- L’assessore regionale ‘impreparato’
- Laboratori di analisi da mettere ‘a dieta’ e personale Covid da stabilizzare (con quali soldi?)
- Sette anni fa la Corte dei Conti per la Sicilia segnalava l’utilizzazione impropria dei fondi pubblici della sanità siciliana
- Perché Cgil, Cisl e Uil che sono “per il superamento di ogni forma di precariato” non dicono come dovrebbero essere pagati i precari della sanità da stabilizzare?
- Le analisi parziali della sinistra e dei meridionalisti sulla crisi della sanità pubblica e le manifestazioni di protesta a Lentini e a Caltagirone
L’assessore regionale ‘impreparato’
Oggi dedichiamo il nostro MATTINALE a quello che resta della sanità pubblica siciliana. Illustreremo e commenteremo due comunicati che raccontano chi la vuole cotta e a chi la vuole cruda. In lingua siciliana si dice proprio così: cu la voli cotta e cu la voli crura: è un detto che sta ad indicare le richieste che creano complicazioni a chi le dovrebbe soddisfare, ma anche l’impossibilità di soddisfarle. In questo scenario rientrano il comunicato dell’assessore regionale alla Salute-Sanità, Giovanna Volo, e il comunicato di Rifondazione comunista. Cominciamo con l’assessore regionale Giovanna Volo che, in queste ore, si è guadagnato l’onore delle cronache perché, chiamata in una seduta del Parlamento siciliano a rispondere ad alcune interrogazioni, non si è presentata. Avete presente quando a scuola il professore ti chiamava per interrogarti e tu, il giorno prima, avevi fatto di tutto fuorché studiare e ti beccavi un “impreparato”? Ecco, la differenza è che nessuno rimprovererà l’assessore-impreparato.
Laboratori di analisi da mettere ‘a dieta’ e personale Covid da stabilizzare (con quali soldi?)
Detto questo, andiamo al comunicato dell’assessore Volo: “Potenziamento delle prestazioni di laboratorio e futuro del personale legato all’emergenza Covid-19 sono stati i temi al centro dell’incontro con i commissari straordinari delle Aziende sanitarie e ospedaliere, che si è svolto oggi (ieri per chi legge ndr) all’assessorato regionale della Salute, presenti l’assessore Giovanna Volo e il dirigente generale del dipartimento per la Pianificazione strategica, Salvatore Requirez. I punti trattati hanno riguardato l’attività dei laboratori di analisi pubblici e le indicazioni operative sulle prossime contrattualizzazioni con le strutture private, con particolare attenzione alle richieste avanzate dai laboratori privati, ma anche le questioni inerenti al personale dell’emergenza Covid-19 in scadenza di proroga, sottolineando la necessità di una precisa ricognizione dei posti e del fabbisogno economico. Durante l’incontro sono state perlustrate le possibili soluzioni da portare all’attenzione del governo regionale e avviate le opportune ricognizioni in ogni singola azienda, per garantire la più tempestiva risposta agli sviluppi delle vicende maturate nelle ultime ore. Infine, in merito alla serrata messa in atto dai laboratori privati, l’assessorato registra finora un incremento delle attività assicurate dai laboratori pubblici compreso tra il 15 e il 30 per cento rispetto all’attività ordinaria”. La storia è semplice: nessuno sa come vengono spesi i circa 9 miliardi di euro destinati ogni anno alla sanità siciliana (non si sa nemmeno se sono 9 miliardi di euro…). La cosa che si sa è che la politica ha riempito le nove Aziende Sanitarie Provinciali (ASP) e le 11 o 12 Aziende ospedaliere della Sicilia di personale amministrativo e di una pletora di figure, più un numero imprecisato di precari. Per pagare tutto questo personale frutto di inveterate clientele la politica siciliana ha tolto soldi agli ospedali pubblici (dove infatti mancano medici e infermieri) e ha ridotto all’osso i servizi sanitari (se provate a prenotare una visita nei CUP non vi resta che scappare, perché bene che vada vi dicono che dovete aspettare sei mesi). Per mantenere questa macchina delle clientele la politica siciliana ha tagliato i fondi anche ai laboratori di analisi convenzionati, che infatti sono in sciopero. Morale: chi in Sicilia ha i soldi o è raccomandato si può curare, chi non ha soldi e non è raccomandato si deve arrangiare. Il resto sono minchiate.
