Dopo averci proposto i ‘grilli fritti’ la Ue equipara il vino a sigarette e superalcolici per distruggere questa produzione/ MATTINALE 914

23 gennaio 2023
  • Gli ubriaconi irlandesi che fanno il pieno di superalcolici associati al vino. Ma che c’entra?     
  • Dal glifosato nel grano alla demonizzazione del vino il passo è stato breve 
  • Le avvisaglie erano già contenute nel Nutriscore due anni fa
  • Perché cominciare a pensare a una petizione per lasciare l’Unione europea. A partire dal mondo agricolo, il più colpito dagli ‘eurocrati’

Gli ubriaconi irlandesi che fanno il pieno di superalcolici associati al vino. Ma che c’entra?

Per l’Unione europea il vino va trattato come sigarette e superalcolici. Così nelle bottiglie di vino potranno campeggiare scritte del tipo: “Il consumo di vino nuoce alla salute”, “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” “Il consumo di vino provoca il cancro”. Quanto sta succedendo ha dell’incredibile. Il via libera a questo folle attacco al vino non è arrivato, dalla Ue, con un attacco diretto ma in modo indiretto e subdolo. A chiedere la drastica iniziativa è stato il Governo dell’Irlanda dove, è noto, gli abitanti, per tradizione, vanno pesante con i superalcolici. Che nesso ci sia tra il vino e i superalcolici non si capisce. Ma, si sa, l’Unione europea non si occupa di certe ‘sottigliezze’. Gli così gli ‘eurocrati hanno dato il via libera alla norma richiesta dall’Irlanda. Morale: le autorità nazionali possono accompagnare le bottiglie di superalcolici e di vino con le scritte ‘terroristiche’. A nulla sono serviti i pareri contrari dei Paesi europei dove si produce il vino, ovvero Italia, Francia, Spagna in testa, più altri sei Stati Ue. Il provvedimento è stato approvato perché, contemporaneamente, l’Unione europea sta promuovendo una battaglia contro il cancro e il vino viene associato alle sostanze che provocano questa malattia. Inevitabili i risvolti economici. Nel piano di una grande crisi economica provocata dalla guerra in Ucraina, l’Unione europea alza ima barriera contro il consumo di vino nel proprio mercato interno. Non è da escludere che l’esempio irlandese venga seguito da altri Paesi europei. non è un caso che, in queste ore, la rete diffonda l’immagine di ‘studiosi’ che dicono che il vino fa male alla salute distruggendo le capacità mentali. Cosa pensare, infatti, di chi va ancora dietro all’Unione europea?

 

Dal glifosato nel grano alla demonizzazione del vino il passo è stato breve 

Il problema non sta in un’Unione europea di fanatici ma nei Paesi europei che vanno dietro a chi governa i 27 Paesi che ne fanno parte, imponendo, anche con la violenza, prescrizioni che ledono la cultura e la storia, in alcuni casi millenaria, del Vecchio Continente. Pensare che si tratti di fatti causali è un errore. L’attacco al vino è solo l’ultimo affondo di una lunga serie di apparenti follie che, in realtà, fanno parte di una strategia molto lucida. Come dimenticare l’attracco al cuore della Dieta Mediterranea con le agevolazioni promosse dall’Unione europea alla globalizzazione dell’economia in generale e all’arrivo, in Europa, del grano coltivato in aree extra Ue che contiene glifosato e micotossine? Nel caso del grano al glifosato e alle micotossine i provvedimenti sono stati adottati, grosso modo, in un arco di tempo che va dal 2006 al 2013. Contestualmente la globalizzazione dell’economia – voluta con la scusa che aumenta la produttività agricola nel mondo e riduce la stessa fame nel mondo – ha fatto piombare in Europa prodotti agricoli che, in alcuni casi, fanno letteralmente schifo ma che hanno il grande ‘pregio’ di costare poco. Prima solo i consumatori più attenti e, piano piano, anche tanti altri consumatori della Sicilia hanno preso atto che, in molti casi, la frutta estiva è diventata immangiabile: magari il colore può essere il solito, ma il sapore non c’è. Nel 2016 Unione europea e Parlamento europeo – con il voto dei parlamentari del PPE e del PSE – hanno approvato “l’invasione” nell’Unione europea dell’olio d’oliva tunisino a dazio zero che, tutt’oggi, non si sa che fine faccia. Ci dicono che non viene consumato in Europa. Insomma, lo importerebbero nell’Unione europea per esportarlo chissà dove. Peccato che a coltivare gli olivi in Tunisia e a produrre olio d’oliva sono anche europei che si sono trasferiti da quelle parti. Che significa? Che se avessero l’opportunità di vendere l’olio tunisino ad altri Paesi, a prezzi maggiori rispetto al prezzo di vendita del loro olio d’oliva ai commercianti europei, non avrebbero bisogno di vendere il loro olio d’oliva in Europa, segnatamente all’Italia, segnatamente alla solita Sicilia.

