- Il tragico racconto dei figli
- L’estromissione del maresciallo Lombardo da una missione negli Stati Uniti d’America da parte dei Carabinieri
- La verità è che non era gradita in Italia il ritorno del boss Tano Badalamenti
- I sette punti oscuri
- Necessaria la rapida riapertura delle indagini
di Andrea Piazza
Il tragico racconto dei figli
Da anni i figli del maresciallo Antonino Lombardo lottano anche a colpi di “ carte bollate “ per restituire l’onore negato alla memoria dell’amato padre, ritenuto vox populi un eccellente sottoufficiale dell’arma dei Carabinieri. Apprendiamo dalle dichiarazioni esplicite dal legale della famiglia Avv. Salvatore Traina che, la pistola rinvenuta nella mano della vittima come riscontrabile da un’attenta perizia balistica non è compatibile con il proiettile che uccise il maresciallo Lombardo. Si rimane turbati dal tragico racconto dei figli Fabio e Rossella, che appena orfani di padre sono stati costretti a misurarsi con la rigidità dell’istituzione, dapprima subendo una ruvida perquisizione in casa, preceduta da una non concordata iniezione calmante alle donne di casa ( Rosella e la madre ) e posti nella condizione di vedere il padre soltanto a distanza di ore, ricomposto all’interno della bara.
L’estromissione, da parte dei vertici Carabinieri, del maresciallo Lombardo da una missione negli Stati Uniti d’America
Nonostante il maresciallo Lombardo fosse un abilissimo investigatore, che si era guadagnato il proprio prestigio sul campo, contribuendo tra l’altro fattivamente all’arresto di Totò Riina, si era reso protagonista avviando un dialogo funzionale ad una sotto forma di collaborazione con il boss Tano Badalamenti. Erano stati tenuti due incontri, il primo in data 14 novembre 1994 nell’istituto penitenziario di Memphis unitamente al maggiore Mario Obinu, acquisendo l’ammissione dal Badalamenti di appartenere a Cosa Nostra ricoprendo ruoli di vertice e che l’avvento dei Corleonesi di Riina al potere sarebbe stato supportato dalla CIA, manovrato all’occorrenza dai servizi segreti americani, indicando un complotto in suo danno e l’estraneità al traffico di droga addebitatogli. A metà dicembre, nel carcere di Fairton (New Jersey), seguì il secondo incontro in presenza anche dei magistrati Fausto Cardella (DDA di Perugia) e Gioacchino Natoli (DDA di Palermo), il tenente colonnello Domenico De Petrillo, dove il boss manifestò la disponibilità a rientrare in Italia come testimone al processo per l’omicidio di Mino Pecorelli a condizione di garanzia che fosse presente il maresciallo Lombardo. Nonostante fosse programmata la partenza per il 26 febbraio 1995, tre giorni prima durante la trasmissione televisiva Tempo reale condotta da Michele Santori, i Sindaci di Palermo ( Leoluca Orlando ) e Terrasini ( Manlio Mele ) lanciavano l’accusa pubblica che pezzi dello Stato agevolavano la mafia, alludendo implicitamente a Lombardo quale ex capo della stazione di Terrasini. In reazione ad un’altra calunniosa accusa del collaboratore Salvatore Palazzolo, i vertici dell’Arma ritennero opportuno annullare la missione negli USA estromettendo Lombardo e conseguentemente perdendo l’opportunità del ritorno in Italia del boss scomodo di Terrasini, il citato Tano Badalamenti. L’accerchiamento democratico si completava con il rinvenimento, in data 26 febbraio 1995, in località Terrasini del cadavere di Francesco Brugnano, titolare di una cantina vinicola e presunto confidente di Lombardo.
La verità è che non era gradita in Italia il ritorno del boss Tano Badalamenti
A quel punto il maresciallo Lombardo tocca con mano e percepisce la certezza che, istituzionalmente, non era gradito il ritorno in Italia di Don Tano Badalamenti e confrontandosi con i propri familiari valuta l’opportunità di allontanarsi dal territorio, magari recandosi all’estero, confidando sul supporto della seconda madre, ovvero l’istituzione Arma dei Carabinieri. Tradito dall’affetto professionale più profondo, un uomo strutturato a resistere sino all’estremo nella serata del 4 marzo 1995, sarà trovato morto all’interno della casa madre, la Caserma Bonsignore oggi intitolata ad un’altra vittima ( mafia & terrorismo ) il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Per comprendere appieno chi fosse il maresciallo Antonino Lombardo, abile e concreto investigatore, scomodo a tanti diretti superiori ed esterni perché autonomo e non legato da un fine carrieristico ( promosso sul campo per meriti ), rispettato da tutti perché una persona corretta e lineare, può venire in aiuto la figura narrata in un romanzo di Leonardo Sciascia Il giorno della civetta che si apre con l’omicidio di Salvatore Colasbernall. Il nostro maresciallo Antonino Lombardo è accostabile al capitano Bellodi ( magistralmente interpretato da Franco Nero ) che, da uomo che rappresentava l’istituzione sul territorio, non arrogante e retto guadagnerà anche il rispetto della controparte, ovvero del boss del paese Don Mariano Arena ( accostabile nella realtà a Don Tano Badalamenti ) che classificava la massa maschile costituita da pochi uomini e prevalentemente da mezzi uomini in scala ominicchi e quaquaraqua’.
