Alfano sui giovani che emigrano: “Ambasciatori del nostro talento”. Scherza o è ‘convinto’?

10 gennaio 2017

Se il ministro per il Lavoro Poletti i giovani italiani che sono costretti ad emigrare “è meglio non averli tra i piedi”, per il ministro degli Esteri, Alfano, è un problema di ‘anatomia’: hanno “la testa e il cuore in Italia”, ma i piedi all’estero. Chissà cosa ne pensano, ad esempio, le migliaia di giovani meridionali che hanno lasciato la propria terra e le proprie famiglie per cercare lavoro all’estero. E chissà cosa ne pensano i genitori di questi ragazzi…

Dopo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, tocca al ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Il tema è sempre lo stesso: i giovani italiani – in larga parte laureati – che lasciano l’Italia in cerca di fortuna, visto che nel nostro Paese di lavoro non ce n’è.

Se Poletti ha detto che alcuni di questi ragazzi “era meglio non averli tra i piedi”, Alfano opta invece per la linea immaginifica:

“Non chiamateli cervelli in fuga, ma ambasciatori del nostro talento”.

Alfano parla del talento dei giovani italiani che, all’estero, si fanno valere. Il merito, per l’appunto, è di questi ragazzi che, a prezzo di grandi sacrifici, raggiungono risultati importanti. Così, non avendo particolari ‘meriti’ da far valere in patria – soprattutto meriti del Governo del quale fa parte – il ministro Alfano prova a mettere il cappello sul talento altrui.

L’occasione gli è stata offerta dalla consegna dei premi sull’innovazione assegnati dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. A margine di questa manifestazione, come possiamo leggere in un articolo de Il Fatto quotidiano (che potete leggere per esteso qui), il ministro Alfano ha detto:

“I nostri talenti all’estero non sono cervelli espatriati, ma italiani che hanno la testa e il cuore, sebbene non i piedi, in Italia e che possono far parte di una rete che non è solo virtuale di nostri ambasciatori che danno una mano anche nell’attivare canali di dialogo. L’Italia è una superpotenza della cultura, della scienza e della bellezza e dobbiamo far valere questo nostro primato… ed è per questo che, come ministero degli Esteri, stiamo lavorando a un piano integrato di promozione del Sistema Italia all’estero, facendo squadra con tutti quelli che possono dare un aiuto”.

Come un ministro della Repubblica possa rilasciare una dichiarazione del genere non riusciamo a comprenderlo. Soprattutto se lette al Sud, queste dichiarazioni suonano come un a beffa non soltanto per i ragazzi che hanno dovuto lasciare la propria terra per cercare fortuna all’estero, ma anche per i familiari costretti, se va bene, a vedere i figli un paio di volte all’anno.

La SVIMEZ, numero alla mano, ha fatto sapere che, dal 2000 ad oggi, sono quasi 2 milioni gli emigrati dal Meridione d’Italia. L’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno precisa che, in buona parte, si tratta di laureati sotto i 35 anni di età.

Di più: “Entro il 2050 solamente 1 italiano su 4 abiterà le città meridionali – si legge in un articolo del Corriere della Calabria (che qui potete leggere per esteso) -. Scientificamente si chiama desertificazione civile, politicamente è un olocausto”.

Ebbene, per il ministro Alfano, meridionale, visto che è un siciliano di Agrigento, questo “olocausto” è un fatto positivo, e i giovani che hanno lasciato il Sud sono “ambasciatori del nostro talento”.

Il ministro Poletti – che ha poi chiesto scusa dicendo di essersi espresso male – ci aveva lasciato di stucco. E del ministro Alfano cosa dobbiamo pensare?

P.S.

Una domanda: se il ministro Alfano è veramente convinto di quello che dice come mai non ha pensato a portare fuori dall’Italia anche i “piedi” del fratello? A lui e alla sua famiglia, a quanto pare, non bastano che restino in Italia il “cuore e il cervello” del fratellino: anche i “piedi” del fratello sono rimasti in Italia, in un bel posto di lavoro super-stipendiato…

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