Vorrei che il mio messaggio augurale per il prossimo anno arrivasse nelle case dei tantissimi Siciliani che, alle elezioni regionali del 2012, non sono andati a votare. Vorrei che il mio messaggio arrivasse ai 750 mila giovani Siciliani che, con il loro voto, possano eleggere il nuovo presidente della Regione e cambiare, così, il volto della nostra Isola. Insieme dobbiamo ritrovare lo spirito del 1848 e del secondo dopoguerra. Scriviamo insieme una nuova pagina di storia
Contro ogni speranza, io ho la speranza che questo mio messaggio augurale giunga nelle case di quanti alle elezioni regionali del 2012 non sono andati a votare, che tocchi i loro cuori e apra le loro menti. Nessuno, sia chiaro, né tanto meno io, ha il diritto di biasimarli. Avevano tutte le ragioni quando la loro motivazione condivisa era:
“Andare a votare? E per chi? Sono tutti uguali!”. Che cosa si può opporre alla forza di questo argomento?
Ben oltre due milioni di elettori si sono astenuti alle elezioni regionali del 2012. Più della metà del corpo elettorale. Il che ha consentito ad un personaggio improponibile, incredibile e inaffidabile di diventare presidente della Regione con appena 617 mila voti, pari a un settimo del corpo elettorale, e un ottavo di tutti i siciliani.
L’intera maggioranza poi – quella che ha trascinato nel baratro odierno la Sicilia – non ha superato quella soglia.
Una oligarchia composta da gente disperata e da coatti del voto che ha consentito ad “uno stralunato accrocco di politicanti” di fare e disfare alla Regione in questi ultimi quattro anni quello che ha voluto.
Non so se sarebbe andata meglio se, invece di starsene indignati a casa, parte di quelli che si sono astenuti avessero votato per protesta, consegnando la Regione ai grillini, cioè ad un insieme di protestatari senza una proposta politica seria, argomentata, coerente e soprattutto realistica.
Ma il rischio oggi si ripresenta ancora più alto.
E allora?
Quei voti sono quasi tutti persi. Al netto dei pentiti, dei disgustati, dei disillusi, andranno sempre agli stessi, magari non proprio alle stesse persone. Per almeno due motivi. Alcune di queste persone avranno fatto il loro tempo, altre verranno sacrificate nel bagno di sangue che sarà causato dalla contrazione dei deputati regionali: infatti alle elezioni del prossimo novembre 2017, i deputati di Sala d’Ercole, da 90 diventeranno 70. Ma la loro politica d’accatto sarà sempre uguale e riuscirà ancora una volta a conquistare i loro voti. Si chiama coazione a ripetere.
Parimenti persi sono i voti che hanno ottenuto nel 2012 le opposizioni varie e variegate (circa 800.000 voti in totale ) e anche questi, salvo frange ininfluenti, non si sposteranno.
Torna la domanda: e allora?
Le recentissime statistiche ci consegnano l’immagine di una Sicilia assai vicina a quella uscita dalle rovine del secondo dopoguerra. Emigrazione, specie giovanile, elevato e diffuso tasso di povertà, disoccupazione da record, scadimento sociale, civile e morale. La Sicilia si colloca all’ultimo posto della classifica nazionale.
Le statistiche vanno però lette, analizzate e comparate con onestà intellettuale e con un minimo di intelligenza.
In questa classifica delle Regioni italiane in cui la Sicilia è l’ultima, quale Regione occupa il primo posto? La Regione Trentino Alto Adige. Complimenti!
Ma… un momento! Non è forse il Trentino Alto Adige una Regione autonoma, a Statuto speciale, proprio come la Regione siciliana?
E come è possibile che due Regioni dotate della stessa Autonomia (per la verità la Sicilia ne ha di più), si trovino ai poli opposti della classifica nazionale?
Come è possibile che l’Autonomia regionale, come istituzione, con i suoi poteri e le su prerogative che tanto fanno indignare la stampa nostrana abbia consentito alla Regione Trentino Alto Adige di uscire dalla sua secolare miseria e alla Sicilia no?
