- La Polonia è oggi il crocevia di un’immensa speculazione con il Governo di questo paese che fa il doppio gioco: blocca l’importazione di grano ucraino per tutelare i propri agricoltori e lo dirotta negli altri Paesi europei facendo da ‘sponda’ alle multinazionali sulla pelle degli agricoltorieuropei
- Oltre a penalizzare i produttori di grano europei, la speculazione ‘pilotata’ da multinazionali, Unione europea, Polonia e industrie penalizza anche gli ignari consumatori ai quali vengono rifilati derivati di un grano inquinato dalle bombe che funestano l’Ucraina da oltre un anno
- L’inchiesta del giornale on line Il Faro di Roma
- Le tre multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo: Monsanto, Cargill e DuPont
- La ‘latitanza’ del Governo nazionale italiano
La Polonia è oggi il crocevia di un’immensa speculazione con il Governo di questo Paese che fa il doppio gioco: blocca l’importazione di grano ucraino per tutelare i propri agricoltori e lo dirotta verso altri Paesi europei facendo da ‘sponda’ alle multinazionali sulla pelle degli agricoltori europei
Lo scorso 9 Aprile abbiamo raccontato come quattro o cinque Paesi europei si stanno arricchendo importando grano estero in Europa: “L’invasione di grano canadese che potrebbe contenere glifosato e micotossine e di grano ucraino inquinato dai bombardamenti legati alla guerra in corso è stata ‘pilotata’ da quattro-cinque Paesi europei che hanno guadagnato una barca di soldi rivendendolo. E gli agricoltori? Di certo sappiamo che i produttori di grano duro della Puglia e della Sicilia sono stati massacrati dal crollo del prezzo”. In realtà, ad essere stati massacrati non sono soltanto i produttori di grano duro italiano ma anche i produttori di grano – duro e tenero, di Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Slovacchia. Ufficialmente, le esportazioni di grano e anche altri prodotti agricoli dell’Ucraina come olio di girasole e mais dovrebbero essere effettuati via mare, grazie al corridoio umanitario nel Mar Nero voluto dall’ONU in collaborazione con la Turchia e, naturalmente, con la Russia e con l’Ucraina. Nei fatti, a quanto pare, i trasporti di grano e altri prodotti agricoli via mare sono importanti, ma altrettanto importante è il flusso di prodotti agricoli ucraini – grano in testa – che viene esportato con i treni in tutta l’Europa passando dalla Polonia. Come i nostri lettori ricorderanno, lo scorso Gennaio, riprendendo un approfondimento di DURODISICILIA, abbiamo raccontato che l’Europa di grano di pessima qualità arrivato dall’Ucraina. Alla presenza di grano ucraino si associa la presenza di grano canadese. E sono proprio il grano ucraino e il grano canadese arrivati in Italia ad aver determinato la caduta del prezzo del grano duro. Di fatto, c’è il dubbio che le industrie italiane abbiamo fatto il pieno di grano estero. E non ci riferiamo solo al grano duro, ma anche al grano tenero (foto a destra tratta da Wikipedia).
Oltre a penalizzare i produttori di grano europei, la speculazione ‘pilotata’ da multinazionali, Unione europea, Polonia e industrie penalizza anche gli ignari consumatori ai quali vengono rifilati derivati di un grano inquinato dalle bombe che funestano l’Ucraina da oltre un anno
La grande presenza di grano ucraino, come già accennato, sta mandando in rovina gli agricoltori di Polonia e Ungheria. Anche perché la Commissione europea ha stabilito che il grano ucraino che costa meno del grano europeo – entra a dazio zero, distruggendo i redditi degli agricoltori polacchi, ungheresi e, come scriviamo da mesi, anche dei produttori di grano duro italiani, segnatamente di Puglia e Sicilia, due Regioni dove si produce l’80% del grano duro italiano. Così Polonia e Ungheria hanno deciso di bloccare le importazioni di grano ucraino per tutelare i propri agricoltori. La Commissione europea – che nella guerra in Ucraina è, di fatto, al servizio degli Stati Uniti d’America – non ci sta e contesta la scelta dei Governi di Polonia e Ungheria. Non c’è bisogno di precisare che le esportazioni di grano e altri prodotti agricoli via mare e sui treni verso la Polonia sono introiti necessari all’Ucraina per finanziare la guerra. Il problema è che l’Ucraina, esportano il proprio grano con i treni in Europa, sta massacrando i produttori di grano di alcuni Paesi europei. Ora, ci sono Paesi – come ad esempio l’Italia – dove gli agricoltori non contano nulla, rimangono fregati e non si difendono. Ma non è così in Polonia e in Ungheria, dove i Governi fanno gli interessi degli agricoltori, a differenza del Governo italiano che invece fa gli interessi dell’Unione europea, degli Stati Uniti d’America e dell’Ucraina. Non sappiamo come finirà nell’Unione europea che, su ‘ordine’ degli USA, deve fare entrare in Europa il grano ucraino, peraltro di pessima qualità, perché inquinato dalle bombe che tormentano questo Paese da oltre un anno di guerra. La Commissione europea ha stanziato già 50 milioni di euro per compensare gli agricoltori europei. Ma c’è, lo ribadiamo, anche un problema di grano inquinato e di salute dei consumatori.
