Il grano duro canadese migliore di quello siciliano? Falso: è solo un grande imbroglio al glifosato

13 agosto 2016

INCHIESTA/ Da anni ci dicono che il grano duro canadese è il migliore del mondo. Che contiene più glutine. Tutto vero, per carità. Ma sotto c’è un inghippo: l’uso spregiudicato della chimica che viene fatto in Canada. Con un erbicida – il glifosato – che altera la maturazione naturale del grano. E diventa un problema: perché questo erbicida è un veleno che non fa certo bene alla salute umana. I retroscena di un imbroglio internazionale – non a caso mediato dalle multinazionali – che anticipa il TTIP e punta a distruggere il grano duro siciliano, pugliese e, in generale del Sud Italia. Cosa fare per difendersi da questa truffa

Da anni ci fanno la testa tanta con la bontà del grano duro canadese. Dicono – lo dicono soprattutto i titolari dei grandi nomi dell’industria che produce pasta – che i grani duri italiani sono ‘deboli’, contengono, cioè, poco glutine, che è la sostanza proteica che conferisce alla pasta la tenuta durante la cottura. Da anni umiliano il grano duro italiano che, poi, è il grano duro prodotto nel Sud Italia e, in particolare, in Sicilia e in Puglia. Insomma, i produttori di grano siciliani e pugliesi non sono bravi, mentre i produttori di grano canadesi sono bravissimi. Ma le cose stanno veramente così? Piano piano si è scoperto che, dietro il successo commerciale del grano duro canadese, c’è un grande imbroglio. Certo, grazie a un raggiro agronomico che ora racconteremo contiene più glutine. Contiene, però, anche un veleno che fa male alla salute: il glifosato. Ma andiamo con ordine.

Il grano è una specie vegetale originaria del Medio Oriente. Nell’area del Mediterraneo – e quindi nei nostri ambienti – si semina in Autunno e si raccoglie in Estate. In altre parti del mondo – per esempio, nel Canada e in alcuni Stati del Nord degli Stati Uniti – si semina in Primavera e si raccoglie a fine Estate-inizio Autunno.

Già possiamo notare la prima anomalia. La pianta del grano si è evoluta nelle zone a clima caldo: quanto meno, nelle zone dove l’Estate è calda, per arrivare a maturazione a Giugno inoltrato, quando il grano assume la consistenza vitrea e viene raccolto. Mentre nel Canada e nel Nord degli Stati Uniti viene raccolto in Autunno, spesso quando il freddo è già arrivato. O, addirittura, quando nevica!

Da qui una domanda: cosa succede in Canada quando l’Autunno è freddo e piovoso (cosa che avviene spesso)? Succede che il grano ha difficoltà a maturare, cioè a passare dalla colorazione verde allo stato vitreo: magari inizia la maturazione, ma lo fa in modo disomogeneo. Non solo. All’arrivo del prime piogge – e in Canada in Autunno piove – si sviluppano erbe infestanti che rendono difficile la mietitrebbiatura.

Cosa si sono inventati, allora, i grandi produttori di grano duro del Canada? Un artifizio agronomico che prende in giro, contemporaneamente, la natura e i consumatori. Ecco il trucco: 14-15 giorni prima di raccogliere il grano ‘sparano’ un trattamento con il glisofato, che è un diserbante conosciuto in tutto il mondo con l’epiteto di ‘Seccatutto’.

Il trattamento con glifosato (o glyphosate) viene effettuato quando il grano è ancora verde. Questo punto è molto importante. Quando il grano è ancora verde la pianta è al massimo del proprio sforzo: diciamo, per semplificare, che la ‘macchina’ vegetale, in questa fase, è concentrata a far crescere la granella che, quando è ancora verde, contiene un’alta concentrazione di sostanze nutritive, glutine compresa.

Se la coltivazione del grano viene effettuata in modo naturale – come avviene in Sicilia e in Puglia – la spiga, quando da verde diventa gialla, acquisendo la consistenza vitrea, perde una parte delle sostanze nutritive, compreso il glutine.

