- Il ‘buco’ finanziario è stato provocato dai passati Governi regionali siciliani di centrosinistra e l’attuale Governo non può pagare per i disastri provocati da altri
- Il presidente Schifani chiede a Roma “una norma che rimuova gli effetti della inopinata sospensione del giudizio del consuntivo 2020 da parte della Corte dei Conti che ha impugnato davanti la Corte Costituzionale un provvedimento legislativo a firma Conte-Mattarella”
- La questione finanziaria siciliana si inserisce in un momento in cui il Governo italiano deve fronteggiare i provvedimenti adottati dalla BCE che potrebbero rendere ingestibile il debito pubblico italiano
- Il Governo Meloni liberi la Regione dal ‘macigno’ che pesa sul Bilancio 2023
Il ‘buco’ finanziario è stato provocato dai passati Governi regionali siciliani di centrosinistra e l’attuale Governo non può pagare per i disastri provocati da altri
Un comunicato del presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, la Domenica pomeriggio, peraltro su un argomento non esattamente di cronaca fa riflettere. Che sta succedendo? Le notizie sembrerebbero essere due, entrambe importanti. La prima notizia è che il Governo nazionale di Giorgia Meloni tergiversa sulla restituzione alla Regione siciliana dei 600 milioni all’anno che lo Stato scippa alla sanità siciliana dal 2009. Anche se i sindacati del mondo dei medici e degli infermieri non lo sanno, o fanno finta di non saperlo, i problemi della sanità siciliana, oggi a corto di medici, di infermieri e di posti letto, cominciano con questo volgare scippo deciso dal Governo nazionale di Romano Prodi 2006-2008 con la legge Finanziaria nazionale approvata dal Parlamento di Roma nel 2006. Con grande responsabilità politica dei parlamentari siciliani eletti nel 2006 alla Camera e al Senato, che non si sono opposti a questa porcata finanziaria di stampo neocolonialista. Da allora lo Stato scippa alla sanità siciliana quasi 600 milioni di euro all’anno. Soldi che dovrebbero essere restituiti alla Regione siciliana senza gli arretrati che ormai vengono considerati uno scippo di Stato a norma di legge. Da quanto si capisce, non è detto che tale restituzione avverrà. Per ora il Ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, ha erogato solo 200 milioni di euro, il resto è un punto interrogativo. Anche se Schifani e l’assessore all’Economia, Marco Falcone, sperano che la vertenza si chiuda positivamente per la Regione, almeno con la restituzione annua di 600 milioni di euro. La seconda questione posta dal presidente Schifani è la contestazione del ripianamento del ‘buco’ finanziario di un miliardo di euro circa contestato oggi all’attuale Governo regionale e non al Governo regionale passato di centrosinistra che l’ha prodotto. Leggiamo adesso il comunicato del presidente della Regione:
Il presidente Schifani chiede a Roma “una norma che rimuova gli effetti della inopinata sospensione del giudizio del consuntivo 2020 da parte della Corte dei Conti che ha impugnato davanti la Corte Costituzionale un provvedimento legislativo a firma Conte-Mattarella”
“Bene i 200 milioni relativi all’accordo firmato da me col ministro Giorgetti in ordine alla transazione di un maggior credito della mia Regione nei confronti dello Stato”, dichiara il presidente Schifani con riferimento all’accordo raggiunto con il ministro dell’Economia, Giorgetti. “Ma adesso – aggiunge il presidente – occorre urgentemente una norma molto nota al governo, e sulla quale mi sono intrattenuto a lungo con quest’ultimo più volte, unitamente ad assessori della mia Giunta di altri partiti, una norma che rimuova gli effetti della inopinata sospensione del giudizio del consuntivo 2020 da parte della Corte dei Conti che ha impugnato davanti la Corte Costituzionale un provvedimento legislativo a firma Conte-Mattarella. Quest’ultimo autorizzava la spalmatura del disavanzo ereditato nel 2018 dal Governo Crocetta in dieci anni. Una norma rispettata dal predetto organo contabile nel corso del precedente anno, ed inaspettatamente contestata l’anno successivo con la conseguente paralisi del bilancio regionale siciliano“. Il presidente Schifani dice due cose importanti. La prima, già sottolineata, è che il ‘buco’ finanziario è stato provocato dal passato Governo regionale di Rosario Crocetta ed è stato ‘spalmato’ in dieci anni dal passato Governo di Nello Musumeci. La seconda cosa che dice il presidente Schifani – che è molto importante sotto il profilo istituzionale prima che politico – è che questa ‘spalmatura’ in dieci anni del ‘buco’ finanziario provocato dal Governo Crocetta è stata accettata dalla Corte dei Conti mentre oggi viene contestata dalla stessa magistratura contabile. Il presidente Schifani ricorda inoltre che la ‘spalmatura’ in dieci anni di questo ‘buco’ è stata avallata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Su questo punto il presidente della Regione osserva che si è in presenza di “un conflitto di poteri senza precedenti tra due organi dello Stato, e cioè Corte dei Conti e Governo nazionale in cui parte lesa è la Regione da me guidata da soli due mesi. Confidiamo che il Governo nazionale farà chiarezza legislativa su questo increscioso episodio, al fine di evitare conseguenze disastrose sulle finanze di una incolpevole Regione che sta sistematicamente sforzandosi di assicurare continuità di buon governo ai siciliani”.
