Giovedì la Regione Siciliana discuterà e deciderà sul progetto che sta suscitando proteste tra la popolazione. Anche il Consiglio comunale si è schierato contro: la stazione di rifiuti, infatti, sorgerebbe in aree agricole e di pregio ambientale e culturale già tutelate dalle leggi…
di Francesco Cicerone
Giovedì 16 marzo 2017, l’assessorato Energia e Pubblica utilità della Regione Siciliana (Dipartimento rifiuti ed acque), nel corso di una conferenza di servizio, discuterà e probabilmente deciderà se dare il consenso o meno alla costruzione nel comune di Terrasini di una stazione di rifiuti, di compostaggio ma anche di stoccaggio. Si legge in alcuni documenti che non si tratta di rifiuti pericolosi ma è anche bene dire che, a ben leggere il decreto dell’assessore, Maurizio Croce, l’elenco di rifiuti è ampio e di diverso tipo, e che nella popolazione, le associazioni ed il consiglio comunale, tutto questo ha subito destato e desta tuttora parecchia preoccupazione e contrarietà.
Da aggiungere che, lo scorso 7 marzo, il Consiglio comunale di Terrasini si è espresso con 11 voti contrari (i due terzi del Consiglio comunale) contro il progetto. Mentre altri 5 consiglieri si sono astenuti. Nessun voto quindi a favore.
Abbiamo ascoltato in quella sede ed anche in questi giorni le dichiarazioni di molti cittadini e consiglieri comunali. La popolazione è in fermento e cresce giorno dopo giorno il timore che tutto questo possa arrecare un grosso danno di immagine al territorio, oltre che un danno economico, alla salute e all’ambiente di una delle ultime zone agricoli e verdi.
Tutti affermano sostanzialmente che il luogo prescelto per il progetto, ovvero contrada Paterna, rappresenta, per la presenza di aziende agricole di prestigio e qualità, persino per il suo valore culturale e storico –per la vicinanza dell’area dello Zucco, una volta feudo del duca Henry duca d’Aumale, dove esiste sempre la sua bellissima tenuta e per alcuni recenti ritrovamenti e l’area archeologica lungo il fiume Nocella- una zona del tutto inappropriata .
C’è chi afferma che sia molto vicino all’autostrada e alla ferrovia, che la strada di ingresso sia stretta e non perfettamente percorribile, che non ci siano vie di fuga, che ci siano persino case a meno di 150 metri e tante entro la fascia dei 1000 metri. Queste annotazioni, innanzitutto, dovrebbero essere verificate poiché, secondo la normativa regionale vigente, per la creazione di un centro di compostaggio, sono, da sole, considerate come fattori escludenti. A detta di tanti quindi, e citiamo tra i contrari anche il Forum ambiente Calarossa e l’associazione Peppino Impastato, il Movimento cinque stelle, il medesimo progetto presenta diverse e rilevanti lacune tecniche, l’azienda stessa non avere una solidità economica appropriata ed esperienze specifiche in questo settore.
Ma ciò che sorprende tanti e che ci sottolineano continuamente, è come gli uffici comunali di Terrasini abbiano potuto dare consenso favorevole all’area senza considerare vari aspetti, alcuni sopra enunciati, persino la presenza in zona di due aree Sic ed una riserva naturalistica orientata.
A tal proposito si ricorda che, in attuazione del Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve della Regione Siciliana (L.R. n.14/88), l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, “al fine di salvaguardare il territorio di ragguardevole interesse scientifico (geologico, floristico e faunistico), distinto dal territorio circostante fortemente degradato, per la presenza di macchia a Sparzio e Olivastro, nonché di interessante vegetazione rupestre lungo la costa rocciosa”, con Decreto Assessoriale n° 274/44 del 23 Giugno 2000, ha istituito a Terrasini la Riserva Naturale Orientata Capo Rama affidandone la gestione al WWF Italia onlus .
Oltre al promontorio di Capo Rama, il vincolo di Riserva Naturale si estende anche sulle aree costiere limitrofe, per un’estensione complessiva di 57 ettari di superficie protetta distinti in zona A e zona B. La Riserva ricade integralmente all’interno del più ampio Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.), denominato “Cala Rossa e Capo Rama”, codice ITA020009, individuato ai sensi della “Direttiva 92/43/CEE” (Dir. “Habitat”), ed è censita tra le aree protette europee con il codice EUAP1101. E poi c’è il Sito di importanza comunitaria Montagna Longa, Pizzo Montanello – ITA 020021. Un’area di notevole interesse floro-faunistico e fitocenotico e con particolare rilevanza per le formazioni rupicole e gli aspetti di prateria. L’area risulta essere interessata da un rilevante flusso migratorio sia in primavera che in autunno. Ed è da considerarsi come un sito nevralgico della rotta di migrazione che interessa la Sicilia nord-occidentale.
Questa area SIC ricade nell’ambito della parte occidentale dei cosiddetti “Monti di Palermo”, dove si estende complessivamente per circa 4748 ettari, includendo i rilievi che si sviluppano sopra Punta Raisi, in particolare la dorsale di Monte Pecoraro. Fra le vette più elevate figurano Pizzo Corvo (m 910), Pizzo Caccamo (m 909), Pizzo del Merio (m 935), Montagna Longa (m 975), Pizzo Peluso (m 921), Pizzo Montanello (m 964), Pizzo Mediello (m 850), Pizzo Ceresia (m 817), Pizzo Barone (m 897), M. Saraceno (m 949) e, isolato più a ovest, M. Palmeto (m 624). Trattasi di un biotopo di rilevanza naturalistico-ambientale e paesaggistico, il quale ricade nei territori dei comuni di Cinisi, Terrasini, Carini, Giardinello e Montelepre.
Probabilmente, per un progetto di questo tipo, date le qualità e le unicità del territorio prescelto dall’azienda, il comune di Terrasini avrebbe dovuto individuare ed indicare altre aree, industriali o da bonificare, come indicato nelle linee guida generali e dai Tecnici Arta nella conferenza di servizio di giorno 9, non certamente aree verdi, e pregiata come quella identificata.
Giorno 16 marzo 2017 si deciderà, e speriamo con buon senso, potrebbe essere l’ultima tappa con il diniego definitivo al progetto, oppure darne il via: cosa che, vista l’aria che si respira in questi giorni a Terrasini, far crescere la tensione e generare ulteriori malumori e battaglie.
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