Un 2017 amaro per la vecchia politica siciliana: dal PD a Orlando fino ad Angelino tutto frana…

31 dicembre 2016

A chiusura di anno, si sa, si tirano le somme. E per il centrosinistra – dal 2008 ‘cuore pulsante’ del trasformismo politico in salsa siciiana – il bilancio del 2016 che se ne va è simile, se non peggiore, del Bilancio della Regione siciliana che Renzi e il PD hanno massacrato. Il tempo stringe. E gli appuntamenti elettorali incombono: le elezioni comunali di Palermo, le elezioni regionali e le elezioni politiche nazionali. La resa dei conti si avvicina…

“Sapete qual è il problema? Il problema è che, alla fine, qualcuno di noi ci dovrà mettere la faccia, alla Regione e a Palermo. E non sarà facile”.

A chiusura di anno, si sa, si tirano i bilanci. E per i partiti che governano – o quasi – la Sicilia sono bilanci in ‘rosso’. E’ una situazione paradossale, quella del centrosinistra siciliano. Mai, nella nostra Isola, dal 1947 ad oggi, uno schieramento politico aveva avuto il controllo di tutto: Governo della Regione, tutto il sottogoverno (enti, società, eccetera eccetera), ex Province, quasi tutti i Comuni, la sponda romana di un Governo nazionale amico.

Eppure questo schieramento politico, che il potere lo gestisce tutto, per intero, sente franare il terreno sotto i piedi. Certo, c’è la crisi economica che morde tutto e tutti. Ma è così anche nel resto d’Italia. Certo, magari in Sicilia la crisi si avverte di più: ma….

Anche la Puglia è governata dal centrosinistra. Eppure Michele Emiliano – apprezzato presidente della Regione Puglia, PD – gode della stima di tantissimi pugliesi. Se da quelle parti si andasse al voto, Emiliano vincerebbe. In Sicilia, invece…

Volendo, tutto ha funzionato. A parte la stampa on line, nessuno ha parlato dei soldi – decine e decine di miliardi di Euro – che lo Stato ha scippato alla Regione siciliana. Eh sì, forse questo è il punto dolente: la stampa on line non fa sconti. Ma questo è un problema planetario che, per ‘fortuna’, la gloriosa Europa unita – o quasi – dell’Euro sta cominciando ad affrontare.

E’ di questi ultimi giorni dell’anno la polemica sulle ‘bufale’ nella rete. La gente viene ‘disinformata’ dalle ‘bufale’: bisogna fare qualcosa, si chiedono quelli che, con la televisione, hanno ‘informato’ a dovere i cittadini prima sul referendum del Regno Unito e poi sul referendum italiano dello scorso 4 dicembre…

Insomma, diciamolo: la rete non è controllabile e il potere deve trovare il modo per controllarla: da qui la sceneggiata sulle ‘bufale’: chissà cosa si inventeranno per giustificare qualche forma di censura. Da questi c’è da aspettarsi di tutto.

Ma questi, cioè la censura prossima ventura per la rete, sono discorsi che matureranno in futuro. Intanto le elezioni bussano alla porta. E il centrosinistra siciliano, che dal 2008 governa la Regione siciliana con il consenso centellinato (non dimentichiamo che Rosario Crocetta, nel 2012, è stato eletto presidente della Regione, con poco più di 600 mila voti), deve fronteggiare, in prospettiva, tre appuntamenti elettorali importanti: le elezioni comunali di Palermo, previste per la primavera del prossimo anno; le elezioni regionali, previste nel novembre del prossimo anno; e le elezioni politiche nazionali che non si sa quando verranno celebrate: si dovrebbe votare nella primavera del 2018, a scadenza naturale di legislatura, ma non si possono escludere elezioni anticipate.

E qui torniamo alla “faccia”. A Palermo, ad esempio, chi, nel centrosinistra, ci metterà la faccia? In queste ore Fabrizio Ferrandelli – uno sgusciante personaggio che nel 2012 il PD ha utilizzato per ‘segare’ la candidatura di Rita Borsellino alle primarie del centrosinistra – ha deciso di andare per i fatti propri.

Eletto all’Assemblea regionale siciliana nel novembre del 2012 nelle file del PD – quasi un premio per aver aiutato il PD a sbarazzarsi di Rita Borsellino – Ferrandelli si è dimesso. E adesso è in corsa per la poltrona di sindaco di Palermo. E siccome, oggi – soprattutto dopo la pesante sconfitta al referendum – dire di essere del Partito Democratico non porta voti, soprattutto in Sicilia – Ferrandelli non ha rinnovato la tessera del PD.

Piaccia o no, Ferrandelli è un candidato ‘pesante’: il seguito ce l’ha. Anche se giovane è già un consigliere comunale di lungo corso. Si vocifera che ad appoggiarlo ci siano i cuffariani. Vero? Falso? Di sicuro è che, con Ferrandelli, oltre a un ‘pezzo’ di società civile, ci sono anche tanti ex democristiani. E ci potrebbe essere anche Forza Italia, non si capisce se in prima o in seconda battuta.

