Sugli stabilimenti balneari il Governo Meloni andrà allo scontro con la Ue? E il PD della Schlein che farà? /MATTINALE 848

1 marzo 2023
  • L’Unione europea dell’euro si è servita degli ex comunisti ed ex democristiani del PD e siccome adesso sia perché si cominciano a ribellare, sia perché hanno di meglio li ha ‘posati’. Ma sulle spiagge italiane…
  • Con la proroga di un anno i grandi gruppi internazionali (tedeschi?) che si debbono impossessare delle spiagge italiane sono rimasti “cu l’occhi chi e i manu vacanti…”  
  • L’intervista al presidente del Sindacato italiano dei balneari, Antonio Capocchione
  • Lo scontro tra il Governo italiano e la Ue sulla gestione delle spiagge è inevitabile, a meno che la politica italiana non decida di svendere ai grandi gruppi esteri anche questo settore, gettando in mezzo alla strade migliaia di famiglie. Ricatteranno con lo ‘spread’ come hanno fatto con il Governo Berlusconi?  

L’Unione europea dell’euro si è servita degli ex comunisti ed ex democristiani del PD e siccome adesso sia perché si cominciano a ribellare, sia perché hanno di meglio li ha ‘posati’. Ma sulle spiagge italiane…

Per il grande Hegel la storia è la “più terribile delle idee”, perché “guida il suo carro trionfale su una montagna di cadaveri”. Il riferimento è sempre stato indicato nell’Europa dove le guerre non sono mai mancate. Ma, forse, l’immagine, sotto il profilo metaforico, può essere estesa anche alla politica, alla ‘morte’ delle ideologie politiche e, magari, al tramonto dei politici. E’ il caso del Partito Democratico, formazione politica nata nel 2008 dalla fusione tra gli ex comunisti del Pci e una parte cospicua della sinistra della ex Democrazia cristiana che aveva dato vita alla Margherita. Quando scriviamo di questa fusione citiamo sempre Clemente Mastella, esponente storico della sinistra democristiana, contrario a questa fusione, uno dei pochi a capire come sarebbe andata a finire: cioè male. Com’è noto, alle primarie del PD i soliti ‘sondaggi’ – che da anni ormai fanno un po’ ridere – davano il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, in netto vantaggio sulla candidata dell’Unione europea, Elly Schlein. Insomma, per gli osservatori, sembrava che l’apparato del PD alla fine avrebbe fatto prevalere le proprie ragioni. Noi, invece, conoscendo la Ue, eravamo convinti che, in un modo o nell’altro, avrebbe vinto la Schlein. E così è stato. Di fatto, la Ue si è servita degli ex Pci e degli ex democristiani della Margherita e, dopo averli ‘spremuti’ a dovere, facendogli fare cose in netto contrasto con la storia di queste due formazioni politiche, li ha ‘posati’.

 

Con la proroga di un anno i grandi gruppi internazionali (tedeschi?) che si debbono impossessare delle spiagge italiane sono rimasti “cu l’occhi chi e i manu vacanti…”  

Chi dalle primarie esce a pezzi sono gli ex comunisti. In questo caso il “carro trionfale” di Hegel si trasforma, molto più modestamente, nella metafora siciliana di chi ha perso ‘u sceccu cu tutta ‘a carrozza! Peraltro, la casualità ha voluto che le primarie del PD vinte dall’Unione europea dell’euro siano andate a coincidere con un passaggio delicatissimo: la Ue che ha presentato all’Italia la ‘cambiale’ delle spiagge. Da anni i massoni dell’Unione europea chiedono che l’Italia assegni la gestione degli stabilimenti balneari con i bandi europei. Tutti sanno che le offerte che faranno le imprese estere, presumibilmente tedesche, surclasseranno le offerte delle imprese italiane che oggi gestiscono le spiagge. Insomma, tutti sanno che, con i bandi europei, l’Italia consegnerà una buona parte delle spiagge italiane a gruppi esteri, in attesa di consegnargliele tutte. Fino ad oggi gli ‘europeisti’ che hanno governato l’Italia – quelli ‘che si fanno nominare il Ministro dell’Economia da Bruxelles’ e che quando la Ue li chiama rispondono: “Comandi!” – sulle spiagge si sono comportati come Bertoldo con l’Imperatore: l’Imperatore, stanco di tutto quello che combinava Bertoldo, l’aveva condannato all’impiccagione, dando però allo stesso Bertoldo la possibilità di farsi impiccare ad un albero di suo gradimento: ma pur girando tutti i boschi dell’Impero, chissà perché, Bertoldo non trovava un albero che facesse al caso suo… E così hanno fatto fino ad oggi i Governi italiani, rinviando sempre i bandi europei per la gestione degli stabilimenti turisti realizzati lungo le spiagge italiane. Chi, in questa vicenda, è rimasto con il cerino tra le mani è l’attuale Governo di Giorgia Meloni, che infatti ha bloccato “l’europeizzazione” delle spiagge italiane con una contestatissima proroga di un anno: provvedimento che non risolve il problema ma che, quanto meno, blocca per un altro anno la ‘calata’ dei grandi gruppi internazionali (che secondo noi sono tedeschi) che non vedono l’ora di accaparrarsi la gestione delle spiagge italiane. Ma adesso il PD dovrà prendere una posizione netta: la nuova segretaria ‘europeista’ Elly Schlein si schiererà in difesa dei piccoli imprenditori italiani di questo settore o farà propria la linea dell’Unione europea?

