Il tentativo di screditare l’alta dirigenza dell’Ars e la furbata dei deputati che si aumentano lo stipendio

9 febbraio 2023
  • La prima notizia – che riguarda un dipendente del Parlamento siciliano che non è dirigente – è stata enfatizzata. La seconda notizia – l’aumento delle indennità dei 70 parlamentari – è passata quasi inosservata e in alcuni casi è stata diffusa in modo confuso 
  • Il dipendente del Parlamento siciliano sotto inchiesta non è un alto dirigente
  • I parlamentari di Camera e Senato non si sono aumentati gli stipendi, a differenza dei parlamentari dell’Ars che invece hanno deciso diversamente 
  • A pensare male si fa peccato, però…

La prima notizia – che riguarda un dipendente del Parlamento siciliano che non è dirigente – è stata enfatizzata. La seconda notizia – l’aumento delle indennità dei 70 parlamentari – è passata quasi inosservata e in alcuni casi è stata diffusa in modo confuso 

Sono sotto gli occhi di tutti due esempi di informazione parziale, interessata e, volendo, anche sbagliata sull’Assemblea regionale siciliana. In un primo caso c’è stato un tentativo un po’ maldestro di mettere in cattiva luce gli uffici del Parlamento siciliano; nel secondo caso sta andando in scena un tentativo, sempre maldestro, di difendere una scelta sbagliata da parte dei 70 parlamentari di Sala d’Ercole. Vediamo, per grandi linee, di che cosa si tratta.

 

Il dipendente del Parlamento siciliano sotto inchiesta non è un alto dirigente

Nei giorni scorsi è stata enfatizzata la notizia di un “alto dirigente” dell’Assemblea regionale siciliana che chiedeva favori approfittando del proprio ruolo. “L’indagine – si legge in una nota del Comando provinciale dei Carabinieri del nucleo investigativo, indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo – si è sviluppata dopo la denuncia presentata da un imprenditore che, dopo essersi aggiudicato nel 2019 una gara di appalto di servizi e ristorazione-bar nella sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, avrebbe ricevuto delle forti e insistenti pressioni da parte dell’indagato affinché si rivolgesse esclusivamente a fornitori indicati da quest’ultimo”. Tutto vero. C’è solo un particolare: il dipendente del Parlamento siciliano sotto inchiesta – che è stato sospeso per un anno dal suo posto di lavoro e che per un anno non potrà mettere piede a Palermo e provincia – non è un alto dirigente dell’Assemblea regionale siciliana e, in quanto tale, non ha poteri di firma. La vicenda riguarda una persona singola e non la struttura amministrativa dell’Assemblea regionale siciliana. Sulla quale non sono mancati i controlli dai quali non sono emerse irregolarità.

 

I parlamentari di Camera e Senato non si sono aumentati gli stipendi, a differenza dei parlamentari dell’Ars che invece hanno deciso diversamente 

Andiamo all’altra notizia della quale abbiamo dato notizia in un altro articolo: ovvero l’aumento delle indennità da parte dei 70 parlamentari dell’Ars. Un incremento di quasi 900 euro mensili lorde, più o meno 500 euro mensili netti. In questo caso la notizia è passata quasi inosservata e, là dove è stata diffusa, è stata motivata male, raccontando solo una mezza verità. E’ stato detto che i 70 ‘califfi’ di Sala d’Ercole, quasi all’unanimità e comunque senza voci di dissenso, hanno ottemperato a una legge che prevede l’adeguamento delle loro indennità parlamentari alle indicazioni dell’ISTAT relative all’aumento del costo della vita. C’è un piccolo particolare: l’adeguamento all’aumento del costo della vita calcolato dall’ISTAT non è una prescrizione di legge, tant’è vero che, da anni, i parlamentari della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, per rispetto verso le tante famiglie italiane in difficoltà, non hanno adeguato le proprie indennità all’aumento del costo della vita. E’ evidente che i parlamentati di Camera e Senato hanno mostrato una sensibilità sconosciuta ai 70 parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana.

 

A pensare male si fa peccato, però…

Questi due fatti messi insieme – il maldestro tentativo di screditare gli uffici del Parlamento siciliano e la poca enfasi sull’aumento degli stipendi dei 70 deputati dall’Ars (che in queste ore viene stigmatizzato anche da Roma! – deve fare riflettere. Nei giorni scorsi abbiamo scritto due articoli sul ruolo del Servizio Bilancio del Parlamento siciliano che non sembra andare molto a genio ai deputati regionali e al Governo regionale. Questo Servizio analizza i disegni di legge e ne segnala, in anticipo, le criticità. Come ha fatto, ad esempio, sul tentativo, da parte di Governo e Assemblea regionale siciliana, di continuare a finanziare con i soldi della sanità pubblica siciliana (leggere con i soldi tolto per l’occasione agli ospedali pubblici) l’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. E’ noto che quando Roma impugna una legge approvata dal Parlamento siciliano una parte della responsabilità viene ascritta alla dirigenza amministrativa dell’Ars che non ha avvertito in tempo i deputati delle possibili criticità; però, come nel caso del finanziamento all’ARPA, quando Governo e Ars vengono avvertiti si infastidiscono. Insomma, Governo e Ars vorrebbero strumentalizzare il ruolo della dirigenza del Parlamento dell’isola: se una legge va bene il merito è di Governo e Ars, se va male e viene impugnata la responsabilità è dei ‘tecnici’ del Parlamento siciliano che non hanno avvertito i deputati dei possibili problemi. Peccato che il gioco è ‘sgamato’ da sempre…

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