Almeno la CGIL dovrebbe chiamare le cose per nome e cognome. Che senso ha parlare di “piano di risanamento” se il Teatro Biondo è in crisi finanziaria per i tagli sconsiderati di cui sono responsabili Renzi, Crocetta e i partiti politici di centrosinistra della Sicilia, PD in testa? Almeno quando si parla del glorioso Teatro Stabile Biondo di Palermo non sarebbe giusto dire la verità? Non è il caso di dire alla città che se i lavoratori del Teatro sono in cassa integrazione la responsabilità è di Stato e Regione?
Da un comunicato stampa della CGIL apprendiamo che al Teatro Biondo Stabile di Palermo sarebbe in corso un “piano di risanamento”. Ne dobbiamo dedurre che al Biondo ci sono debiti prodotti da chi l’ha amministrato. La notizia è molto strana, perché noi sapevamo che allo Stabile del capoluogo siciliano – come a quasi tutte le istituzioni culturali della Sicilia – sono stati tagliati i fondi pubblici. Il responsabile dei tagli è il Governo nazionale (l’ormai fu Governo Renzi), che ha tagliato i fondi alla Regione siciliana, alla Provincia e al Comune di Palermo. Da qui la riduzione dei fondi al Teatro Biondo.
Questo noi sapevamo. Ma ora la CGIL SLC (Sindacato Lavoratori della Comunicazione) di Palermo dice che c’è un “piano di risanamento”. Del quale stanno facendo le spese 12 lavoratori del Biondo finiti in cassa integrazione. L’altra notizia è che questi 12 lavoratori avrebbero dovuto riprendere servizio. Invece ne è stato chiamato in servizio solo uno. Gli altri 11 sono rimasti in cassa integrazione per continuare, supponiamo, a “risanare i conti del Teatro Stabile.
“Apprendiamo con molto piacere che uno dei lavoratori posto in cassa integrazione è stato richiamato in servizio – si legge in una lettera che il segretario SLC CGIL, Maurizio Rosso, ha inviato al direttore del Teatro Biondo, Roberto Alajmo -. Ma gli altri 11 ancora no. Dobbiamo, purtroppo, ancora una volta constatare che si continuano a perpetrare da parte di questa direzione azioni unilaterali e di grande disuguaglianza nei confronti dei lavoratori”.
Rosso “intima” alla direzione del Teatro Biondo di richiamare al lavoro immediatamente tutti e 12 i lavoratori, senza creare disparità. E aggiunge:
“Il sindaco ci aveva promesso che sarebbero subito rientrati al lavoro tutti”.
Il riferimento, ovviamente, è al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Qui arriva il passaggio del comunicato nel quale si rivela la ‘grande verità’:
“La svolta, dopo due mesi di Fis (Fondo di integrazione sociale), ammortizzatore sociale scattato dal 17 ottobre per sei mesi, all’interno del piano di risanamento del Teatro, è arrivata due giorni fa, quando l’unica sarta del Biondo è stata richiamata al lavoro perché nel frattempo i soci hanno versato i loro contributi. La cassa integrazione era scattata per recuperare circa 130 mila Euro”.
“Il Comune venti giorni fa versato la quota di 1 milione e mezzo (di Euro ndr) di contributi dovuti al Teatro e in questi giorni è arrivata anche una quota di 400 mila Euro, di cui 250 mila Euro dalla Regione – spiega Rosso -. Adesso basta, è ora di porre fine a questa azione scellerata, che vede i lavoratori non solo mortificati professionalmente, ma con stipendi di circa 850 Euro al mese. Questo per chiarire la favola dei lavoratori privilegiati dei Teatri”.
“Il ritorno di un solo lavoratore dalla Fis ha messo in subbuglio sindacati e lavoratori in attesa.
“Continuiamo a non capire la ratio di queste decisioni – aggiunge Rosso nella lettera -. Abbiamo più volte sostenuto la convinzione della scelleratezza di questo provvedimento di cassa integrazione, che ha colpito 12 lavoratori scelti senza un criterio su 45 per pagare la crisi, e di come sia stato ottuso sospendere dal lavoro l’unica sarta presente nel Teatro. Questa marcia indietro dimostra che avevamo ragione, questa cassa integrazione è inutile e ingiusta. Pertanto intimiamo codesta Direzione al richiamo immediato di tutti i 12 lavoratori che hanno subito la cassa integrazione e a non continuare in questi comportamenti discriminatori. Altrimenti questa organizzazione sindacale sarà costretta ad adottare le necessarie e dovute azioni di lotta”.
P.S.
E’ apprezzabile l’azione di difesa dei lavoratori da parte della CGIL di Palermo. Quello che non riusciamo a capire è il perché non si debbano chiamare le cose per nome e cognome.
Tutti sappiamo – come abbiamo già accennato – che i tagli alle attività culturali della Sicilia sono il frutto degli scippi operati dal Governo Renzi al Bilancio della Regione; dei soldi che il Governo regionale, con la connivenza dei partiti di centrosinistra, PD in testa, ha regalato a Roma; e del fatto che il Comune di Palermo non ha grandi disponibilità finanziarie, mentre l’ex Provincia di Palermo è quasi fallita (sempre a causa dei tagli romani).
Che senso ha, cari amici della CGIL, parlare di “piano di risanamento”? Il risanamento lo si fa quando c’è stato un mangia-mangia di soldi. Ma non ci sembra che sia il caso del Teatro Biondo di Palermo.
Allora diciamo ai lavoratori che della loro cassa integrazione debbono ringraziare il fu Governo Renzi, il presidente Crocetta e i partiti di centrosinistra della Sicilia, PD in testa.
Questa è la verità oggettiva, signori della CGIL. Nasconderla non serve. Anche perché i primi a conoscerla sono i lavoratori del Teatro Biondo Stabile di Palermo. La finzione scenica lasciamola agli attori.
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