 

L’intervista al presidente del Sindacato italiano dei balneari, Antonio Capocchione

La faccenda è complicata e, con molta probabilità, sarà il primo problema che dovrà affrontare anche il PD di Elly Schlein, perché la questione stabilimenti balneari tocca anche due Regioni italiane dove il Partito Democratico ha un radicamento storico: l’Emilia Romagna e la Toscana. Su questo argomento sono state dette e scritte un sacco di fesserie. Dicono che in Italia ci sono ‘monopolisti’ delle spiagge e che l’Unione europea verrà a salvarci portando la ‘concorrenza’. Per l’appunto, bugie totali. A fare chiarezza su come stanno le cose è il presidente della Sib, Antonio Capocchione. La Sib, per la cronaca, è il Sindacato italiano dei balneari. Dice Capocchione in un’intervista al giornale on line Diario del Web: “Sono dati obiettivi e ufficiali, del ministero delle Infrastrutture, che risalgono a qualche settimana fa, elaborati da Nomisma e dal centro studi Fipe. Dai quali si evince che il 72% delle concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo, in cui rientrano anche gli stabilimenti balneari, sono inferiori a 3 mila metri quadrati, e gestite direttamente dai titolari, con le loro famiglie”. Insomma, non c’è alcun monopolio ma piccole imprese che lavorano e che i massoni dell’Unione europea vogliono (è proprio il caso di dirlo) buttare a mare per sostituirli con i propri sodali. Dice ancora il presidente del Sindacato dei balneari italiani: “Significa che la concessione è semplicemente un’occasione di lavoro, non un investimento di capitale. Quindi la perdita della concessione porterebbe alla perdita del lavoro e del sostentamento. Oltretutto l’altro dato interessante è che queste famiglie, anche nella situazione d’incertezza della pandemia, hanno investito per migliorare le loro aziende, perché il settore è altamente competitivo. La competizione c’è eccome – dice sempre Capocchione – ed è agguerrita. Tra un’azienda e l’altra della stessa località, ma anche e soprattutto tra destinazioni turistiche. Il settore non è chiuso, ma è aperto alla concorrenza e investe”. La proroga di un anno adottata dal Governo di Giorgia Meloni: “Giorgia Meloni ha dichiarato due settimane fa in Algeria che, dopo dodici anni di discussioni, intende finalmente risolvere la questione a livello strutturale. E questa è una dichiarazione positiva, che condividiamo. Si tratta solo della presa d’atto che è impossibile che i Comuni italiani bandiscano migliaia di gare entro fine anno. Non prendiamoci in giro. Questa mini-proroga serve proprio a darsi il tempo di trovare una soluzione definitiva a quest’annosa questione. Dunque la riteniamo utile solo ed esclusivamente a questo fine. Altrimenti, se il governo non mantenesse l’impegno che si è assunto, sarebbe solo un palliativo, una perdita di tempo”. E l’Unione europea che minaccia la procedura d’infrazione? Risposta di Capocchione: “Ci sono 83 procedure d’infrazione già pendenti, alcune delle quali risalgono a quindici anni fa. Il confronto tra Stati e Commissione europea, per l’adeguamento delle normative, è fisiologico. Ma come si è trovata una soluzione in passato, su altre materie, la si troverà anche stavolta. Non si arriverà davanti alla Corte di giustizia europea, questo è certo. Chi agita questo spauracchio lo fa perché non vuole davvero risolvere la questione. E poi c’è un’altra falsità che continua a essere diffusa: il collegamento tra la questione dei balneari e il Pnrr. Il 23 gennaio il rappresentante della Commissione europea ha chiarito quanto doveva essere noto a tutti: cioè che questo tema non rientra tra gli impegni del Piano. Non lo dicono i politici italiani, lo dice Bruxelles. Eppure si continua a fare confusione, non so se in buona fede o in malafede…”.