Sette anni fa la Corte dei Conti per la Sicilia segnalava l’utilizzazione impropria dei fondi pubblici della sanità siciliana
Sette anni fa la Corte dei Conti per la Sicilia segnalava la follia di una Regione che utilizzava in modo improprio i fondi per la sanità pubblica. Noi, sette anni fa, scrivevamo il seguente articolo: “Sanità siciliana: invece di assumere nuovi medici e infermieri si pagano i dipendenti SAS, i precari e i mutui!“. Per dirla in breve, la politica siciliana, in queste ore, è impegnata a tagliare servizi sanitari ai cittadini della nostra Isola per pagare gli stipendi a migliaia e migliaia di soggetti che con la sanità non hanno nulla ma che spartire ma che hanno il grande merito di ingrossare le file dei sindacati e di votare per questo o quel politico. Rientra in questo scenario la probabile chiusura del Pronto Soccorso dell’ospedale Cervello di Palermo, che verrà ‘fuso’ con il pronto Soccorso dell’ospedale di Villa Sofia. Rientrano in questo scenario i tagli ad altri Pronto Soccorso e, in generale, ad altri ospedali pubblici della Sicilia. Contemporaneamente, la politica siciliana e i sindacati chiedono – di fatto è così – che si trovino altri soldi per stabilizzare i precari dell’emergenza Covid. Ecco l’immancabile comunicato sei sindacati stabilizzatori: “Un tavolo urgente presso l’assessorato alla Salute per definire una soluzione che riguardi i precari Covid all’interno del protocollo per la stabilizzazione del personale precario a cui forze sindacali e Regione stanno già lavorando. È questa la richiesta che Gaetano Agliozzo della Fp Cgil e Andrea Gattuso della Nidil Cgil, Paolo Montera della Cisl Fp e Giuseppe Cusimano della Felsa Cisl, Salvatore Sampino della Uil Fpl e Danilo Borrelli della Uil Temp, formulano all’assessore Giovanna Volo con l’avvicinarsi della scadenza del bimestre di proroga dei contratti al termine del quale il bacino di lavoratori Covid potrebbe rimanere senza un posto di lavoro. Siamo per il superamento di ogni forma di precariato”, spiegano i sindacalisti aggiungendo: “E per questo siamo pronti a scendere in piazza a tutela dei precari Covid. Auspichiamo che la soluzione possa arrivare prima e in tal senso le nostre sigle attiveranno le loro energie a ogni livello per definire una soluzione stabile evitando così di procedere con proroghe di corto respiro come finora è avvenuto”.
Perché Cgil, Cisl e Uil che sono “per il superamento di ogni forma di precariato” non dicono con quali soldi dovrebbero essere pagati i precari della sanità da stabilizzare?
Ovviamente, questi esimi sindacalisti non dicono con quali soldi dovrebbero essere pagati questi nuovi precari da stabilizzare. Dal Fondo sanitario regionale già ‘saccheggiato’ dallo Stato e dalla politica siciliana? I sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil dovrebbero fare chiarezza. Quanto a questi precari Covid, va detto che ci sono medici specializzati e infermieri: e questi vanno stabilizzati subito vista la mancanza di personale medico negli ospedali siciliani. Diverso è il discorso per i medici non specializzati e soprattutto per gli amministrativi. Già il Parlamento siciliano, lo scorso Dicembre, ha prorogato i contratti a questo personale per due mesi: e queste è un’assurdità sulla quale dovrebbe intervenire la Corte dei Conti. Così come dovrebbe intervenire il Governo nazionale impugnando la proroga di due mesi. Spiace scrivere queste cose, ma il Fondo sanitario regionale siciliano non può essere ulteriormente depauperato per pagare altro personale amministrativo! I fondi della sanità pubblica servono per pagare le cure ai cittadini non le clientele politiche e sindacali! Ricordiamo che i medici pubblici italiani sono tra i peggio pagati in Europa sia a causa dei tagli alla sanità pubblica iniziati con il Governo Monti, sia – lo ribadiamo – per la pletora di amministrativi che affollano le strutture sanitarie italiane, siciliane soprattutto.