Niente niente che la ricchezza e la prosperità raggiunta dal Trentino Alto Adige sia merito dell’Autonomia e che la povertà irredimibile della Sicilia sia causata dalla stessa Autonomia? Non è possibile. E dunque? Può essere che non si tratti di istituzioni, ma di persone?
Che abbiano ragione i Buttafuoco e i Puglisi, i nuovi scienziati, i nuovi Lombroso?
Siamo dunque esseri inferiori? Se è cosi è una questione genetica.
In Trentino Alto Adige i politici sono seri, dignitosi, responsabili, attenti e pensosi del bene comune, perché i trentini e gli altoatesini sono seri, etc etc. Abbiano trovato la soluzione. E’ colpa nostra. Siamo quaraquaquà che eleggono quaraquaquà. Ci eleggiamo tra di noi. Non c’è salvezza, non c’è speranza.
Non è così! Troppo facile, troppo semplice, troppo comodo!
Io non mi rassegno a pensare che le cose stiano così. Sarei sicuramente disperato e mi sentirei sconfitto se questa cricca di fantocci fosse stata eletta da 4 milioni e 400 mila elettori. Allora sarebbe così: siamo questi e questi eleggiamo.
Ma non è cosi. E torno nelle case dei tanti Siciliani che sono rimasti a guardare alle elezioni regionali del 2012. E tenterò di parlare ai loro cuori e alle loro menti.
Tutti gli eletti e i governanti del passato non hanno mai parlato di Sicilia in “siciliano”, da siciliani. Forse che sono appartenuti o appartengono a formazioni politiche sinceramente, autenticamente sicilianiste, o piuttosto sono state riproduzioni su scala regionale di partiti nazionali che hanno occupato l’intero scacchiere politico?
E quale è stata nel tempo la condizione necessaria e sufficiente per essere messi in lista in quei partiti? Essere a disposizione del governo e dei poteri nazionali. Il che ha sempre significato e significa che se la politica siciliana deve assumere nell’interesse della Sicilia una decisione che non va bene alla politica nazionale, il conflitto di interessi è risolto sempre in favore di Roma.
Ecco perché siamo a questo punto. Un punto di non ritorno, se alle prossime elezioni prevalessero il qualunquismo e il populismo e dovessero vincere i 5 Stelle, che, nello stesso conflitto di interessi, decideranno secondo le e-mail di Grillo.
E allora?
“Sud tiroler volkspartei”, (“Partito del popolo sudtirolese”). Come suona bene! Altro che “Il Megafono e vecchi merletti”! Vi immaginate un qualunque Presidente del Consiglio che cerca di imporre all’Obman (Presidente) del partito, Philipp Achemer (l’omologo del nostro tenerissimo Raciti) o ai vice Alfreider, Wieldner e Christanell, di rinunciare ai ricorsi in Corte Costituzionale, oppure di contentarsi del 70% dei tributi spettanti al 100% alla propria Regione, il Trentino Alto Adige? Come Renzi ha fatto con l’imbelle Crocetta e il suo partito di cartapesta? Nemmeno ci provano.
Dove sono i nipoti di quei Siciliani che, con la loro rivoluzione del 12 gennaio 1848, incendiarono l‘Europa intera? Dove sono i nipoti di quei Siciliani che, appena un secolo dopo, in cerca del loro destino di donne e uomini liberi e indipendenti, sconvolsero gli assetti e gli equilibri geopolitici nati dalla seconda guerra mondiale?
Dove sono oggi, proprio nel momento storico in cui gli obbiettivi di autonomia reale e di indipendenza possono raggiungersi attraverso vie democratiche, pacifiche e parlamentari, a livello europeo e mondiale? Dove sono? A casa, rassegnati, a preparare le valige dei loro figli che espatriano?
E i giovani Sicilia, che, da soli, forti del loro numero, potrebbero, se uniti e consapevoli, eleggere il Presidente della Regione che faccia della realizzazione dei loro sogni il suo obbiettivo politico, dove sono?
“L’anno che sta arrivando… tra un anno se ne andrà”. Uniamoci tutti, i veri Siciliani, e facciamo la Storia. Facciamo in modo che, insieme al 2017, quei parassiti spariscano e che, per vivere, debbano dedicarsi al lavoro dei campi, al fuoco delle fabbriche e al servizio ai tavoli.
Auguri!!!
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