L’associazione che tutela i diritti dei consumatori si rivolge ai NAS, al Ministero e alle Procure della Repubblica siciliane perché facciano luce sull’invasione di prodotti stranieri nella patria dei limoni. E ricorda anche che, nei limoni importati dalla Turchia, è stata trovata una quantità di bifenile – sostanza utilizzata nella sintesi di alcuni fitofarmaci – di oltre 800 volte superiore alla soglia prevista dalla legislazione europea
Finalmente qualcuno batte un colpo. Ed il Codacons che sul caso dei limoni in vendita in Sicilia ha presentato un esposto ai Nas, ai Ministeri della Salute e delle Politiche agricole e alle 13 Procure della Repubblica siciliane.
“La scrivente associazione – si legge nell’esposto – intende sottoporre e denunciare la gravissima questione che si starebbe registrando in Sicilia, secondo quanto riportato da tutti i media, stampa e siti web, in relazione al settore delll’agrumicoltura. La Sicilia è una regione nella quale l’agrumicoltura gioca un ruolo strategico per la sua economia, eppure, da anni, si assiste ad una vera e propria invasione di agrumi da Paesi terzi. Quella che è stata sempre considerata come la terra degli agrumi, non sarebbe più la terra dei limoni. L’allarmante dato è stato già più volte denunciato anche dalla Coldiretti Sicilia, che aveva evidenziato la tragicità del comparto. Un’interrogazione alla Commissione Europea, presentata da Giovanni La Via (Ap-Ppe), ha denunciato inoltre la presenza, nei limoni importati dalla Turchia, di quantità di bifenile, sostanza utilizzata nella sintesi di alcuni fitofarmaci, di oltre 800 volte superiore alla soglia prevista dalla legislazione europea”.
Ai Nas, al Ministro della Salute e al Ministro delle politiche agricole abbiamo chiesto – afferma Francesco Tanasi Segretario Nazionale CODACONS – di predisporre una immediata ispezione a tappeto volta a verificare quali Limoni siano entrati e stiano entrando in Sicilia, procedendo al sequestro di quelli che risulteranno pericolosi a causa del superamento del limite di befilene, ma soprattutto ad attuare una politica volta a tutelare i prodotti della nostra terra e a garantire tutto il settore dell’agrumicoltura in primis siciliana e nazionale tutelandola dall’invasione di Paesi terzi”.
“Alle Procure – continua Tanasi – chiediamo di predisporre tutti i controlli necessari per accertare se possano evidenziarsi responsabilità e fattispecie penalmente rilevanti a carico di tutti coloro che, soggetti pubblici e /o privati, addetti ad attività di controllo e vigilanza, dovessero risultare responsabili per il reato di cui all’art. 328 c.p. reato di rifiuto di atti d’ufficio, omissione, omesso controllo e vigilanza, reato contro la salute in violazione dell’art. 32 della Costituzione, violazione della normativa in materia di sicurezza alimentare, oltre al venir meno delle garanzie circa la qualità dei prodotti forniti agli utenti con violazione dei loro diritti, violazione del Made in Italy e ogni fattispecie criminosa che venisse individuata”.
A Palermo i limoni a 3,5 Euro al chilogrammo e, per giunta, di pessima qualità. Com’è possibile?
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