La questione finanziaria siciliana si inserisce in un momento in cui il Governo italiano deve fronteggiare i provvedimenti adottati dalla BCE che potrebbero rendere ingestibile il debito pubblico italiano
Il presidente Schifani non ha tutti i torti. Se la Corte Costituzionale dovesse dare ragione alla Corte dei Conti, considerando illegittima la ‘spalmatura’ in dieci anni del ‘buco’ finanziario provocato dal passato Governo regionale di centrosinistra, ebbene, darebbe automaticamente torto non soltanto alla Regione siciliana ma anche al passato Governo nazionale di Giuseppe Conte e alla presidenza della Repubblica che hanno avallato tale ‘spalmatura’. Se la Consulta darà ragione alla Magistratura contabile ci sarebbero problemi enormi sul Bilancio 2023 della Regione siciliana, che dovrebbe essere approvato, come chiede la Corte dei Conti per la Sicilia, con un taglio secco di quasi un miliardo di euro. Vero è che, negli ultimi anni, in Sicilia, con gli accantonamenti negativi ne abbiamo viste di tutti i colori, ovvero leggi di stabilità regionali approvate, di fatto, con capitoli di spesa ‘incapienti’, cioè privi di copertura finanziaria, con Costituzione e contabilità pubblica ‘reinterpretate’… Solo che oggi, considerato, come scritto all’inizio di questo articolo, che lo Stato ha erogato solo 200 milioni di euro alla Regione, il Bilancio regionale 2023 dovrebbe essere approvato con una mancata copertura finanziaria di 700-800 milioni di euro. Ebbene, alla luce dei tagli operati negli anni passati a quasi tutti i settori dell’amministrazione regionale, un ulteriore taglio di 700-800 milioni di euro al Bilancio regionale 2023 renderebbe la Regione siciliana ingestibile, con problemi sociali gravi. D’altro canto, come abbiamo raccontato ieri, in questo momento l’attuale Governo italiano è sotto ricatto da parte della solita Unione europea che, attraverso l’innalzamento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE), sta rendendo il debito pubblico italiano non più gestibile.
Il Governo Meloni liberi la Regione dal ‘macigno’ che pesa sul Bilancio 2023
Non è facile illustrare questi passaggi estremamente tecnici che, in realtà, sono molto ‘politici’. Chi ha voluto l’euro – la moneta unica europea – ha creato un sistema di monetazione folle, dove i Paesi, per il proprio fabbisogno monetario, si indebitano emettendo titoli di Stato. Se il sistema salta – perché i titoli di Stato diventano poco ‘appetibili’ per gli investitori, che è quanto sta accadendo – si rischia il default. Morale: il Governo nazionale di Giorgia Meloni non vuole mettere in difficoltà il Governo siciliano di Renato Schifani che sono, peraltro, dello stesso ‘colore’ politico. In realtà, il momento attuale è molto grave, anche se gl’italiani, ad eccezione di chi è stato già travolto falle super bollette, guardano le partite di calcio e si mangiano le tredicesime con i regali natalizi, magari pagando con la carta di credito giusto per fare sorridere i banchieri… Su una cosa, però, il presidente Schifani ha ragione da vendere: visto che la situazione generale si complica tra mosse della BCE e guerra in Ucraina, il Governo nazionale farebbe bene a bloccare la richiesta della Corte dei Conti, trovando una formula per non creare problemi alla Corte Costituzionale, per consentire alla Regione siciliana di andare avanti anche senza la definizione dei soldi della sanità che Roma deve restituire. Almeno questo il Governo Meloni lo può fare. Come recita un vecchio adagio siciliano, abbirsannu ‘i carti si ponnu fari tutt’i cosi. E a Roma, quando vogliono, le carte le sanno abbirsari e sono anche bravi…
Foto tratta da Il Fatto Quotidiano
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