Ancora una volta Nino Sunseri e Il Giornale di Sicilia informano in modo bizzarro i propri lettori, attribuendo anche alla burocrazia regionale responsabilità che sono della politica e, segnatamente, del governo siciliano di Rosario Crocetta. Se il presidente della Regione e il suo accrocco stralunato usano gli incentivi da erogare al personale per reclutare ‘servi’ perché accusare tutti i dipendenti della Regione? E’ così difficile capire come stanno le cose?
“Ancora una prova dell’incapacità della classe politica siciliana e dell’arroganza della burocrazia”, tuona Nino Sunseri sul redivivo Giornale di Sicilia. Di che si tratta stavolta? Della ripartizione a pioggia del Fondo destinato a premiare la produttività.
Due soggetti, con pesi, poteri e responsabilità assai diversi, la politica e la burocrazia, vengono arbitrariamente posti sullo stesso piano e giudicati responsabili in egual misura di una solenne porcheria. Senza porsi alcune domande fondamentali. Prima fra tutte questa: perché in assenza di un accordo con i sindacati, il governo regionale di Rosario Crocetta decide di ripartire ‘a pioggia’ il Fondo?
Di fronte al NO dei sindacati, un governo serio ha due scelte: o, per senso del dovere e di responsabilità nei confronti di chi lavora, si impegna e merita, decide di proseguire nella trattativa a oltranza, fino a trovare un accordo soddisfacente tra le parti, giusto ed equo; ovvero prende atto della impossibilità di addivenire ad un accordo e si ritira dalla trattativa, lasciando però intatto il Fondo.
Deve essere chiaro a tutti, Sunseri compreso, che se il sindacato non firma, il fondo può essere ripartito solo dal governo e solo se il governo lo vuole.
Chi è dunque il responsabile della ripartizione a pioggia del fondo? Il governo incapace o la burocrazia arrogante? Perché gli impiegati regionali, anche quando non hanno colpe specifiche, devono condividere le colpe di altri?
E poi, non è che il fondo debba essere ripartito per forza, altrimenti qualcuno si farà male. No. Di fronte all’intransigenza del sindacato, il governo può mettersi alla finestra e aspettare fino a che, a fine esercizio, il fondo vada in perenzione, oppure può, con una semplice variazione di bilancio, assegnare le somme per opere di bene.
Ha minacciato, Crocetta, questa alternativa ai sindacati riottosi? Ovviamente no. Ma per fare certe scelte e la voce grossa ci vuole certezza del proprio buon diritto, reale interesse a premiare e punire e… attributi.
Non è questo il caso di Crocetta e dell’accrocco stralunato che lo circonda. Per costoro un’amministrazione che venga incentivata a lavorare meglio non è necessaria; a loro, ai loro miserabili obbiettivi, bastano quattro servi.
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