Siamo arrivati al punto nodale di questo grande imbroglio agronomico. Abbiamo detto che in Canada, 14-15 giorni prima di raccogliere il grano, ‘sparano’ un trattamento di glifosato. Guarda caso, questo trattamento chimico viene effettuato quando la spiga è ancora verde e quindi, come già ricordato, quando contiene un’alta percentuale di sostanze nutritive, glutine in testa.

Gli agricoltori canadesi, che passano per bravi – più bravi dei granicoltori siciliani e pugliesi, così ci dicono – spiegano che loro, con questo trattamento, inducono il grano a maturazione. Fesserie col botto. Con il glisofato non si ‘induce’, anticipandola’, la maturazione: molto più semplicemente, la pianta del grano viene fatta seccare. Punto.

La spiga verde del grano duro canadese, trattata con questo erbicida, secca subito: processo, questo, che non ha nulla a che vedere con la maturazione naturale!

Grazie a questo trattamento chimico il grano duro canadese conserva una più alta concentrazione di sostanze nutritive, con in testa il glutine. Ma, come abbiamo provato a illustrare, in questo processo non c’è nulla di naturale. Si tratta soltanto di una forzatura innaturale che dà un prodotto ricco di glutine, ma anche ricco di veleni!

Il grano duro canadese, a differenza di quello italiano, presenta infatti un’alta concentrazione di glisofato, che non fa certo bene alla salute. Certo, piace alle industrie che producono la pasta, perché la pasta prodotta con l’aggiunta di grano duro canadese (o, in alcuni casi, prodotta con solo grano duro canadese) tiene meglio la cottura.

Ma tutto si basa sulla disinformazione dei consumatori, che di questi imbrogli agronomici e industriali non sanno nulla. Detto questo, è necessario che i consumatori sappiano che il glifosato fa male al nostro organismo e fa male alla salute. Non subito, certo. Ma con il passare del tempo il nostro organismo non potrà che risentirne negativamente.

A noi dicevano che i canadesi erano bravi nel miglioramento genetico del grano duro. Le loro cultivar, ci spiegavano, erano migliori delle nostre, perché contenevano più glutine. La nostra ricerca scientifica, le nostre facoltà di Agraria, non erano all’altezza di quelle canadesi. Tutte balle.

Sul glisofato circolano tante informazioni. Va detto che, tra tutti gli erbicidi utilizzati dalla farmacopea agricola, è uno dei meno inquinanti. Nei terreni esistono dei batteri che riescono ad eliminarlo.

Diverso, molto diverso il discorso per gli effetti sulla salute umana. All’inizio si diceva che era cancerogeno. Ora vogliono farci credere che non è cancerogeno. Fino a qualche tempo fa nell’Unione Europea c’erano Paesi che chiedevano di metterlo addirittura al bando o, quanto meno, di ridurre drasticamente la presenza di questa sostanza nei cibi, grano in testa.

Ora la ‘musica’ è cambiata. Di mezzo c’è il TTIP, ovvero l’invasione di prodotti americani nei mercati europei. Così, oltre al grano duro canadese, arriverà anche il grano duro del Nord degli Stati Uniti. Tutto grano duro ‘maturato’ a colpi di glisofato. Statene certi: tra qualche mese questi sono capaci di venirci a dire che il glifosato fa bene alla salute!

Ci stanno avvelenando – e contano di continuare ad avvelenarci – con il seguente schema.

Il Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale del commercio di prodotti agricoli, fa crollare il prezzo del grano duro (quello che sta succedendo in questi giorni). Così i produttori di grano duro del Sud Italia – già penalizzati dal fatto che la grande industria italiana della pasta predilige il grano duro canadese – sono ancora più in difficoltà, magari falliscono (e magari cedono i terreni agli speculatori).