L’inchiesta del giornale on line Il Faro di Roma
Sul giornale on line Il Faro ha pubblicato un articolo molto documentato con un titolo che dice tutto: “Polonia. La truffa dei cereali ucraini esportati in Europa. Gli agricoltori polacchi si ribellano (Vladimir Volcic)“. Questo articolo è importante perché svela alcuni retroscena. E’ noto che Ucraina e Polonia sono alleati nella guerra contro la Russia ma questa vicenda del grano ha creato una spaccatura. Anche se dietro il grande affare del grano ucraino che arriva con i treni in Polonia per essere esportato in altri Paesi europei ci sono fatti che definire strani è poco. Che il grano all’Africa e al Medio Oriente lo sta fornendo in maggioranza la Russia è chiaro; così come è chiaro che tanto grano – duro e tenero – proveniente dall’Ucraina finita in Europa e quindi anche in Italia. Ma andiamo all’articolo de Il Faro di Roma, dove si racconta che il business dell’esportazione grano e cereali ucraini è in mano a tre principali attori : il regime ucraino, tre multinazionali occidentali e i dirigenti del partito al governo in Polonia: “Prawo i Sprawiedliwość, PiS (Legge e Giustizia) tra i quali il primo ministro Mateusz Morawiecki. Questi attori hanno colto al volo l’occasione presentatasi con la guerra per creare attività speculativi e profitti”. Nell’articolo di ricorda che l’Ucraina è ricca di “terre nere” con 32 milioni di ettari di terreni coltivabili ed è al terzo posto nel mondo per l’esportazione di mais, al quinto posto per quanto riguarda il frumento e, aggiungiamo noi, al primo posto nel mondo nella produzione di olio di girasole. Questo era il quadro prima della guerra, oggi non crediamo che le cose siano le stesse.
Le tre multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo: Monsanto, Cargill e DuPont
A questo punto arrivano le notizie di peso: “La presenza di aziende straniere all’interno dell’agricoltura ucraina – si legge nell’articolo de Il Faro di Roma – sta crescendo rapidamente, con più di 1,6 milioni di ettari di terreni coltivabili passati nelle mani di società straniere in questi ultimi anni. Monsanto, Cargill e DuPont erano presenti in Ucraina già da qualche tempo, ma i loro investimenti sono aumentati notevolmente negli ultimi anni”. La Monsanto, per la cronaca, è una multinazionale nota per la produzione del diserbante al glifosato, da alcuni anni fusa con la tedesca Bayer. “I cereali ucraini godono di un regime fiscale sulle tariffe di importazione estremamente basso per aumentare il volume delle esportazioni e permettere alle tre multinazionali occidentali di non subire troppe perdite di profitto. Il tutto viene mascherato come «operazione umanitaria» per evitare la fame nei Paesi poveri. Una palese mistificazione in quanto i cereali sono destinati ai mercati europei. Per permettere l’esportazione verso la Polonia il regime di Kiev obbliga le multinazionali” a versare “una percentuale sulle vendite con la scusa di sostenere le spese di protezione militare dei convogli nonostante che l’aviazione russa non attacchi nessun convoglio in uscita dall’Ucraina ma solo quelli in entrata, che spesso trasportano armi”. Inchiesta illuminante, quella de Il Faro di Roma, che spiega perché l’Unione europea ha eliminato i dazi sul grano ucraino in entrata nella stessa Unione europea: per aiutare, sì, l’Ucraina, ma per aiutare anche le solite multinazionali che oggi comandano il mondo.
La ‘latitanza’ del Governo nazionale italiano
Vi invitiamo a leggere l’articolo de Il Faro di Roma: scoprirete che, in realtà, alcuni governanti della Polonia fanno il doppio gioco: hanno bloccato le importazioni di grano in Polonia ma lo dirottano verso altri Paesi europei per guadagnarci. E mentre molti agricoltori europei che producono grano vanno verso il fallimento, alcuni governanti della Polonia, l’Ucraina e le tre multinazionali si stanno arricchendo. Ci guadagnano anche le industrie europee che acquistano grano a prezzi bassi con la connivenza dell’Unione europea e dei Governi di alcuni Paesi dell’Unione europea che fanno arrivare ai cittadini europei grano di pessima qualità. Gli agricoltori della Polonia e dell’Ungheria, come già accennato, stanno reagendo; non altrettanto può dirsi degli agricoltori italiani abbandonati dall’attuale, pessimo Governo di Giorgia meloni e del suo Ministro delle Politiche agricole, Francesco Lollobrigida, che qualche tempo fa ha annunciato “controlli” di cui non si hanno notizie. Ci sono Paesi che si giustificano dicendo che loro acquistano questo grano di qualità discutibile per gli animali. Dimenticando: a) che dare grano di qualità scadente e inquinato agli animali è un errore perché si danneggia la salute degli stessi animali; b) gli animali da latte producono latte di pessima qualità e, di conseguenza, formaggi di pessima qualità che finiscono sulle tavole dei consumatori, idem per la carne. Morale: dell’attuale Unione europea non c’è nulla da prendere: è solo un covo di speculatori che, avendo di fatto ‘insabbiato’ le inchieste penali sul Covid, sui vaccini anti-Covid e lo scandalo dei soldi con i sacchi del Parlamento europeo, pensano ormai di fare quello che vogliono. E di fatto è così, grazie anche a tanti ingenui che continuano a credere in un’Unione europea di affaristi e di banditi.
Foto di prima pagina tratta da Il Fatto Quotidiano
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