Vann’Antò – pseudonimo di Giovanni Antonio Di Giacomo – viene considerato, insieme con Ignazio Buttitta, il massimo esponente della poesia siciliana del ‘900. Nato a Ragusa nel 1891, è stato docente di Letteratura e Tradizioni popolari all’Università di Messina. La sua avventura futurista e la polemica con Pier Paolo Pasolini
Ricorre oggi 24 agosto del 1891 l’anniversario della nascita, avvenuta Ragusa, di Vann’Antò, pseudonimo di Giovanni Antonio Di Giacomo, poeta e letterato.
Fu professore di Letteratura delle tradizioni popolari all’Università di Messina e autore di testi in siciliano (Voluntas tua, Madonna nera, Fichidindia, U vascidduzzu).
Con Ignazio Buttitta viene considerato il massimo esponente della poesia siciliana del Novecento.
Nel 1915 fondò il periodico messinese La Balza futurista, che si rifaceva al movimento futurista di Filippo Tommaso Marinetti.
Vann’Antò è ricordato non solo per le sue opere originali, ma anche per le traduzioni di alcuni autori, soprattutto dei decadentisti francesi.
Con Pier Paolo Pasolini fu protagonista nel 1955 di un vivace confronto sulla natura della sua poesia. Pasolini sosteneva che le sue composizioni fossero ispirate al decadentismo di Stéphan Mallarmé e Paul Eluard. Vann’Antò non era d’accordo e in sua difesa chiamò come esperto Leonardo Sciascia che così commentò in una lettera privata:
“Quel che c’è di astratto e sublime nella sua poesia, nasce da una penetrazione in certi strati dell’anima e della cultura popolare siciliana, dove l’astratto e il sublime naturalmente germina”.
Scrisse inoltre alcuni saggi sulla Letteratura delle tradizioni popolari, tra cui: Il dialetto del mio paese, Indovinelli popolari siciliani.
Curò l’edizione de La Baronessa di Carini (1958, da una storia del Cinquecento).
Morì a Messina il 25 maggio 1960.
Anche Palermo, oltre naturalmente Ragusa e Messina, lo ricorda, con una strada che congiunge la via Giacomo Leopardi con la via Antonio Lo Jacono.
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