Affaire Camere di Commercio: retromarcia sull’accorpamento Catania-Siracusa?

3 febbraio 2017

ll Presidente della Regione ha scritto al Ministro dello Sviluppo Economico per comunicare che “è intendimento del presidente accogliere l’istanza giunta dal territorio di Siracusa e procedere alla revoca dell’accorpamento della Camera di Commercio di Siracusa con quella di Catania”. Sullo sfondo la guerra per il controllo della SAC

E’ uno degli affaire più loschi degli ultimi tempi. Che cela interessi, più o meno occulti, che si sono scontrati  a testa bassa per il controllo degli organismi di gestione. Parliamo delle Camere di Commercio siciliane e della riforma che ne ha previsto la riduzione del numero attraverso gli accorpamenti.

Oggi torna in primo piano quella di Siracusa che, secondo i piani, dovrebbe unirsi a quella di Catania. Ma l’idea non è piaciuta a tanti siracusani che si sono ribellati all’idea e che, attraverso le associazioni di categoria, hanno presentato esposti, diffide e ricorsi al TAR.

Ebbene, oggi, “il Presidente della Regione, si legge in un comunicato-  ha scritto una nota (una nota? Una lettera, presumiamo)- al Ministro dello Sviluppo Economico per comunicare che è intendimento del presidente accogliere l’istanza giunta dal territorio di Siracusa e procedere alla revoca dell’accorpamento della Camera di Commercio di Siracusa con quella di Catania”.

L’affaire che fa da sfondo all’ iter tortuoso che ha accompagnato l’accorpamento ha un nome preciso: Sac, ovvero la Società aeroporto Catania che gestisce lo scalo etneo: le tre Camere della Sicilia orientale controllavano ciascuna una quota di minoranza, ma il soggetto nato dalla loro fusione diventa invece l’azionista di maggioranza con il 52,5 per cento. Diventa quindi il regista di tutte le operazioni, la più importante tra queste è certamente l’ipotesi privatizzazione.

Da qui le adesioni anomale (a loro insaputa) di circa 17 mila imprese ad alcune associazioni di categoria per l’elezione del presidente della nuova Camera di Commercio della Sicilia Orientale che si troverebbe in mano un affare milionario.

l 30 dicembre scorso il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, nonostante “i falsi acclarati e le gravissime irregolarità” aveva emanato il decreto di costituzione della mega Camera nata per effetto della riforma del sistema camerale italiano, avviata dal governo Renzi nell’aprile del 2015. Nel provvedimento anche i nomi dei 33 consiglieri ripartiti sulla base del peso delle associazioni e dei sindacati che rappresentano il tessuto economico del territorio: per l’agricoltura Giosuè Catania, Sandro Gambuzza, Pietro Greco e Giovanni Pappalardo; per l’artigianato Andrea Milazzo, Giovanni Brancati e Michele Marchese; per l’industria Ivanhoe Lo Bello, Fabio Massimiliano Scaccia e Filippo Guzzardi; per il commercio Riccardo Galimberti, Sandro Romano, Salvatore Politino, Vincenza Privitera, Maria Fiore, Salvatore Guastella, Antonino Giampiccolo e Arturo Linguanti; per la cooperazione Luciano Francesco Ventura; per il turismo Rosario Di Bennardo, Rosario e Domenico Torrisi; per i trasporti e spedizioni Giuseppe Bulla; per i servizi alle imprese Patrizia Gulisano, Paolo Lentini, Pietro Agen, Giuseppe Giannone e Virginia Zaccaria; per il credito e le assicurazioni Arturo Schininà; per gli altri settori Domenico Blatti; per le organizzazioni sindacali Fortunato Parisi; per i consumatori e gli utenti Francesco Tanasi; per i liberi professionisti Sebastiano Truglio.
Sulla base della suddetta composizione il presidente uscente Pietro Agen e leader di Confcommercio Sicilia potrebbe contare su almeno 20 consiglieri.

In questo modo risulterebbe battuta invece la coalizione guidata da Confindustria che sosteneva alla presidenza della nuova Camera di commercio Ivan Lo Bello, attuale presidente nazionale di Unioncamere.

Sulla vicenda è chiamata a far luce la magistratura. Certo è che siamo dinnanzi ad una guerra tra bande.

Ora arriva la notizia di una possibile retromarcia di Crocetta. 

Certo è anche che saranno contente le imprese siracusane che di finire in questo coacervo di affaristi non avevano voglia. In questo video, ad esempio, spiega tutto il presidente di CoopAgri, che ha presentato una diffida contro l’accorpamento.

 

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