In ogni caso, il fatto che Ferrandelli si sia sbarazzato del simbolo del PD è un passo importante:Forza Italia, a questo punto, avrebbe l’alibi per dire:

“Noi stiamo appoggiando un candidato indipendente…”.

Dicono che Leoluca Orlando si ricandiderà: ma anche qui la storia è ancora tutta da scrivere. L’ultima versione di Orlando sindaco non è stata brillante. La vicenda della tassa di circolazione automobilistica, contrabbandata come ZTL, è emblematica delle difficoltà che Orlando incontrerà in campagna elettorale se dovesse decidere di ricandidarsi.

Mezza borghesia panormita è in rotta di collisione con l’attuale sindaco. I commercianti del Centro storico – e anche quelli del centro cittadino – non hanno molti motivi per sostenere Orlando. Anzi. Restano le periferie: ma lì conta anche Ferrandelli. I due finirebbero per pescare nella stessa area: e questo è un problema.

E il PD? A Palermo è un partito fragile. “E’ più apprezzato dai giornali che tra le gente”: questa la battuta che circola. Con riferimento ai giornali cartacei, che ormai si leggono sempre di meno.

Dicono che il PD, alla fine, ‘chiuderà’ su Orlando. Anche in questo caso, solite domande: vero? falso? A parte il consigliere comunale Rosario Filoramo, governativo per antonomasia, quasi tutto il resto del PD, in questi anni, ha fatto opposizione a Orlando e alla sua Amministrazione. Decidere di appoggiare la ricandidatura di Orlando, insomma, potrebbe essere un mezzo suicidio politico.

E allora? L’unica persona spendibile per il PD, a Palermo, potrebbe essere Pino Apprendi, che è tornato all’Ars da un mese circa, dopo che Francesco ‘Ciccio’ Riggio ha lasciato lo scranno di Sala d’Ercole in seguito a guai giudiziari. Apprendi potrebbe essere un ottimo candidato di sinistra. Ma il problema è proprio questo: Renzi è ancora il segretario nazionale del PD e la sinistra, con lui, non ci ‘azzecca’ proprio nulla! Tra l’altro, Apprendi ha votato No al referendum: quanto basta per eliminare sul nascere la sua candidatura, almeno agli occhi dei renziani.

Ci potrebbe essere qualche invenzione della ‘società civile’: ma chi, oggi, nella società civile di Palermo, è disposto a mettere la faccia con il PD? Il rischio, per qualche professionista, è di inanellare una pessima figura.

Non resta che Antonello Cracolici, che da qualche settimana sbandiera ‘successi’ in agricoltura: successi che vede solo lui e, naturalmente, i beneficiari delle ‘mance’ (in certi casi anche sostanziose) del Piano di Sviluppo Rurale. Cracolici ricopre la carica di assessore regionale all’Agricoltura. Si agita, convoca, dichiara, precisa, finanzia, promette, si impegna, parla, ride. Ma a’ strinciuta – come si dice dalle nostre parti – non è che una sua candidatura a sindaco attirerebbe chissà quali voti…

Tra l’altro, a complicare lo scenario ci si è messa pure Nadia Spallitta, vice presidente del Consiglio comunale uscente, battitrice libera: ha aderito al PD, ma con il PD non ha nulla a che spartire ed è l’unica – veramente l’unica – che ha fatto opposizione alla Giunta Orlando su cose serie: a cominciare dalle ‘cementificazione’ del territorio, a colpi di varianti urbanistiche. Tutti attacchi politici documentati che i consiglieri comunali di Forza Italia – ‘geneticamente’ sensibili ad affari & cemento – si sono ben guardati dal fare.

Nadia Spallitta, piaccia o no, oltre che forte nella società civile, pesca a piene mani nell’elettorato di Orlando e di Ferrandelli: e questo è un altro problema (per Orlando).

In questo scenario, insomma, un eventuale candidato del PD – ammesso che qualcuno decida di presentarsi: per esempio, Giuseppe Lupo, attuale vice presidente dell’Ars – rischierebbe di restare ‘schiacciato’.

Ma se a Palermo si piange negli uffici della Regione non si ride. Lì il PD siciliano deve fronteggiare la ‘grana’ di Rosario Crocetta, che ormai da mesi dice che si ricandiderà. Dopo i danni che ha combinato il suo Governo la sua eventuale ricandidatura è un po’ tragicomica.

La speranza – per il PD – è che Crocetta strombazzi la sua ricandidatura per alzare il prezzo e ottenere qualcosa: per esempio, un seggio al Parlamento nazionale, naturalmente in Emilia Romagna o in Toscana, che sono le uniche due Regioni italiane che, su ordine del partito, potrebbero mandare Rosario da Gela a Montecitorio o a Palazzo Madama.

Ma, a quanto si dice, Crocetta avrebbe intuito qualcosa. Che dire? Che oggi Crocetta ricorda un po’ un personaggio di un celebre racconto di un grande scrittore francese.

E’ la storia di una donna di facili costumi di alto bordo che si ritrova in una carrozza con gente della borghesia che, ovviamente, la disprezza. La carrozza viene fermata da un brigante che, con gentilezza, svuota le tasche dei signori e delle signore.

