Per la Formazione professionale siciliana il futuro si annuncia tra luci e ombre. Il Governo regionale degli annunci, forse, riesce ancora ad ingannare l’opinione pubblica che, leggendo certi titoloni di giornali, crede che sia tutto risolto. Ma non inganna chi vive quotidianamente la mortificazione della dignità lesa. Di fatto, in questo settore – e, come vedremo, anche in una parte delle politiche del lavoro – almeno fino ad oggi, le parole sono solo chiacchiere e i fatti stanno a zero.
Non per ultimi arrivano i roboanti annunci dell’assessore regionale all’Economia d’esportazione, Alessandro Baccei, di fatto commissario della Regione siciliana per conto del Governo Renzi, che in vista del referendum costituzionale elargisce, sempre a parole e mai così fatti, picciuli a tinchitè. Soldi che, ovviamente, arriverebbero, rigorosamente, nel 2017, dopo il referendum sulle ‘deforme’ costituzionali e in prossimità delle elezioni regionali siciliane del prossimo anno e delle elezioni politiche nazionali del 2018.
Insomma, per l’assessore Baccei i Siciliani hanno l’anello al naso e, come bravi scolaretti, dovrebbero prendere per buone le sua promesse. Alle quali, ovviamente, i Siciliani non credono. E meno ancora vi credono i circa 8 mila dipendenti della Formazione professionale che, nella testa dei renziani, dopo essere stati bastonati negli ultimi otto anni prima dal Governo Lombardo e, da quattro anni a questa parte, dal Governo Crocetta, dovrebbero andare a votare Sì al referendum per compiacere il Governo Renzi… C’è da ridere!
Così, in vista del referendum sulle riforme costituzionali imposte dal satrapo Renzi e votate dal Parlamento nazionale di ‘nominati’, Baccei, l’assessore regionale alla Formazione professionale, Bruno Marziano, e via continuando con il PD in tutte le sue ‘declinazioni’ vorrebbero far credere ai circa 8 mila dipendenti della Formazione professionale della Sicilia che, adesso, tutto si sbloccherà.
Peccato che le risorse finanziarie promesse sono destinate al cosiddetto Obbligo formativo e che, per legge, la metà del fabbisogno è erogato dallo Stato.
Insomma, questi personaggi del PD – che hanno distrutto la Formazione professionale siciliana – adesso provano pure a prendere in giro gli addetti ai lavori!
L’assessore Marziano, da politico navigato, che conosce bene il suo mestiere, un giorno sì e l’altro pure, incanta con titoli a tutta pagina l’imminente avvio del ‘famigerato’ Avviso 8, già Avviso 3, a sua volta già Avviso 1, ma puntualmente ogni volta sbatte o su qualche ricorso, o sul mancato accreditamento degli enti dovuto ad altre mannaie verso altri disperati. Una melina – con molta probabilità programmata e gestita dallo stesso dipartimento regionale della Formazione professionale (e meno male che c’è la ‘separazione’ tra politica e burocrazia…) – diventata insopportabile e che non garantirà le centinaia di migliaia di licenziati di questo disastrato settore.
L’assessore Marziano e i burocrati del dipartimento della Formazione professionale sanno bene che le regole comunitarie del Fondo Sociale Europeo (FSE) 2014-2020 non possono essere stravolte: agli enti che presentano un progetto e se lo aggiudicano non si può imporre il personale da utilizzare. Punto. Sono i limiti dell’utilizzo di risorse comunitarie: una scelta scellerata, che va avanti dal 2011. Tutto questo avviene dopo aver, di fatto, svuotato il capitolo di spesa regionale sulla Formazione e quindi licenziato più della metà degli operatori che avevano un contratto a tempo indeterminato e una tutela di legge. Le continue circolari e l’Albo, diciamolo una buona volta per tutte, sono solo prese in giro a norma di legge…
Assessore Marziano, si rende conto che i suoi annunci, i ricorsi e tutto l’ambaradan che ha messo in piedi con i suoi fedeli burocrati del dipartimento della Formazione offendono l’intelligenza degli osservatori, dei dipendenti di questo settore e, perché no?, anche la sua intelligenza?
Andiamo all’altro ‘campione’ dell’attuale Governo regionale: l’assessore al Lavoro, Gianluca Miccichè, che non si capisce “se c’è o non c’è”. L’assessore Miccichè scappa, sfugge, evita, snobba. A cadenza settimanale è invitato per essere audito nella commissione legislativa di merito del Parlamento siciliano. Ma puntualmente diserta, ora perché c’è una riunione di Giunta, ora perché c’è una partita di calcetto. Una volta si sarebbe chiamata arroganza politica dettata dal ruolo, ma per noi, questa forma di spocchia, copre il non aver niente da dire, avvolto com’è dal nulla amministrativo.
