Dipendenti pubblici: sono molti di più al Nord, ma la notizia finisce in coda

16 gennaio 2017

In uno studio di Demoskopica su dati Ue, la verità smentisce i pregiudizi. Ne parla oggi il Corriere della Sera che relega alla fine dell’articolo questo ‘piccolo dettaglio’. Scegliendo di titolare su una considerazione del tutto discutibile e ovviamente denigratoria nei confronti del Sud

E ora chi glielo dice a Giletti e agli altri detrattori del Sud? C’è uno studio dell’istituto di ricerca Demoskopica, elaborato su dati di una indagine dell’Unione europea, che colpisce al cuore uno dei (tanti) pregiudizi (più o meno strumentali) che ammorbano il Mezzogiorno d’Italia. Un luogo comune che ha fatto ‘divertire’ tanti ‘scienziati’ del giornalismo che hanno sputato veleno in diretta dalle maggiori emittenti televisive e riempito pagine di giornaloni con bugie al limite del razzismo culturale.

Parliamo della questione dipendenti pubblici. In Italia si è sempre dato per scontato che è il Sud a mantenerne una flotta sterminata. Al contrario del virtuoso Nord. Stanno davvero così le cose? Non sono mancate voci fuori dal coro che hanno sostenuto il contrario (in particolare sulla Sicilia, particolarmente diffamata dalla pubblicistica ufficiale che quando parla di dipendenti pubblici non considera, ad esempio, che alcune categorie da noi sono a carico del bilancio regionale mentre in altre regioni sono a carico dello Stato), ma, va da sé, non hanno avuto grande eco.

Adesso arriva la conferma: è vero il contrario, è il centro Nord ad avere più dipendenti pubblici rispetto alla popolazione. Come detto, il dato è contenuto in uno studio basato su dati ufficiali dell’Unione europea:

“Al Centro- Nord si contano 31 dipendenti pubblici ogni mille abitanti, contro i 26 del Mezzogiorno”. 

Non solo: “Tra il 2012 e il 2014 i dipendenti pubblici della PA sono aumentati da 3.222.000 a 3.224.000 in conseguenza di una crescita di 8 mila unità nel Centro Nord e di un calo di quasi 5 mila unità nel  Sud”. 

Lo studio è stato pubblicato oggi da Mezzogiorno Economia del Corriere della Sera che sarà rimasto basito dall’apprendere la notizia, tant’è che per sì e per no, l’ha rifilata alla fine dell’articolo. Siamo maliziosi nel pensare che se il risultato fosse stato diverso la notizia sarebbe finita nel titolo?

Sia quel che sia, il titolo è (ovviamente?) dedicato al Sud, ma non è una dedica d’amore: “Pubblica Amministrazione e sommerso. Così il Sud frena la crescita nazionale”.

In che senso il Sud frena la crescita nazionale? Per sostenere questa tesi, il giornalone cita le stime del FMI (Dio ce ne guardi sempre), secondo cui “se in tutta Italia ci fosse la stessa qualità nella scuola, nei trasporti, nella sanità e nella giustizia, il Pil nazionale aumenterebbe di due punti l’anno. “Per di più i cittadini meridionali- scrive il Corriere- sono penalizzati nel godimento di alcuni diritti e nell’offerta di alcuni servizi”. Ma davvero?

Ci sfugge però il ragionamento logico che porta questo signor giornale a scrivere che “il Sud frena la crescita nazionale”. Scuola e trasporti dipendono dalle politiche regionali? E il Sud che ha deciso che lo Stato deve investire al Nord e non al Sud? Sarà così, se lo scrive il Corriere.

A noi sembrerebbe più corretto scrivere che lo Stato frena la crescita del Sud, visto che da esso dipendono i settori citati nell’articolo, ma noi non abbiamo ancora raggiunto le vette di questo giornale che sul Sud ha sempre avuto le sue verità.

Tutto bene visto dal Sud? Certo che no. Sappiamo che la nostra Pubblica amministrazione ha molti limiti e che è stata più al servizio di quella classe politica che già Salvemini definiva “di ascari” (mercenari) che dei cittadini. E non ci sorprende neanche leggere che al Nord si è speso di più per la formazione dell’esercito di dipendenti pubblici.

Ma ci piacerebbe, una volta tanto, che con la stessa enfasi con cui si diffama il Mezzogiorno, si desse risalto anche a quelle notizie che smentiscono le bugie di cui siamo stati vittime.

 

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