 

Le avvisaglie erano già contenute nel Nutriscore due anni fa

Circa due anni fa è arrivato il Nutriscore, altra diavoleria ‘europeista’. Si tratta della cosiddetta “etichetta a semaforo” che, se applicata, assesterebbe un colpo durissimo al sistema agroalimentare italiano, bollando come dannose per la salute umana i più noti prodotti del Made in Italy alimentare. Un’ulteriore penalizzazione che colpirebbe le industrie alimentari italiane: ovvero 46,1 miliardi di euro soltanto di esportazioni e, a cascata, ciò che sta a monte dell’agroalimentare, cioè l’agricoltura del nostro Paese (qui un nostro articolo). Tra i prodotti inseriti nel “semaforo rosso” ci sono le carni rosse e il vino. Una mossa per ‘ammazzare’ la zootecnia imperniata sulla produzione di carni rosse e tutta la filiera del vino. Il Nutriscore è partito da un’idea di Francia e Germania ; poi sono intervenuti i massoni e fanatici della Ue e tra i prodotti da censurare hanno inserito anche prodotti che avrebbe danneggiato anche la Francia con i vini. Così il Nutiscore ha subito una battuta di arresto. In questo momento è oggetto di revisione. Ciò non ha impedito ai fanatici di portare un attacco – che dovrebbe servire da esempio a tutta l’Europa – alle carni rosse. E’ il caso del Governo dell’Olanda – il paradiso fiscale dell’Unione europea voluto dalla Germania – che nei mesi scorso ha cominciato a sferrare un durissimo attacco agli allevamenti di animali da carne. Obiettivo: fare sparire entro quest’anno circa 30 mila allevamenti. la battaglia è in corso. Contemporaneamente è iniziata la pubblicità sulla carne sintetica e sugli insetti al posto della carne. Questa è stata, forse, la mossa sbagliata dei fanatici dell’Unione europea, il classico errore di chi è troppo sicuro di sé. Convinti che i 500 milioni di cittadini europei avrebbero accettato tutto, anche gli insetti a tavola, gli ‘eurocrati’ hanno lanciato la ‘moda’ delle cavallette fritte e della farina di insetti. Evidentemente non si aspettavano lo schifo che ciò avrebbe provocato tra le persone. Basta andare sulla rete che, in questo caso, non può essere controllata. A parte le immagini di qualche disgraziato che magnifica la ‘bontà’ degli insetti fritti, lo schifo verso questa trovata è unanime. Così, per cercare di distogliere l’attenzione dal fallimento totale della campagna sulle cavallette fritte e sulla farina di insetti al posto della farina di cereali (“Pane agli insetti”…) gli ‘eurocrati hanno deciso di attaccare il vino – bevanda millenaria che affonda le radici nella cultura e nella storia europea e, in generale, nella storia dell’uomo).

 

Perché cominciare a pensare a una petizione per lasciare l’Unione europea. A partire dal mondo agricolo il più colpito dagli ‘eurocrati’

Giunti a questo punto non ci resta che rivolgersi a chi ha ancora un po’ di amore per la propria cultura, per la propria storia e per le proprie tradizioni cominciando a pensare a una battaglia per portare uscire da questa fallimentare Unione europea. E la battaglia deve cominciare dagli agricoltori, che sono stati i soggetti più penalizzati prima dalla Comunità economica e europea e, desso, dall’Unione europea. Restare ancora nelle mani di questi massoni ‘europeisti’ fanatici con venature demoniche (gli insetti fanno male alla salute umana e chi lo propone non può essere così ignorante da non saperlo) è pura follia. E’ arrivato il momento di chiudere questa esperienza fallimentare che ormai mina alle radici le tradizioni del Vecchio Continente. La guerra in Ucraina – che Stati Uniti e Unione europea stanno perdendo – è l’occasione buona per riprenderci le mostre vite.

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