Abbiamo letto sui giornali almeno quattro, forse cinque volte l’imminente pagamento dei tirocinanti di Garanzia Giovani puntualmente seguiti dal nulla di fatto in spregio alle speranze tradite dei ragazzi. Sugli operatori ex Sportelli multifunzionali stendiamo un velo pietoso. Si vanta di aver voluto una norma: norma che, in realtà, è il frutto del sacrificio di alcuni lavoratori che sono stati capaci di ribellarsi incessantemente e civilmente coinvolgendo, tra le altre forme di protesta, i deputati di maggioranza e di opposizione dell’Ars.
Se fosse dipeso dal Governo regionale, la norma in questione nemmeno esisterebbe. La prova provata sta tutta nell’atteggiamento dell’assessore durante la discussione a Sala d’Ercole: mentre molti parlamentari assicuravano la soluzione Ciapi, l’assessore Miccichè, che si vanta di averla presentata, non ha sentito l’esigenza né di spiegarla, né di intervenire. Per non parlare del suo totale disinteresse a metterla in pratica.
La verità è che il Governo questa norma l’ha subita, non potendo dire di no ad una sorta di mediazione al ribasso per i lavoratori. I ‘pupari’ avevano detto di NO alla proposta dei lavoratori: “Questa norma non sa da fare”: frase che ci riporta alla memoria della manzoniana figura di Don Abbondio, che obbediva tremando all’ordine dei bravi, sfuggendo alle legittime richieste di chi cercava di capire e chiedeva spiegazioni.
Così l’assessore Miccichè scappa, sfugge, si nega e, se proprio non può fare a meno di rispondere, dice esattamente ciò che l’interlocutore vuole sentire: se lo incalzano i lavoratori, l’assessore parla del Ciapi; se viene chiamato in causa dai sindacati (belli sono, i sindacalisti della Formazione professionale siciliana: bijoux…), portatori di interessi dei datoriali, parla di Apl (ma il loro ruolo sarà marginale, sappiamo che non sono accreditati dal ministero e certamente non potranno erogare i servizi che in precedenza erano svolti dagli Smf in quanto tali competenze sono adesso dei Cpi) e di Avviso 6 fermo al palo. Un avviso, tra l’altro, in embrione da più di un anno, sempre con ‘le valigie tra le mani’, ma mai in partenza, e che, bene che vada, darà lavoro ad un numero esiguo di operatori e per un tempo infinitamente più breve del tempo che è già trascorso e che ci vorrà….
Ricordiamo che tale Avviso è stato pubblicato ad Agosto 2015. Intanto siamo a quattro mesi dall’approvazione all’Ars della norma che ha messo d’accordo tutti i parlamentari, con le roboanti promesse di utilizzare il personale proveniente dagli ex Sportelli multifunzionali presso l’ente regionale in house, come si evince dalle registrazioni degli interventi dei deputati che si sono susseguiti durante la discussione all’Ars, ma smentiti dai primi decreti assessoriali.
Il Dlgs 150 attribuisce le Lep ai Centri per l’impiego, quindi nessun altro organismo può ottenere tali prerogative, ma siamo a conoscenza di un accordo tra il Ministero del Lavoro e la stessa Regione che avrebbe la possibilità di puntare a una programmazione quinquennale, dove lo Stato metterebbe a disposizione 20 milioni di Euro ogni anno ed altrettanti ne investirebbe la Sicilia utilizzando i fondi europei. Questo potrebbe garantire la continuità lavorativa ai mille e 300 operatori ex sportellisti e la parità di trattamento dentro il Ciapi, o in un’apposita Agenzia per il lavoro regionale, che è la stessa ratio della norma votata all’unanimità dal Parlamento siciliano. Ma ad oggi la Regione non ha fatto nulla.
Perché? Cosa aspetta l’assessore Miccichè? Il referendum? Le elezioni regionali e nazionali? La promessa dei parlamentari è impraticabile oppure altri elementi ostativi impediscono questo percorso? I pupari daranno ordini di proseguire verso la sacrosanta collocazione del personale? O per miseri e beceri calcoli elettorali impediranno un percorso sancito dalla legge che restituirebbe la serenità lavorativa ad una platea per troppo tempo penalizzata?
O forse qualcuno pensa di sostituire tutti gli ottomila dipendenti della Formazione professionale…
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