Stop ai tagli alla rete ospedaliera, Cimo: “Gucciardi garantisca la sostenibilità politica ed economica”

9 gennaio 2017

L’assessore alla Sanità presenta un piano che fa retromarcia sui tagli annunciati agli ospedali siciliani. Cisl e Uil esultano, più cauto il sindacato autonomo guidato da Riccardo Spampinato che ai Nuovi Vespri dice: “Siamo contenti, ma è un contenitore che va riempito anche dai direttori generali che devono allinearsi”. Sullo sfondo il timore che il Governo nazionale intervenga a gamba tesa bloccando tutto…

 

Con l’avvicinarsi delle elezioni, il PD regionale frena sui tagli annunciati alla rete ospedaliera siciliana. Una prospettiva che aveva allarmato sindacati, operatori sanitari e cittadini già alle prese con ospedali in tilt e il farwest dei pronto soccorso ( ve ne abbiamo parlato ieri, in questo articolo) e che, al momento, sembra allontanarsi. Stamattina, l’assessore al ramo, Baldo Gucciardi, ha presentato il suo piano che, praticamente, al di là di alcuni tagli definiti “necessari e funzionali”, evita alla Sicilia la drastica riduzione dei servizi sanitari che colpiva territori difficili e che ridimensionava l’operatività di molti presidi ospedalieri.

Pericolo scampato dunque? E’ un primo passo, ma è ancora presto per esultare.  Perché, come spiega ai Nuovi Vespri.it, Riccardo Spampinato, segretario regionale del Cimo, il sindacato autonomo dei medici, “adesso questo contenitore va riempito. Il piano presentato dall’assessore merita un plauso perché va nella direzione indicata da noi operatori del settore e nella direzione della salvaguardia dei servizi ai cittadini. Toccherà a lui adesso- sottolinea il segretario del sindacato-  assicurare la sostenibilità economica e quella politica. E vigilare affinché i direttori generali si adeguino al nuovo piano”. 

Contenti, dunque, ma cauti. Restano, infatti, alcuni nodi da sciogliere, in primis quello delle assunzioni, ma non solo:

“L’assessore ci ha detto- aggiunge Spampinato- che ci sono 9400 posti vacanti in sanità e chiaramente questi vuoti vanno colmati”. 

Altro nodo è la “sostenibilità politica” di cui parla il segretario del Cimo. Che tradotto significa: Roma lascerà passerà questo piano o ancora una volta entrerà a gamba tesa nella sanità siciliana? A questo proposito va ricordato che sono i siciliani a pagare, in larga parte, la loro sanità: su 9.3 miliardi di euro di spesa sanitaria all’anno (se ancora così stanno le cose perché non mancano dubbi che la coperta si sia mano a mano accorciata) lo Stato in teoria  mette sul piatto 5 miliardi, la Regione il resto. Ma lo Stato in questi 5 miliardi conteggia anche l’Irap pagata dalle imprese siciliane (almeno fino al 2015). Quindi al netto di questo imposte che sono soldi dei siciliani, il contributo statale ammonterebbe a non più di 2.2 miliardi di euro. Per il 2016 non sappiamo neanche se Roma ha elargito esattamente queste risorse, lo sapremo quando avremo modo di leggere il bilancio consuntivo del 2016 della Regione Siciliana.

“Noi ci auguriamo- dichiara Spampinato- che l’assessore sia certo del fatto che Roma non avrà nulla da ridire, in ogni caso spetterà a lui condurre questa eventuale battaglia politica”.

 Che possa esserci qualche problema con Roma lo lascia intuire il vice di Spampinato, Angelo Collodoro. Sul  Giornale di Sicilia, infatti, leggiamo una sua dichiarazione nella quale oltre a precisare che “ci troviamo dinnanzi ad una impalcatura”, sottolinea che “molte cose sembrano poco sostenibili ai sensi del DM 70″.  Il sindacalista si riferisce al decreto del 2015 che fissa gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera. Che sia aderente o meno alla realtà siciliana poco importa: il Governo nazionale potrebbe trovare un appiglio per opporsi.

E i direttori generali? Perché non dovrebbero adeguarsi? “Le idee camminano sulle gambe degli uomini,- risponde Spampinato-  ovvero spetta ai direttori generali implementare il piano così come è. Come sappiamo godono di una autonomia che in passato non abbiamo mancato di criticare”.

Gli altri sindacati, al momento, si mostrano più ‘gaudenti’, pur sottolineando  il nodo delle assunzioni. E non potrebbe essere diversamente: la carenza di organico è uno dei fattori principali del caos negli ospedali:

“Apprezziamo il coraggioso impegno con cui l’assessore ha portato avanti la riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Il prossimo passo però sono le assunzioni, fondamentali per assicurare servizi efficienti e per rendere la riorganizzazione veramente efficace” hanno detto il segretario generale della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo ed il segretario generale della Cisl fp Sicilia, Gigi Caracausi, al termine dell’incontro con l’assessore  Gucciardi.

“Auspichiamo – hanno aggiunto i due sindacalisti- però che i successivi passaggi politico – istituzionali abbiano luogo rapidamente per poter sbloccare le assunzioni nel più breve tempo possibile e senza sconvolgere l’impianto oggi presentato. solo così la riorganizzazione della rete ospedaliera potrà effettivamente garantire servizi efficienti”.

Interviene anche la  Uil : “Il piano della rete ospedaliera, presentato stamane alle organizzazioni sindacali, non farà perdere pezzi alla sanità siciliana. Anzi, in alcuni casi, apportando le giuste modifiche potrebbe persino migliorarne la gestione. Inoltre, ma solo dopo il via libera da Roma, si aprirebbero finalmente le porte a concorsi e assunzioni” ha commentato Enzo Tango, segretario generale della Uil Fpl Sicilia che aggiunge: “Questa riforma garantirà ai cittadini servizi e professionalità. Resteranno in atto tutte le strutture sanitarie e ospedaliere, solo qualcuna cambierà nome. Il livello delle prestazioni resterà alto se non migliorabile”.

La notizia, per quanto positiva, come accennato, non equivale al miglioramento dell’attuale stato di cose. La sofferenza che vivono gli ospedali siciliani resta tutta lì e potrà essere alleviata solo con la regolarizzazione delle piante organiche. Certamente è stato evitato un dramma peggiore. Sempre che il piano annunciato si concretizzi.

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