Le analisi parziali della sinistra e dei meridionalisti sulla crisi della sanità pubblica e le manifestazioni di protesta a Lentini e a Caltagirone
Riportiamo anche un comunicato di LABSUD (Laboratorio per la riscossa del Sud) e di Nicola Candido, Segretario regionale della Sicilia Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea. “Aderiamo e partecipiamo alle mobilitazioni contro i tagli alla sanità promossa per la giornata di domani 24 febbraio (oggi per chi legge ndr) a Lentini a partire dalla ore 10:00 (partenza incrocio via Nisida-via Ventimiglia) e a Caltagirone sabato 25 Febbraio, quest’ultima iniziativa è inserita nel più ampio ciclo di lotte, «Le Piazze del Sud», in corso in tutto il Mezzogiorno. Oltre alle mobilitazioni contro la mancanza di infermieri e medici, lo smantellamento di interi reparti (come quello di Cardiologia di Caltagirone), la carenza di posti letti e macchinari, abbiamo prodotto un dossier sulle condizioni strutturali della Sanità siciliana e sulle responsabilità politiche che sarà presentato in vista dell’iniziativa di mobilitazione «Le Piazze del Sud» promossa da LABSUD (Laboratorio per la riscossa del Sud). Sotto questa sigla si raccolgono vari soggetti politici (Partito della Rifondazione Comunista, Partito del Sud), e associazioni (ManifestA, Carta di Venosa e altre locali organizzazioni), che si coordinano in vista di un percorso anche meridionalista della costituenda Unione Popolare. Nel dossier si raccolgono alcune delle più recenti emergenze – alcune particolarmente clamorose – manifestatesi nei vari Ospedali siciliani, falcidiati dai tagli della spesa, dalla carenza permanente di medici, e soprattutto dalla ‘concorrenza’ che oppone al servizio pubblico l’insieme degli interessi privati, molto cospicui e ben protetti dal mondo politico e dalle istituzioni regionali e nazionali. Accanto a questi documenti, volutamente limitati a un paio di mesi, anche perché gli allarmi e le emergenze si susseguono giorno dopo giorno, si presentano articoli di quotidiani locali e nazionali, studi e rapporti di enti di ricerca e simili strumenti informativi, che documentano le tendenze nazionali alla privatizzazione, al taglio della spesa nonostante gli annunci del PNRR, e – soprattutto – al gap che il Mezzogiorno d’Italia presenta rispetto al resto del Paese. Uno scostamento, già grave in termini di quantità e qualità, destinato a peggiorare nel caso della compiuta realizzazione della cosiddetta Autonomia Differenziata, pensata per spostare ancor più di ieri risorse dal Sud al Nord, dai ceti popolari a quelli benestanti, dall’assistenza pubblica alle assicurazioni private”. Seguiamo con attenzione il tentativo di far rinascere una vera sinistra in Italia e seguiamo con attenzione sia Unione Popolare, sia gli amici della Carta di Venosta. Solo qualche appunto. La mancanza di medici pubblici è un problema nazionale, accentuato in Sicilia dallo scippo di oltre 9 miliardi di euro dal Fondo sanitario regionale siciliano da parte del Governo nazionale. La carenza di medici e infermieri nella sanità pubblica siciliana, come già ricordato, è anche il frutto dalla presenza di migliaia e migliaia di soggetti nelle ASP e nelle Aziende ospedaliere che nulla hanno a che vedere con la sanità pubblica e che pesano sui conti del Fondo sanitario regionale siciliano. Non si può chiedere il potenziamento degli ospedali pubblici della Sicilia tacendo su questi due problemi.
Foto tratta dal Giornale Nisseno
P.s.
In un altro articolo vi racconteremo quello che sta combinando la politica con la sanità pubblica di Agrigento.
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