Alessandro Pagano: “Con la Lega per difendere i territori”. Appello ai ‘sicilianisti’: “Venite con noi”

4 novembre 2016

Il parlamentare ufficializza il suo passaggio con i leghisti e il suo impegno in Sicilia in vista delle prossime tornate elettorali: “Condivido i loro valori e il loro progetto politico di una Italia federalista da Milano a Palermo”. Il 17 Dicembre Matteo Salvini sarà nel capoluogo siciliano per un convegno nel corso del quale “sei intellettuali siciliani” declineranno il progetto culturale che “unisce Nord e Sud”

Ora si chiama ‘Lega dei popoli’. E’ sempre il partito di Matteo Salvini ed il progetto è sempre quello di ‘conquistare’ il consenso in aree diverse dal Nord Italia, a partire dalla Sicilia, soprattutto, in vista delle prossime elezioni comunali e regionali. E se Catania è già presidiata da Angelo Attaguile, il versante occidentale dell’Isola finora era rimasto scoperto. Ad occuparsene, da oggi, sarà Alessandro Pagano, già assessore regionale alla Sanità (1996 al 1998), al Bilancio (2001 al 2004) e ai Beni Culturali (2004-20016) e attualmente deputato nazionale eletto nelle liste del PDL. Cattolico, due lauree (Scienze bancarie ed Economia), per un periodo milita nel NCD, ma i dissapori cominciano subito e raggiungono l’acme durante le votazioni delle legge sulle unioni civili. Pagano vota contro e  accusa gli alfaniani di “avere tradito i valori del centrodestra”. Quindi il passaggio con la Lega annunciato nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio lo scorso 18 Ottobre. Oggi nel capoluogo siciliano, nel corso di un incontro con la stampa, l’ufficializzazione del suo nuovo impegno.

Ma perché proprio la Lega? Il deputato di San Cataldo giura che si tratta di una questione di valori:”Perché i principi che hanno sempre ispirato la mia azione politica li trovo espressi nel partito di Salvini, ovvero la salvaguardia della famiglia naturale, la sacralità della vita”. Ma non solo: “Condivido anche il progetto politico. Condivido la politica di assegnare un ruolo fondamentale ai corpi intermedi, quindi gli enti locali, e la critica alle politiche economiche eurocentriche che tradotto significa dire basta all’Unione Sovietica dell’Unione Europea e ridare libertà economica al nostro popolo a cominciare dalle politiche monetarie”.

“Che sappiano governare- aggiunge Pagano – è nei fatti: le due regioni governate dalla Lega sono amministrate benissimo e lo stesso vale per le città a trazione leghista che nelle classifiche relative alla qualità della vita sono sempre piazzate benissimo”.

Pagano parla dunque di elezioni comunali di Palermo: “Ci sarà una lista della Lega del Popolo, così come alle regionali. Un nostro candidato sindaco? E’ ancora presto, fatemi lavorare. Anzi, ne approfitto per invitare tutti i siciliani a partecipare attivamente, la porta è aperta”.

Domanda d’obbligo: come fare dimenticare ai Siciliani gli insulti leghisti?: “Innanzitutto già molti siciliani credono nella Lega che non è più quella degli insulti. Chi insultava non è più alla guida di questo partito, questione chiusa. Oggi c’è Salvini e il progetto della Lega dei Popoli mira a ridare potere a tutti i territori nel contesto di un progetto federalista che va dalla Lombardia alla Sicilia. L’obiettivo è comune e lo spiegheremo nei dettagli il 17 dicembre nel corso di un convegno a Palermo. Ci saranno sei intellettuali siciliani che declineranno questo nuovo progetto culturale partendo dall’identità del popolo siciliano e dalla sua anima federalista, e parleremo anche di infrastrutture, sanità e beni culturali. Ovviamente, oltre a me ed Attaguile, ci sarà anche Salvini”. I nomi di questi intellettuali siciliani per ora restano top secret. Riusciamo solo a sapere che ci sarà uno dei più grandi studiosi del pensiero di Don Sturzo.

Pagano non si scompone quando gli chiediamo perché non ha pensato di aderire ad uno dei movimento sicilianisti– non ne mancano- che si battano per l’applicazione dello Statuto, che rimane il primo modello di federalismo in Italia: “Perché bisogna coltivare ideali, ma essere anche pratici. Per raggiungere l’obiettivo federalismo serve una forza che operi a livello nazionale. Questi movimenti cui lei fa riferimento, che peraltro sono sempre dominati dalle divisioni, non possono cambiare le cose soli e solo dalla Sicilia. Rimarranno sempre a percentuali da prefisso telefonico, nonostante le buone intenzioni. Serve un progetto più ampio, una visione complessiva. Io sono innamorato di loro, ma bisogna essere concreti. Anzi lancio loro un appello: venite con noi e lavoriamo insieme per il futuro di una Sicilia federalista e libera dalle catene. Insieme ce la faremo, sediamoci insieme,  ragioniamo, creiamo insieme una nuova classe dirigente”. 

Il parlamentare è dunque convinto che solo all’interno di un progetto nazionale le regioni potranno essere difese dagli attacchi centralisti e antidemocratici: “Io ho sempre lavorato per la Sicilia, anche quando ero nel PDL. E’ ovvio che se nel Paese cresce un forza federalista le istanze delle regioni avranno più possibilità di essere accolte”.  C’è da dire che da assessore al Bilancio, Pagano provò a sostenere qualche battaglia in favore della Sicilia. Qualcuna vinta, come l’aumento del 16% delle entrate tributarie spettanti alla Sicilia e il recupero di risorse di alcuni contenziosi con lo Stato. E, qualcuna persa, come la famosa proposta della ‘tassa sul tubo’, ovvero il tentativo di fare pagare tributi sui gasdotti alle grosse compagnie: “Le lobby scatenarono una guerra contro di noi, vincendo con il Consiglio di Stato. Non era aria insomma”.

A proposito di contenziosi, immancabile un riferimento alla rinuncia ai contenziosi con lo Stato firmata da Crocetta: “Una indecenza, quell’accordo va rivisto e sarà possibile solo quando ci saremo liberati da Crocetta e da tutti quelli che lo sostengono”. Pagano, ha votato contro l’approvazione di questo accordo a Montecitorio, come vi abbiamo raccontato qua.  

Parlando con un esponente del partito di Salvini non poteva mancare un riferimento ai temi dell’immigrazione: “Quello che qualcuno finge di non capire è che in ballo ci sono i nostri valori e la nostra civiltà. L’integrazione non è sempre possibile, soprattutto quando si parla di musulmani. L’Islam non è solo una religione, è un progetto politico che mira a sopraffare le altre civiltà. Finiremo peggio della Francia se non poniamo un freno a questo fenomeno”.

Sul referendum, ovviamente, è schierato per il NO: “Una riforma pasticciata ed anti democratica. Non mi stupirei se riscorressero a qualche mezzuccio per rinviare il voto. Sono capaci di tutto. La tecno finanza, la dittatura dei poteri finanziari- cui il PD e Renzi sono sottomessi – è per la democrazia solo quando coincide con i loro interesse. Guardate cosa hanno fatto in Gran Bretagna: hanno fatto votare la gente per la Brexit sicuri che avrebbe vinto il No. Invece ha vinto il Si e oggi si scopre che quel risultato non è vincolante. Una vergogna degna delle peggiori dittature”.

 

 

 

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