialmente non c’è…Ecco, io non ho capito…”.
E nemmeno noi…
E oltre la politica-politicante? Riportiamo alcuni passaggi di un articolo di Roberto Salerno, un docente universitario siciliano che vive fuori dalla Sicilia. Questa, ad esempio, è una parte interessante:
“Dal 2002 la città si è dotata di un annuario di statistica. Per quanto campeggi in bella vista una misteriosa avvertenza (‘i documenti pubblicati su queste pagine sono solo a titolo informativo’) l’annuario è uno strumento utile per avere un quadro, magari non precisissimo – l’avvertenza ha raggiunto il suo scopo: meglio non fidarsi troppo – ma indicativo di come (non) cambiano le cose a Palermo. Se prendiamo come riferimento il 2002 (anno primo dell’era Cammarata) e il 2014 (ultimo annuario disponibile, anno secondo della terza era Orlando) scopriamo che la popolazione residente è diminuita di poco (da 686.722 a 678.492), che sono aumentati gli anziani (da 103.845 a 129.147), che uomini e donne confermano le rispettive percentuali (47,8 e 52,2). Nel 2002 il saldo migratorio (immigrati-emigrati) era negativo (- 4.544) e negativo è rimasto nel 2014 (- 1.968). Parte cioè più gente di quanta ne arrivi”.
Anche Salerno, come Nadia Spallitta, parla di cose concrete. Anche se il suo approccio è problematico, se è vero che lascia aperti alcuni interrogativi:
“Molto si parla del ‘risanamento’ delle aziende pubbliche, per esempio. Che si tratti di un valore in sé è incerto, visto che in linea strettamente teorica l’azienda pubblica va valutata sulla capacità o meno di offrire dei servizi soddisfacenti. Siamo consapevoli che esistono linee di ricerca – a partire probabilmente dal New Public Management, a sua volta probabilmente filiazione diretta della famigerata crisi fiscale delle amministrazioni locali degli anni ’70 – che privilegiano la compatibilità economica. A nostro avviso, per fare un esempio classico, risparmiare il 50% su una biblioteca significa concretamente non comprare libri o diminuire l’accesso degli utenti. Non riusciremmo quindi ad annoverarli tra i ‘successi’ di una determinata azione politico-amministrativa. Se qualcuno pensa che almeno su questi dati ci si possa mettere d’accordo è ovviamente fuori strada. Sia che si utilizzino parametri ampi (l’occupazione, il livello di reddito), sia che si utilizzi qualche dato che sembra più maneggevole (la raccolta differenziata) ci si scontrerà inevitabilmente con letture diverse dello stesso fenomeno. E questo a prescindere della difficoltà di reperire dei dati ‘puliti’. Potremmo così anche prendere il dato occupazionale e ricordare che secondo uno studio della CISL il tasso di occupazione a Palermo era del 44,7% nel 2005. Nel 2016 si era ridotto al 41,1. In valore assoluto si è passati dai 207.000 occupati del 2005 ai 188.000 del 2015 (2). È un dato significativo?”.
“Stesso discorso se guardiamo i dati relativi alla raccolta differenziata – scrive sempre Salerno -. Secondo i rapporti dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) la raccolta differenziata è passata dal 7,1% del biennio 2001-02 al 6,61% del 2011 per tornare al 7,8% nel 2015. Firenze nello stesso periodo è passata dal 26,4% del 2002 al 30,59% del 2011 per arrivare, al 2016, al 51,7%. Di nuovo: che considerazioni si possono fare su questi dati?”.
“È forse inutile continuare con gli esempi, anche se perlomeno le politiche sociali meritano un cenno – prosegue Salerno -. Anche lì le variazioni sono minime. Il ‘Comitato di lotta per la casa 12 Luglio’ ha a lungo denunciato una sorta di inefficienza della Giunta. Nel 2015 la giunta ha stanziato circa 97 milioni di Euro impegnandone meno della metà (il 40,8%) e spendendo appena 21 milioni (il 22% scarso). Questo a fronte di un’emergenza abitativa aumentata”.
La parte finale del ragionamento di Roberto Salerno riguarda la sinistra di Palermo:
“In tutto questo risulta misterioso lo spazio per una forza di sinistra così cannibalizzata dalla figura di Orlando. È indubbiamente vero che sul piano dei diritti civili e delle politiche simboliche la Giunta Orlando è stata da sempre un esempio virtuoso. La concessione di cittadinanze onorarie a condannati a morte, o ad Ochalan e Soynka, non sono soltanto vanagloriosi tentativi di partecipare alla politica mondiale, ma testimoniano una sensibilità che sarebbe sciocco non riconoscere, soprattutto di questi tempi. Ma il fatto che queste ‘semplici’ decisioni civili siano l’unica cosa a cui appigliarsi non è un gran bel segno”.
“Il problema – prosegue l’articolo – non è il giudizio sull’uomo, un democristiano che tutto sommato non è mai cambiato. E se è vero che, come detto in apertura, Orlando è rimasto l’unico a non essere mai realmente passato ad altro, facendo diventare Palermo la propria Neverland degna di essere analizzata più dagli studiosi di psicologia politica che da sociologi e politologi, è anche vero che la discussione all’interno degli ambienti di sinistra palermitana è stata largamente insufficiente. L’essersi fatti trascinare nell’approdo finale della parabola interclassista (“il mio partito è Palermo”) è qualcosa che fa rabbrividire, perché mostra come la competizione elettorale è giocata solo e soltanto con le armi degli avversari. A partire dal nascondersi, perché di questo si tratta quando si rinuncia al simbolo. Questo è quello che Orlando sta chiedendo alla sinistra e non solo al PD: volete vincere non si sa bene per fare cosa? Bene, allora intanto vergognatevi di quello che siete, perché se vincerete non si sa bene cosa, vincerete perché siete con me, non perché comunisti o chissà cosa”.
“Non è mai troppo tardi per cambiare – conclude Roberto Salerno -. Ma il dubbio è che alla fine, di questi dati, importi poco. Se è vero che non esiste una reale alternativa al “governo dell’esistente”, il modo in cui questo verrà affrontato è buono solo per gli addetti ai lavori”.
QUI L’ARTICOLO DI ROBERTO SALERNO
Aggiornamento – Toni Pellicane su facebook:
In effetti sinistra comune e Orlando non hanno appoggi innominabili come quelli che sostengono Ferrandelli.
Hanno solamente tra i loro alleati e sostenitori mezza ex Forza Italia con Vizzini e Misuraca, l’ex assessore di Cammarata, Aristide Tamajo, l’ex presidente della Fiera del Mediterraneo sotto Cammarata, Stapino Greco (quello che la fece chiudere in pratica), l’ex partito di Cuffaro, l’UDC di D’Alia, udite udite i fascistoni Mimmo Russo e Nino Lo Presti (una vita in Alleanza nazionale), il mitico Totò Cardinale e il fantastico presidente Crocetta e chi più ne ha più ne metta; sono arrivati pure i piddini Cracolici, Lumia & co. sul treno del nuovo partito di Angelino Alfano.
In pratica una ammucchiata da orgia ????.
Ovviamente non dimentichiamo i duri e puri di Rifondazione comunista e Sinistra italiana pronti a cantare faccetta nera con gli ex An in caso di vittoria…
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