 

Lo scontro tra il Governo italiano e la Ue sulla gestione delle spiagge è inevitabile, a meno che la politica italiana non decida di svendere ai grandi gruppi esteri anche questo settore, gettando in mezzo alla strade migliaia di famiglie. Ricatteranno con lo ‘spread’ come hanno fatto con il Governo Berlusconi?  

Insomma, su questo punto, con molta probabilità, la politica italiana, quasi sempre pavida davanti ai massoni dell’Unione europea, dovrà andare allo scontro. Così come sta andando allo scontro sul demenziale stop alle auto a benzina e gasolio nel 2035. Un provvedimento che favorisce la Cina, che produce batterie per auto elettriche e, di fatto, blocca il trasporto su auto per milioni di cittadini europei che sarebbero costretti a non utilizzare più le automobili, sia perché non è detto che sarebbe disponibile l’energia elettrica per milioni di automobili, sia perché – anche in presenza di tale energia – non sarebbe facile organizzare e gestire il rifornimento della stessa energia alle automobili in tempi celeri. La verità è che stanno venendo a galla tutte le contraddizioni dell’Unione europea e, soprattutto, sta emergendo con forza un elemento incontestabile: la politica italiana non è più in grado di difendere gli italiani dalle pretese dell’Unione europea. O si va allo scontro o si capitola. Sulle automobili si sta andando allo scontro con un’Unione europea che vuole eliminare l’industria automobilistica perché la considera inquinante. L’opzione auto elettriche, come già accennato, è la scusa, perché i massoni della Ue sanno che sarà impossibile far muove milioni di persone sulle auto elettriche. Lo scontro con la Ue sulla gestione delle spiagge è inevitabile, a meno che la politica italiana non decida di svendere alla Ue anche questo settore. Dice sempre il presidente della Sib: “Lo studio di Nomisma dimostra che la maggior parte della clientela è estremamente fidelizzata: continua ad andare nello stesso stabilimento balneare perché c’è quel titolare che l’ha coccolato. Perché dovremmo farne subentrare un altro che non sa neanche dove sta la presa di corrente o quali bagnanti vogliono stare vicini d’ombrellone perché sono amici? Non sarebbe giusto”. Da quello che capiamo, i grandi gruppi esteri, questa volta, non riusciranno a mettere le mani su questo ‘pezzo’ di Italia. Forse è arrivato il momento, anche per i politici italiani fino ad oggi ‘coricati’ sull’Unione europea di aprire gli occhi. Un italiano su due oggi guadagna meno di mille e 100 euro al mese. Se non è proprietario di una casa, è quanto basta per pagare l’affitto e badare a se stesso. Se ha una famiglia non è in grado di farcela e, per mangiare, si va alla Caritas. In lingua italiana si chiamano poveri. Prima dell’avvento dell’euro mille e 100 euro corrispondevano a 2 milioni e 200 mila lire al mese. Chi non era sposato pagava il mutuo e viveva bene; chi era proprietario di una casa e non era sposato con 2 milioni e 200 mila lire al mese viveva benissimo; chi aveva famiglia ed era proprietario di una casa viveva dignitosamente; chi aveva famiglia e pagava l’affitto o il mutuo, bene o male, con 2 milioni e 200 mila lire al mese arrivava alla fine del mese ed era annoverato tra i ceti medio bassi. Con l’avvento dell’euro, chi ha famiglia e paga l’affitto o il mutuo con mille e 100 euro al mese fa la fame. In questi pochi numeri c’è il fallimento integrale dell’euro, al di là delle stupidaggini che hanno raccontato e che ancora oggi i fautori della moneta unica europea e, in generale, della stessa Unione europea raccontano.

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