Così le multinazionali che producono il glifosato (che procedono in sinergia con le multinazionali che producono le sementi, magari geneticamente modificate) e i produttori di grano duro canadesi e Nord Americani si prendono il mercato italiano della pasta.

Insomma, un ‘antipasto’ di quello che avverrà con il TTIP. Il tutto avvelenandoci con la pasta piana di glisofato!

Di più: non dimentichiamo mai che il grano canadese arriva in Italia su grandi navi, spesso vecchie petroliere. E qualche volta (forse più di qualche volta) arriva con la presenza di aflatossine, sostanze altamente cangerogene.

Così ci avvelenano due volte: con il glifosato e con le aflatossine.

Cosa possiamo fare per difenderci? Un modo c’è. Il nostro consiglio, ovviamente, vale per i consumatori siciliani. Ma anche per i pugliesi e, in generale, per tutto il Sud e, perché no?, per il resto d’Italia.

Il consiglio. Anzi, due consigli.

In primo luogo, non acquistare più la pasta prodotta dai grandi marchi. Opzione radicale, ma necessaria.

In secondo luogo, cercare i piccoli produttori di pasta che ci sono in Sicilia e rifornirsi da loro.

Si tratterebbe di ridurre il consumo della pasta nei primi cinque-sei mesi, forse per un anno. Questa opzione produrrebbe tre effetti.

Primo: convincerebbe i produttori di grano duro siciliano a produrre pasta. Magari consorziandosi. Sarebbero indotti a farlo perché non avrebbero problemi a vendere la pasta.

Secondo: costringerebbe le grandi industrie della pasta a cambiare registro. Si interromperebbe l’arrivo di grani duri canadesi ‘drogati’ dal glifosato (e spesso con aflatossine).

Terzo: salveremmo i produttori di grano siciliano: la domanda di grano duro, infatti, schizzerebbe all’insù e il prezzo salirebbe, alla faccia dei ‘banditi’ del Chicago Board of Trade. 

Direte: in piena globalizzazione valorizziamo le produzioni locali? E allora? Non è forse questo il messaggio di Slow Food?

I pessimisti – che in Sicilia non mancano mai – penseranno: e i canadesi si faranno ‘soffiare’ il mercato? Credeteci: sì.

Ricordate un paio di anni fa i grandi investimenti delle multinazionali nell’olio di palma? Quando, quale anno fa, è iniziata sulla rete la battaglia contro l’olio di palma in molti erano pessimisti.

Bene, grazie alla rete il messaggio che l’olio di palma fa male alla salute è passato. Oggi nelle pubblicità di biscotti e merendine si dice a chiare lettere: “Prodotto senza olio di palma”.

Se non acquisteremo più la pasta industriale, tra un anno e forse meno sentiremo nelle pubblicità: “Pasta prodotta con grano duro senza glifosato”.

Le informazioni che avete letto in questo approfondimento non sono nuove. Di tale argomento si parla da qualche tempo.

Per esempio in questo articolo

e anche in questo articolo. 

Anche questo blog si è occupato del grano duro:

qui abbiamo parlato dei grani antichi della nostra Isola

qui vi abbiamo raccontato quello che potrebbe fare la Regione siciliana

qui abbiamo raccontato la testimonianza di Cosimo Gioia, già dirigente generale dell’assessorato regionale all’Agricoltura, l’unico che ha provato a bloccare l’arrivo, in Sicilia, di grano duro pieno di aflatossine

P.S.

Ah, dimenticavamo: il grano tratto con glisofato non viene utilizzato nella semina. Sapete perché? Perché le piante crescono poco: diciamo che sono rachitiche. 

Ora, se il glisofato fa male alla stessa pianta, perché non dovrebbe nuocere alla nostra salute?

Seconda cosa: non è vero che la pasta fatta con grano duro siciliano non tiene durante la cottura. Certo, non è la pasta ‘drogata’ con il glisofato. Per ovviare al problema basta scolarla prima. Tutto qui.  

 

 

 

 

 

 

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti