Dietro lo scontro sul ‘Listone’ di Palermo chiesto da Leoluca Orlando, avallato da Davide Faraone e osteggiato da Antonello Cracolici c’è, sotto traccia, uno scontro politico molto duro tra lo stesso Faraone e lo stesso Cracolici. Entrambi controllano due importanti assessorati regionali. Ed entrambi sono convinti – o forse s’illudono – di essere competitivi nella corsa alla presidenza della Regione siciliana…
Roba da non crederci. Nel PD siciliano non ci basta Rosario Crocetta – attuale presidente della Regione in uscita – che si vuole ricandidare (e secondo noi si candida per davvero, perché l’alternativa, per lui, è il nulla!). Ci sono altri due personaggi (in tutti i sensi) che ambirebbero alla poltrona di Palazzo d’Orleans, sede del Governo regionale: l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, e il sottosegretario Davide Faraone. Anche se non lo scontro tra i due non è visibile, i colpi che si stanno tirando, in questi giorni, sono pesanti.
Intanto gli schieramenti. Cracolici non è mai stato schierato con Matteo Renzi. E’ un uomo di partito a 24 carati. In questi anni ha perso qualche colpo, ma ha anche inanellato risultati. Non è riuscito a diventare presidente dell’Ars. E Roma ha bloccato la sua candidatura al Parlamento Europeo. Ma alla fine è diventato assessore regionale.
Faraone, al contrario, è stato il primo a salire sul treno renziano. E ha messo all’incasso alcune ‘cambiali’ importanti: è diventato sottosegretario e ha piazzato sulla plancia di comando dell’assessorato regionale che si occupa di acqua, rifiuti e, soprattutto, energia, una propria fedelissima: Vania Contraffatto.
I due, nonostante i disastri provocati dal Governo Crocetta (del quale entrambi sono ‘azionisti’ di riferimento), per motivi che non è facile comprendere, sono convinti di avere buone possibilità alle elezioni regionali di novembre. Ognuno dei due pensa di poter diventare presidente della Regione!
Volendo, ognuno dei ha gestito e gestisce un assessorato regionale ‘pesante’: Cracolici ‘spatulia’ con l’agricoltura e, soprattutto, con il fiume di fondi europei del PSR (Piano di Sviluppo Rurale); mentre Faraone ‘naviga’ nelle acque siciliane, si muove tra discariche e rifiuti e, soprattutto, decide tutto sulle energie, soprattutto su quelle alternative.
Noi, in queste ore, siamo impegnati a seguire i fatti legati alle elezioni di Palermo. Dove i due duellano senza esclusioni di colpi.
Ricordate qualche settimana fa, quando Leoluca Orlando, sindaco uscente e ricandidato sindaco, ha proposto il ‘Listone’? Il primo ad aderire è stato Faraone. Contraddicendo il segretario provinciale del suo partito, Carmelo Miceli, spesso critico con l’Amministrazione Orlando. Perché Faraone si è accodato ad Orlando?
Semplice: perché in questo momento, su Palermo, è più debole di Cracolici e non ha alcun interesse a mettere in luce la propria debolezza. Se tutto il PD finisce nel ‘Listone’ tutto si annacqua.
Per Faraone nascondere la propria debolezza politica è molto più importante del simbolo del suo partito alle elezioni comunali di Palermo.
Cracolici, invece, vuole la conta. Non a caso i suoi – parliamo di Antonio Rubino – hanno chiesto la convocazione della direzione provinciale di Palermo: perché vogliono contarsi e dimostrare che nel capoluogo dell’Isola e provincia Faraone è in netta minoranza.
Ciò significherebbe che i renziani, a Palermo e provincia, sono in minoranza: cosa, questa, che avrebbe un effetto mediatico negativo per Renzi e, soprattutto, per lo stesso Faraone, al quale l’area renziana rimprovererebbe di aver lavorato male in Sicilia nonostante tutti gli appoggi che ha ricevuto da Renzi in persona.
Per non parlare del fatto che Cracolici avrebbe buon gioco nel dimostrare che la sua candidatura alla presidenza della Regione siciliana sarebbe più forte di quella di Faraone.
E’ questo il motivo per il quale il segretario provinciale del PD di Palermo, Miceli – vicino a Faraone – minimizza e fa sapere che l’ipotesi ‘Listone’ è ancora in piedi. Ma il primo a sapere che l’ipotesi ‘Listone’ ormai trantulia (traduzione: è sempre meno probabile) è proprio Faraone. Perché Cracolici – approfittando anche delle crescenti difficoltà che Renzi sta incontrano a Roma – andrà fino in fondo.
In questa ‘faida’ – anche se per motivi estranei alla ‘guerra’ tra Cracolici e Faraone – si inserisce l’autoconvocazione di un’assemblea del PD di Palermo da parte di cinque dirigenti del partito: Antonio Ferrante, Carmelo Greco, Luisa La Colla, Stefania Munafò e Fabio Teresi.
Sono dirigenti che non guardano alle lotte interne al PD, ma al partito. E si battono contro il ‘Listone’ non perché stanno con Cracolici contro faraone, ma perché vogliono tutelare l’immagine del PD che Orlando vorrebbe a tutti i costi appannare per potere guadagnare consensi.
Orlando, infatti, pensa che l’immagine appannata del PD – a Palermo e, soprattutto alla Regione – possa fargli perdere voti. E siccome sa che perderà un sacco di voti per le scelte sbagliate adottate dalla sua Amministrazione (Centro storico con i commercianti infuriati per il calo delle attività a causa della ZTL, Tram che gira semivuoto e costa un sacco di soldi, caos nelle strade cittadine e altri commercianti infuriati, servizi carenti e via continuando), vorrebbe evitare di perdere voti insieme con il PD.
Come finirà? A nostro modesto avviso, sia Cracolici, sia Faraone per la presidenza della Regione non sembrano due candidati irresistibili. Anzi…
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