I sette punti oscuri
Il profilo dell’essere Antonino Lombardo una persona capace, volitiva e coraggiosa, cozza con la ricostruzione degli investigatori, al pari della lettera … “ che sarebbe stata rinvenuta ” per motivare il gesto estremo…rimasta candida e impermeabile agli schizzi di sangue…come se fosse stata successivamente collocata sulla scena del crimine. Rammentiamo le molteplici c.d. irritualità investigative, che lascerebbero presupporre una regia operativa finalizzata più a coprire che scoprire ovvero:
1. la circostanza che non è mai stata eseguita l’autopsia “ anche per risalire alla data del decesso tracciare la traiettoria …lo spazio di manovra della calibro 9 a canna lunga… il riposizionamento della stessa in seguito al colpo etc… MOTIVATA da un nobile fine per non turbare i familiari ( diversamente trattati in occasione della ruvida perquisizione in casa );
2. non sono mai state acquisite le registrazioni video a circuito chiuso all’interno della caserma per ricostruire i movimenti interni di tutto il personale militare, magari si sarebbe scovata qualche presenza non giustificabile all’interno? etc… anche in relazione agli ultimi momenti in vita del maresciallo Lombardo nonché in relazione del punto dove è stata trovata l’auto con all’interno il corpo sparato;
3. il maresciallo Lombardo non era stato visto dal personale addetto alla porta carraia… magari è stato ucciso prima e successivamente trasportato il cadavere in caserma;
4. nessuno ha sentito il boato dello sparo con la pistola di ordinanza calibro 9 a canna lunga, sola eccezione del rumore tipo tonfo ( più associabile ad un’arma con silenziatore in canna ) percepito dal capitano De Caro conosciuto con il nome capitano Ultimo;
5. ai familiari è stato consentito di vedere il feretro soltanto a distanza di tempo alle ore 6.30, già ricomposto nella bara da mani premurose;
6. il trattamento sanitario a madre e figlia ( modello tragedia del Kursk https://youtu.be/ZsZfB6OTNOQ ) in esecuzione di una ruvida perquisizione;
7. la circostanza inopportuna che le investigazioni sono state eseguite dal medesimo corpo di appartenenza e non allargate ad altre istituzioni di Polizia Giudiziaria.
Necessaria la rapida riapertura delle indagini
Personalmente, alla luce di tutti gli elementi indiziari, se ricoprissi l’Ufficio di Pubblico Ministero non esiterei un istante a RIAPRIRE LE INDAGINI anche nella logica considerazione che, se non è un suicidio, si tratterebbe di un OMIDICIO COMPLESSO ED ARTICOLATO IN CONCORSO con l’aggravante di non ricercare i responsabili “ esecutori e mandanti potenti “. Sotto tale profilo l’operato della magistratura inquirente “ sulla carta sovrastante e coordinatrice delle indagini delegate alla PG “ è assolutamente criticabile e se dovessimo esprimere un giudizio, sarebbe giudicata colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio. In conclusione, auspicando una rapida riapertura delle indagini, perché diversamente sarebbe un ennesimo scandalo ed un assist contro la ricerca della verità, come ritengo accada in relazione a tanti delitti eccellenti e stragi del ’92 valutando marginale l’apporto criminale della mafia siculo americana e prevalente le raffinatissime intelligences, l’ultima mia considerazione è di natura etica e riguarda l’inammissibile trattamento ( violenza morale ) in danno dei familiari. Fermo restando che ritengo incompatibile la radicata personalità del maresciallo Lombardo con la risoluzione al suicidio, è palmare cogliere la costante sofferenza di Fabio e Rossella aggrappati alla ricerca della verità ed il trattamento loro riservato dalle Istituzioni, in particolare mamma Arma dei Carabinieri che, deliberatamente, non li ha supportati, palesandosi matrigna, negando il diritto alla memoria di un proprio figlio tradito, il maresciallo Antonino Lombardo che, senza esitazioni, ha sempre lottato per la propria famiglia “ figli ed Arma dei Carabinieri “.
Foto di prima pagina tratta da Compagno
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