Pur infastiditi per il furto subito, tutto sembra a posto. Ma il brigante – pur avendo preso il malloppo – non ne vuole sapere di far proseguire la carrozza. Si è invaghito della donna di facili costumi e, per far proseguire il viaggio alla carrozza, impone il pegno: vuole che la donna di facili costumi gli conceda i propri favori.

La donna di facili costumi – che ha molta più dignità delle borghesi presenti nella carrozza – si rifiuta. Il teatrino va avanti per ore. Con i buoni borghesi che, a un certo punto, dopo aver snobbato la donna di facili costumi per tutto il viaggio, cominciano a discutere con lei, per convincerla a ottemperare alla richiesta del brigante…

Alla fine la donna di facili costumi, per salvare la situazione, è costretta a ‘ottemperare’. Dopo aver soddisfatto le voglie del brigante, la carrozza potrà ripartire. Arrivata a destinazione, invece di ringraziare la donna che, alla fine, li ha tirati fuori da un impiccio, i buoni borghesi nemmeno la salutano…

Un caso simile succede a Crocetta. Il PD officiale prima lo ha strappato dalle grinfie di Giuseppe Lumia e di Confindustria Sicilia. Dopo averlo imbrigliato, i dirigenti del PD – con in testa il sottosegretario Davide Faraone – hanno fatto fare a Crocetta tutto e il contrario di tutto.

Gli hanno fatto firmare il primo ‘Patto scellerato’ con il Governo Renzi nel giugno del 2014, regalando oltre 5 miliardi di Euro a Roma.

Gli hanno fatto ‘ingoiare’ il commissariamento delle finanze regionali con Alessandro Baccei.

Gli hanno tolto il giocattolo della Formazione professionale, passato in gestione al PD.

Gli hanno tolto la gestione di acqua, rifiuti ed energia (controllati da Faraone).

E qualche mese fa gli hanno fatto firmare il secondo ‘Patto scellerato’ con il Governo Renzi che ‘incapretta’ ancora di più la Regione.

Ora, però, Crocetta non serve più. La ‘carrozza’ di Crocetta sta arrivando a destinazione. E i dirigenti del PD si apprestano a comportarsi come si sono comportati i buoni borghesi del racconto:

“Crocetta? E chi è costui? Ah sì, quello che ha rovinato la Regione. Non non c’entriamo nulla, ha fatto tutto lui…”.

Ora, a parte che i Siciliani non sono scemi e sanno benissimo che i disastri della Sicilia, dal 2008 ad oggi, portano la firma del PD, va detto che Rosario da Gela non ci sta. Finora il presidente della Regione uscente non ha detto nulla. Non ha raccontato i retroscena – che lui conoscerà benissimo – dei ‘Patti scellerati’ e di altre cose ancora.

Però intanto si candida. Non ha molto: le poche cose che i ‘lapardei’ del PD non si sono presi: un paio di società regionali, qualche mezzo assessorato e tante clientele. Meglio di niente, si sa. Quanto basta, comunque, per fare scruscio. Insomma, guai per il PD siciliano. Guai seri.

Mannaggia: se avesse vinto il Sì al referendum, i dirigenti del PD avrebbero acchiappato una di quelle figure che si è messa accanto a Renzi nei suoi ‘raid’ siciliani, tra manganelli e finti ‘Patti’ per la Sicilia. Ma con la vittoria del No le persone che giravano in Sicilia – e anche all’estero – con Renzi si sono auto-sputtanate e sono ormai ‘filologicamente’ impresentabili. Un disastro!

E che dire degli ‘scomparsi’? Nella politica siciliana, a partire dalle recenti elezioni comunali, con la parola “scomparsi” si indicano i seguaci del sempre ministro Angelino Alfano. Sono gli ineffabili protagonisti del Nuovo Centrodestra Democratico che, ad onta del nome di questa formazione politica, governano, a Roma e in Sicilia, con il centrosinistra.

Con grande abilità dialettica l’Angelino di Girgenti spiega con sussiego che la politica che lui ha fatto al Governo di Roma è sempre stata di centrodestra: e magari ha anche ragione, perché di sinistra il PD renziano ha ben poco.

Il problema è che gli elettori siciliani non apprezzano il trasformismo politico senza soldi: eh sì, fino a quando ci sono le risorse da spartire con le clientele i siciliani accettano tutto: anche Alfano e la sua band di cambiacasacca. Ma andare dietro ad Alfano per avere in cambio, come si usa dire in Sicilia, l’occhi chini e ‘i manu vacanti, beh, questo no: non se ne parla nemmeno.

E infatti gli alfanini di Sicilia hanno già capito il messaggio e, alle ultime elezioni comunali, si sono mimetizzati nelle liste civiche. A Palermo, per fortuna, non esistono. Ma anche alle elezioni regionali, pur mettendoci dentro i Firarrelli e i Castiglioni – e magari lo stesso Angelino sperduto tra i Templi di Agrigento e qualche messinese disperato – non è che ci sarà da prendere tanto. Le previsioni sono nere come la pece…

Foto tratta da palermomania.it

 

 

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