- VIAGGIO NELLA FINANZIARIA REGIONALE SICILIANA – SECONDA PUNTATA
- A nostro avviso è giusto parlare anche del ruolo svolto dalla mafia nello sbarco degli americani in Sicilia avvenuto nel Luglio del 1943. Non per celebrare i mafiosi ma per raccontare la verità che alcuni oggi si ostinano a negare
- Il ruolo di Luchy Luciano nel porto di New York
- Il ruolo di Don Calogero Vizzini in Sicilia
- … le due divisioni mobili italiane scomparse…
A nostro avviso è giusto parlare anche del ruolo svolto dalla mafia nello sbarco degli americani in Sicilia avvenuto nel Luglio del 1943. Non per celebrare i mafiosi ma per raccontare la verità che alcuni oggi si ostinano a negare
“In occasione dell’ottantesimo anniversario dell’operazione Husky, è autorizzata, per l’esercizio finanziario 2023, la spesa di 90 migliaia di euro per lo svolgimento di iniziative ed eventi culturali commemorativi nei luoghi e nei territori che sono stati interessati dallo sbarco alleato del 9-10 luglio 1943 (capitolo Assessorato regionale per i beni culturali e l’identità regionale)”. Così leggiamo nel comma 13 dell’articolo 26 della legge Finanziaria regionale siciliana 2023. Si tratta di 90 mila euro per commemorare lo sbarco degli americani avvenuto in Sicilia nel Luglio del 1943. Iniziativa giusta? Sì, a patto che questi soldi pubblici non vengano spesi per raccontare bugie. Lo scriviamo sin da ora perché sullo sbarco degli americani nella nostra Isola ci sono personaggi che negano la verità dei fatti raccontando una storia falsa. Ci riferiamo a chi, ancora oggi, nega il ruolo della mafia nello sbarco degli americani in Sicilia. Qui non si tratta di ricordare lo sbarco del 1943 celebrando la mafia: si tratta di ricordare i fatti illustrando il ruolo svolto dai protagonisti.
Il ruolo di Luchy Luciano nel porto di New York
La mafia siculo americana cominciò a collaborare con il Governo degli Stati Uniti nel 1939. In quell’anno gli americani, ufficialmente, erano neutrali. In realtà, sottobanco, aiutavano i Paesi che combattevano contro la Germania e contro l’Italia alleata dei tedeschi. E li aiutavano inviando in Europa armi via mare. Ben presto, però, il Governo statunitense si accorse di avere un problema nel porto di New York dove era presente una grande comunità italiana che, d’accordo con il Governo fascista italiano, sabotava le navi cariche di armi che gli americani inviavano nel Vecchio Continente, oltre a fornire informazioni ai militari italiani e soprattutto tedeschi. Fu a questo punto che uno dei più importanti esponenti dell’intelligence che operava nel porto di New York, il maggiore Radcliffe Haffenden, decise di contattare il boss della mafia siculo-americana, Lucky Luciano, che era finito al fresco, con una condanna quasi a vita per sfruttamento della prostituzione (per la cronaca, era stato condannato a 50 anni di carcere). Agli americani non piaceva Luciano e non piacevano i mafiosi. Ma erano pragmatici. Sapevano benissimo che Luciano, anche se in galera, era sempre potente e rispettato, e che i mafiosi erano gli unici in grado di bloccare le azioni di sabotaggio delle navi presenti nel porto di New York. E così fu. Luciano non solo pose fine in tempi brevissimi alle azioni di spionaggio in favore di italiani e tedeschi ma offrì anche al Governo americano, su un piatto d’argento, una pace sindacale che consentì al Governo americano di moltiplicare l’invio di aiuti ai Paesi europei avversari di tedeschi e italiani, facendo imbufalire Hitler e Mussolini (alimentando l’antipatia che il Duce provava verso i siciliani e la Sicilia).
Il ruolo di Don Calogero Vizzini in Sicilia
Ci auguriamo che questi fatti vengano raccontati e non nascosti, visto che si parlerà dello sbarco degli americani in Sicilia con l’utilizzazione di denaro pubblico. Il Governo americano fu molto soddisfatto del grande e proficuo lavoro fatto da Luciano e dai mafiosi nel porto di New York, così decise di chiedere l’aiuto della mafia per preparare lo sbarco in Sicilia. Si discute da anni se Luciano si sia recato o meno in Sicilia prima dello sbarco del Luglio del 1943. E’ una questione di lana caprina, alla fine. Quello che contano sono i fatti: alla fine della Seconda guerra mondiale Luchy Luciano non era più nelle patrie galere americane, ma in Sicilia e poi a Napoli. La condanna a 50 anni di carcere era scomparsa. O vogliono negare anche questo? Ci sono testimonianze di personaggi americani che hanno dichiarato che Luciano venne contattato dal Governo americano per segnalare i nomi di siciliani che avrebbero dovuto preparare lo sbarco in Sicilia e cooperare successivamente con i militari statunitensi. Ovviamente gli americani chiesero a Luciano di segnalare persone importanti, molto note in Sicilia. E infatti Luciano contattò il capo della mafia siciliana, Calogero Vizzini. Che allertò il suo vice, Giuseppe Genco Russo. All’operazione partecipò anche un altro boss della mafia che era tornato in Italia nel 1938: Vito Genovese.
… le due divisioni mobili italiane scomparse…
Calogero Vizzini e compagnia bella si misero subito in azione. I militari siciliani che operavano in Sicilia vennero ‘avvertiti’: era meglio disertare, per tante ragioni, non ultima quella di finire sotto terra a prescindere dalla guerra. E se qualcuno si opponeva, veniva avvertito che anche i suoi familiari erano a rischio-mafia… Insomma, metodi spicci. Risultato: due delle quattro divisioni mobili italiane presenti in Sicilia, all’arrivo dei soldati americani, si ‘smaterializzartono’… Per completare la ricostruzione di fatti oggettivi, va ricordato che i primi Sindaci nominati dagli americani erano tutti mafiosi. Ciò non significa che in Sicilia non ci furono scontri tra italiani e tedeschi da una parte e americani dall’altra parte. Le battaglie ci furono, soprattutto nella Sicilia orientale, dove la mafia, allora, non aveva molti agganci. Ci furono battaglie e anche stragi di cittadini italiani, militari e civili. Le cronache, in verità non molto ‘gettonate’, ricordano i fatti di Castiglione di Sicilia, di Vittoria, di Canicattì, di Paceco, da Santo Stefano di Camastra, di Butera, di Troina e di altri luoghi della Sicilia. Potrebbe essere l’occasione per ricordare questi eventi. Possibilmente raccontando la verità.
Foto Wikipedia
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